La sera su Marte

Un articolo di un anno fa...


Pubblicato da: suede68   il   2004-08-31 09:44:14   L'articolo e' stato letto 37 volte Modifica EliminaPremesso che lo sport non è il mio ambito e non ho il vocabolario forbito come un qualsiasi appassionato, stavolta, al posto di un libro, vorrei parlare di un atleta. Sì perché a volte anche gli atleti riescono a toccare le corde del nostro cuore quanto un buon libro o i versi del migliore poeta. Questo è ciò che è accaduto a me ai mondiali di atletica di Parigi, tenutisi nell'ultima settimana di agosto. Non sto parlando di un Vieri, di un Totti, di un Ronaldo. E forse proprio per questo gli vorrei dedicare questo piccolo scritto. Stefano Baldini è sconosciuto quasi a tutti coloro che non seguono le gesta di quello ritenuto lo Sport per eccellenza: l'atletica. Lontano dai riflettori, lontano dalle pubblicità, lontano dagli avvenimenti seguiti da 10 milioni di telespettatori alla televisione, chi sceglie di perseguire un'attività di questo tipo, non sarà mai famoso come uno dei calciatori appena citati. Non mi dilungherò nella solita polemica, ma sono proprio questi "mister/miss X" a darci le maggiori soddisfazioni in ambito internazionale, perché da tempo gli specialisti se ne occupano, in ogni caso la situazione merita un approfondimento, a mio parere. Chi è delle mie zone ama Stefano Baldini, perché è uno di noi, ha la nostra cadenza, parla come noi, ha tutto quello che anche noi potenzialmente potevamo avere. La sua vita Nato da una famiglia di contadini, umilissime origini quindi, ottavo di 11 figli, Baldini rappresenta l'emiliano che ce l'ha fatta, che è riuscito e forse per questo ci identifichiamo nella sua persona. Non è il solito "figlio d'arte" che ha fatto carriera grazie a mamma e papà. Nella mia terra si narrano aneddoti su di lui che rasentano la leggenda: pare che da ragazzino dopo aver smesso di lavorare nei campi, scappasse a Guastalla ad allenarsi nel campo scuola, saltando la rete e accendendosi le luci di nascosto. Questo è il mito, forse. Di sicuro cosa si sa di lui? Beh di sicuro si sa che corre e corre forte. Dalla sua specialità (10.000 m) è passato alla maratona dove sta raccogliendo notevoli risultati. I suoi risultati Faccio alcuni esempi per chi se ne intende: secondo posto a Londra, nel '97, in 2:07:57; nello stesso anno alla maratona di New York arrivò terzo, con un tempo più contenuto 2:09:31; 1° a Roma e 1° a Budapest nel 1998; 1° a Madrid nel 2001; 2° a Londra quest'anno ed infine 3° ai mondiali di Parigi '03. Questi sono solo alcuni dei risultati più illustri ottenuti in campo nazionale ed internazionale. Eppure pochi lo conoscono. All'estero hanno inventato i soprannomi più strambi per lui "l'unico europeo bianco che riesce a battere i neri", "l'unico bianco che fa paura ai neri" e via di questo passo. Non sono del tutto sbagliate queste etichette e in questo sta la grandezza di Baldini, una persona che è rimasta con i piedi per terra, umilissima quando parla, sempre gentile e disponibile, corretto e pulito. Chi passasse fra Modena e Reggio Emilia lo troverebbe nelle serate di inverno a correre nelle stradine di campagna, mentre si allena con Maria Guida (altra medaglia d'oro italiana nella maratona femminile sconosciuta ai più), come un qualsiasi corridore di jogging. Duro lavoro, allenamento continuo e tenace, forza di volontà, tanto cuore e tanta testa, voglia di mettersi sempre in gioco, anche contro quei "mostri" di bravura che sono i Keniani, gli Etiopici o i Marocchini. A Parigi è arrivato "sui ginocchi", per dirla con lui, solo la sua forza mentale gli ha fatto tagliare il traguardo terzo, regalandoci la terza e ultima medaglia di bronzo del grand prix parigino. È arrivato battendosi il pugno sul petto, per farci capire quanto avesse sofferto per quella medaglia, che non è solo sua, ma quando si vince, si sa com'è il costume italiano, è anche nostra. In un reportage di Telereggio, emittente televisiva reggiana che ha seguito Baldini a Parigi, ce lo hanno mostrato dietro alle quinte, mentre a gesti faceva capire al suo allenatore che le gambe non andavano più. Era senza fiato ed esausto, rammaricato solo di aver perso un'altra occasione d'oro, in tutti i sensi. Alcune testate giornalistiche su internet, infatti, l'hanno definita "la medaglia di bronzo dorata", perché poteva essere oro, ma non lo è stato. E forse più che altro perché è una medaglia d'oro alla forza di volontà e al carattere. L'intervista di Telereggio terminava con le immagini di Baldini e compagni che se ne andavano stanchi e un po' malconci, con i mazzolini di fiori ancora in mano, a prendere la metropolitana, nemmeno un taxi, dopo 42 km di corsa. Ci vedete un Nesta o un Costacurta in metropolitana? Onestamente io no. Loro sì. L'atletica non ha grandi mezzi L'atletica non ha i grandi mezzi del calcio e gli atleti pur di correre, si adeguano a tutto. Bene e allora dove sta la poesia? Forse da nessuna parte, ma a me, guardando quelle immagini, è venuta in mente una canzone di un altro mio conterraneo, il cantautore Luciano Ligabue e il suo pezzo "Una vita da mediano", dove narrava le vicende di Oriali, mitico mediano dell'Inter e della nazionale, che nn ha mai avuto una copertina ma lavorava duro a centrocampo. Tutti ricorderanno "Spillo" Altobelli o Marco Tardelli o Paolo Rossi. Pochi Oriali. Beh, Baldini mi ha ricordato proprio quel mediano e la sua umiltà, nonostante le vittorie. "Una vita da mediano da chi segna sempre poco che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco, una vita da mediano che natura non ti ha dato né lo spunto della punta né del 10 che peccato! Lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai stai lì stai lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai finche ce n'hai stai lì." Stai lì Stefano, almeno continuerai a far sognare chi apprezza la fatica e il cuore. Tiferemo per te alle Olimpiadi!!!! suede68