La sera su Marte

Fred Astaire


  Pubblicato da: suede68   il   2003-02-22 13:48:44   L'articolo e' stato letto 5 volte  50ggdaorsacchiotto scrive: " L’ATTORE: La leggerezza del tip-tap sposata alla disciplina della sincronia, un professionismo rigidissimo al servizio del più evanescente dei generi cinematografici. Emblema di un Sogno Americano che si fa pragmatismo, ma segnato da un cognome, Austerlitz, col sapore di Austria Felix e giro di valzer, Fred Astaire ha costruito la sua longevità artistica e l’inimitabilità del suo stile armonizzando imperfezioni e dicotomie. Fragile, spalle strette e lineamenti quasi caricaturali, nei ruggenti anni ’30 si è conquistato invece la fama di fascinoso arbiter elegantiarum: nessuno sapeva indossare abito da sera e cappello a cilindro con la sua stessa disinvoltura. Costretto dentro l’ingenuo e stereotipato universo del musical, è riuscito a trasformare la danza da elemento coreografico in vero e proprio linguaggio sentimentale, capace di esprimere seduzione (Fred che cattura Ginger Rogers al ritmo languido di “Night and Day” in “Cerco il mio amore”, ’34), la conquista di un’assoluta intimità (i passi di Fred e Ginger, prima incerti, poi sempre più in sintonia nel numero “Isn’t this a lovely day?” da “Cappello a cilindro”, ’35), ma anche doloroso abbandono (Astaire e Rogers che dopo aver danzato la loro storia d’amore salgono simbolicamente su scale diverse al suono di “Never gonna dance”, in “Follie d’inverno”, 1936) e perfino l’inganno (Fred che guida l’ipnotizzata Ginger senza neppure sfiorarla danzando “Change partners” in “Girandola”, 1938). Astaire è stato l’essenza di un genere, che ha attraversato fino alla rivoluzione impressionista degli anni ’50. del musical, poi, ha conosciuto anche la decadenza dei ’60 e, più tardi, ne ha officiato le esequie, in “C’era una volta Hollywood” (1974) e “Hollywood, Hollywood” (1976). Chiudendo idealmente il cerchio con “Spettacolo di varietà” (1953), dove interpreta un attore sul viale del tramonto che però non rinuncia a proclamare a gran voce, e naturalmente danzando, il suo unico credo: “That’s entertainment!”. I SUOI SEGRETI: Frederick Austerlitz, in arte Fred Astaire, nasce il 10 maggio 1899 a Omaha, Nebraska. A cinque anni è già sul palcoscenico in coppia con la sorella Adele. Insieme, grazie a spettacoli come “Lady be good”, con musiche di Cole Porter, e “Funny face”, conquistano sia Broadway che Londra. “Non sa recitare. Non sa cantare. Calvizie incipiente. Un po’ sa ballare”. Valutazione di Fred Astaire dopo il primo provino, ovviamente catastrofico, alla Paramount nel 1928. E’ nel 1930 a Broadway che Fred incontra per la prima volta la cantante e ballerina Ginger Rogers, che sta per debuttare nel musical di Gershwin “Girl crazy”. I due si ritroveranno tre anni dopo alla RKO sul set di “Carioca”. Insieme gireranno nove film, dal 1933 al 1939, e si ritroveranno un’ultima volta dieci anni dopo in “I Barkley di Broadway”. Niente gossip per Astaire. Ha avuto una sola moglie, Phyllis Porter, sposata nel luglio 1933, due figli, Fred jr. e Ava, e due sole grandi passioni: i cavalli da corsa e il golf. Ridotto a spalla di Bing Crosby in “Cieli azzurri” (1946), Astaire annuncia il suo ritiro dal cinema. Per fargli cambiare idea ci vorranno una petizione del Paramount Theatre di New York con diecimila firme di artisti e soprattutto una frattura alla caviglia dell’eterno rivale Gene Kelly. Fred prenderà il suo posto, accanto a Judy Garland, in “Ti amavo senza saperlo” (1948). Solo una volta nella loro carriera Astaire e Gene Kelly hanno ballato in coppia. Il numero è “The babbitt and the bromide” in “Ziegfeld follies” (1946) di Vincente Minnelli. Non si tratta, per altro, di un numero originale: Fred e sua sorella Adele l’avevano inventato in teatro per “Funny face” (1927). Il numero sulla nave di “Sua altezza si sposa” (1951), in cui Astaire e Jane Powell intrattengono danzando i compagni di viaggio durante un uragano, è direttamente ispirato a un fatto realmente capitato ai fratelli Astaire negli anni ’20. Astaire ha vinto un solo Oscar alla carriera nel 1950. Due, invece, i Golden Globe conquistati: per “Tre piccole parole” (1950) e, come miglior attore non protagonista, per “L’inferno di cristallo” (1974), il suo miglior ruolo non danzato. Ha ricevuto inoltre premi speciali alla carriera dal Festival di Berlino, nel 1970, e dall’American Film Institute, nel 1981. Morto il 10 maggio 1987 a Los Angeles, Astaire riposa all’Oakwood Memorial Park, lo stesso cimitero che ha accolto Ginger Rogers (1911-1995). I SUOI FILM PIU’ BELLI: “Cerco il mio amore” di Mark Sandrich, 1934 “Cappello a cilindro” di Mark Sandrich, 1935 “Follie d’inverno” di George Stevens, 1936 “Una magnifica avventura” di George Stevens, 1937 “Ziegfeld follies” di Vincente Minnelli, 1946 “Ti amavo senza saperlo” di Charles Walters, 1948 “Sua altezza si sposa” di Stanley Donen, 1951 “Spettacolo di varietà” di Vincente Minnelli, 1953 “Cenerentola a Parigi” di Stanley Donen, 1957 “L’inferno di cristallo” di John Guillermin, 1974 (da “100 star”, Mondadori) Voster semper voster 50ggdaorsacchiotto