La sera su Marte

I diari della motocicletta


Pubblicato da: suede68   il   2004-06-01 10:03:31   L'articolo e' stato letto 12 volte Modifica Elimina Spero siate già andati a vedere qs film: è bellissimo! Nel caso contrario spero di darvi uno sprone a farlo. Il film è tratto dai veri diari di Ernesto Guevara de la Serna (più famoso come "Che", ma che nel film è ancora e solo "Fuser", un giovane laureando in medicina, con specializzazione sulla lebbra) che scrisse nel 1952, durante un viaggio in motocicletta che fece con l'amico Alberto Granado lungo tutto il continente sudamericano. Partenza Buenos Aires, arrivo Venezuela, passando per il Cile e il Perù, sulla Cordigliera delle Ande. E' un film spassoso, riflessivo, intelligente, di denuncia, con paesaggi mozzafiato e due allegri ventenni che si scontrano con i mali del loro continente. Nn è un film declamatorio o apologetico (mi immagino che qualche bizzarra revisione storica starà facendo anche del Che un mostro onnivoro e mercenario), è un bel film che narra semplicemente l'avventura di qs due ragazzi pieni di entusiasmo e di gioia di vivere. Alberto donnaiolo e guascone, Ernesto riflessivo e troppo sincero. Due caratteri agli antipodi, narrati con i loro pregi e difetti, che solo all'arrivo in Venezuela svelano la loro filantropia: nel lebbrosario di San Paolo si impegnano e si ingegnano per rendere più felice la vita dei pazienti lì ghettizzati. E' chiaro: il film fa anche capire perché Ernesto divenne quello che poi la storia ci ha mostrato (la civiltà Inca spazzata via dagli Spagnoli, bellissime le scene a Machu Pichu; i campesinos peruviani buttati fuori dalle loro terre dalle multinazionali statunitensi; la miseria dei cileni; stormi di indios affamati in viaggio che si vendono al primo venuto pur di guadagnare un po' di denaro), ma se avete letto qualche libro sulla situazione sudamericana ("Guatemala nunca mas!" come avevo suggerito qualche mese fa) e sui complotti della Cia, vedrete che nn c'è né menzogna né esaltazione. Il film è messicano, con interpreti locali e per lo più sconosciuti. Mi auguro che il protagonista Gael Garcia Bernal nn venga inglobato da Hollywood e trasformato in un attore di serie z com'è successo a Antonio Banderas. E' molto bravo e convincente nei panni dell'idealista Ernesto, ma nn è qs che mi "spaventa". E' anche bello e sappiamo come a Hollywood interessi soprattutto quello. Hanno sempre bisogno di ragazzi belli e dai tratti latini per far svolgere loro i ruoli dei mafiosi italiani o dei delinquenti portoricani... mi auguro che qs giovane talento nn si faccia irretire dalla danarosa yankee (come dicono loro nel film) Hollywood e rimanga quel che è adesso: un bel talento tutto sudamericano. Monica