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Libero

Post n°852 pubblicato il 30 Ottobre 2005 da la_sera_su_marte_4
 

Pubblicato da: wynona_no_pvt   il   2004-08-31 16:16:25   L'articolo e' stato letto 17 volte

Riporto dalla newsletter di contronews.it

"Il 29 agosto del 1991 la mafia uccideva a Palermo Libero Grassi. Un imprenditore di una piccola azienda che si era rifiutato di pagare il pizzo alle cosche. Libero è stato sempre un uomo di grandissima dignità, un imprenditore “anomalo” per una Sicilia di collusi. I suoi colleghi palermitani lo hanno sempre isolato e mai sostenuto. L’associazione degli industriali e le altre organizzazioni di categoria hanno sempre emarginato gli imprenditori coraggiosi. Prima dell’omicidio Libero aveva più volte e inutilmente tentato di coinvolgere la “società civile”. Le sue pubbliche denunzie venivano lasciate cadere nel vuoto. Soltanto i Verdi dell’epoca, dove militava la moglie Pina Maisano, avevano in qualche modo sposato la causa di Libero prima e dopo l’omicidio. Quasi subito, a Capo d’Orlando, iniziava l’avventura delle associazioni antiracket. Da allora è trascorso più di un decennio e la morte di Libero non è servita a nulla. Lo stato è rimasto a guardare l’espandersi dell’illegalità legata al pizzo, all’usura, al riciclaggio. Vennero le stragi di Capaci e di via D’Amelio e tutto finì. La magistratura, le forze di polizia, non vollero o non hanno potuto creare i presupposti organizzativi per abbattere il fenomeno. Ogni anno si ripetono i rituali delle commemorazioni e delle speranze ma non si riescono a vedere impegni concreti e adeguati. Qualche volta vengono fermati o arrestati i pesci piccoli delle estorsioni, la manovalanza disgraziata dei ragazzi che non hanno alternative serie di lavoro. Quasi mai le indagini e le inchieste portano ai boss oppure ai grandi finanzieri che riciclano nelle attività “pulite”. Il commercio, la piccola e grande imprenditoria è ormai quasi totalmente impregnata di capitali provenienti dalle estorsioni e dall’usura ( oltre ovviamente dai profitti delle droga) eppure le indagini di polizia giudiziaria non riescono ad entrare nelle maglie ( conti correnti e bilanci di aziende) di coloro che indisturbati capitalizzano i profitti illeciti.
Adesso a Palermo è nato un nuovo movimento che Pina Grassi ha battezzato dei “nipotini”. Sono giovani universitari che si ribellano alla prepotenza dei boss. Giovani che non vogliono apparire ma che stanno agendo come altri non hanno avuto la fantasia di agire. E’ augurabile che non si facciano strangolare da qualche “antimafioso” da commemorazione. I loro slogan lo escluderebbero."


 
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