max in sud africa

Post N° 5


19 dicembre 2008 OK, allora la prossima volta prendo la nave. Mi ero dimenticato che rottura di scatole fosse viaggiare in aereo: recarsi all'aeroporto con il traffico cittadino; coda al check in, coda lunghissima ai controlli, attesa di almeno 45 minuti prima che chiamino il volo (nelle launge di business si sta comodi ma uno che ha appena perso un aereo cosa vuoi che faccia se non tenere gli occhi fissi sul tabellone per vedere quando chiamano il volo, interrogando frequentemente e ansiosamente la hostess all'entrata "ancora non lo chiamano?" No signore, non si preoccupi, la chiamo io quando imbarcano". Poi attesa all'imbarco e attesa nella manica prima di entrare nel velivolo. Se poi si fa tappa tutto questo si ripete. All'arrivo coda per entrare nella nazione che anche dove non c'è dogana è una coda per uscire e infine attesa spasmodica dei bagagli: saranno arrivati tutti questa volta? Ma volete mettere un bell'imbarco al porto di Genova e poi per due settimane non ci si pensa più. In volo il cibo era meno che disgustoso, si è salvato come al solito solo il panino col burro. Con un bel Temesta (pilola rilassante) mi sono fatto 5 ore di sonno filato e sono arrivato quasi riposato … e sbarbato. Dopo l'estenuante coda alla dogana, che non ne voleva sapere niente di me, io, pronto a raccontargli la storia della mia vita, perché come sapete alla domanda "che mestiere fa" non mi riesce di trovare una risposta breve, insomma passato incolume al vaglio delle autorità locali ho trovato i bagagli già a terra pronti per essere trascinati via. Quasi subito l'autista mi ha individuato e la prima tappa è stata alla Standard Bank, vicino all'albergo. Il bancomat dell'aeroporto infatti era gremito. Una piccola coda comunque l'ho fatta anche qui e per scoprire che la maledetta macchina non ne voleva sapere né del bancomat del Monte dei Paschi, né del Postomat. Entro in banca e una gentilissima inserviente mi accompagna alla macchina caccia soldi. Constata meticolosamente il rifiuto di ambedue le mie carte dopo aver tentato tutte le opzioni possibili. A suo dire poi il postomat è una carta solo europea che quaggiù non funziona. Mi dice allora di voler conferire con l'ufficio estero per chiarire il problema relativo al Monte dei Pachi. Le dò il numero della mia filiale e la carta mentre mi avvio all'albergo per farmi una doccia e tornare dopo un'ora a sentire il responso. Il Michelangelo è un enorme edificio connesso ad uno spazio commerciale di dimensioni incommensurabili dove senza GPS non si torna da nessuna parte. Credo che sia uno dei più grossi centri commerciali al mondo. La stanza è una demi-suite arredata con gusto squisitamente americano, un tocco di arabeggiante nei cuscini e due finte colonne di un ordine indefinibile che nelle intenzioni dell'arredatore immagino volessero connotare il Rinascimento italiano. Per non essere fraintesi un prestigioso protagonista ha prestato il nome all'albergo. Torno alla banca e la gentilissima inserviente coadiuvata da una collega degli esteri mi spiega che la signora Carla, che a Volterra mi conosce bene, le ha confermato che la mia carta è a posto e che se non funziona è forse a causa della stringa nera magnetizzata che si è danneggiata. Riproviamo tutte le opzioni ma niente. Io in albergo avevo chiamato la Postfinance che mi ha confermato che la carta funziona in ogni bancomat che reca il logo blu indicato sul retro della carta. E davanti a me la macchina sputa soldi della Standard Bank il logo blu ce l'ha eccome. Ma niente soldi. Allora mi spiega che se voglio far arrivare una carta nuova dall'Italia ci vogliono 15 giorni per l'emissione, qualcuno che me la spedisce via corriere (e poi siamo sotto le feste). Più facile aprire un conto da loro e farmi mandare i fondi lì. Rispondo educatamente che la mia banca svizzera ha un ufficio qui a Jo'Burg e che li contatterò per sapere come si può fare alla meglio e più svelto. Nel frattempo prelevo con la carta di credito della ING che non essendo un bancomat mi pela il 4%. E sia. Risalgo in macchina e allo stesso ormai affezionatissimo autista ( al quale, vedendomi finalmente con un plico di banconote locali in mano brillano gli occhi) chiedo di portarmi al centro commerciale per cercare una sim e un adattatore per le prese elettriche. Con mia sorpresa ritorna in albergo, posteggia l'auto e mi dice, si entra di qua. E mi accompagna attraverso un dedalo di negozi vestiti a festa e una marea di gente di tutti i colori. Le fisionomie qui sono le più varie, i tratti somatici e le gradazioni del colore della pelle sono più di quante se ne possano immaginare. Bellissimo. Mi fermo a un bancomat, tanto per fare un tentativo e questo in quattro e quattrotto mi sputa fuori tutti i rand che gli richiedo con tutte e due le carte incriminate. Mah! Tanto meglio. Il resto delle compere si esegue con facilità. Il mio nuovo numero africano è 076 584 63 18 credo che dobbiate farlo precedere da 00 poi 11 (africa) e 76…quindi 0011765846318 provate, altrimenti rispondo sul numero italiano (ma pago anch'io!). Peraltro rimane il mistero del perché la Wind mi invii le telefonate e gli sms ma non mi lasci a mia volta telefonare e inviare messaggi. Ma non importa. Ora mi preparo per tornare all'aeroporto imbarcarmi per Cape Town dove mi attende l'avventura "affitto auto, guida a sinistra, ricerca della destinazione Gordon's Bay (con Gps). A presto, si spera. 20 dicembre 2008 Purtoppo internet al Michelangelo era fuori uso. Quindi non ho potuto usare il blog ma ho preso nota su un bel foglietto word quanto sopra. Il viaggio fino a CT è andato bene. Il noleggio auto senza problemi ma il GPS non vuole saperne del mio indirizzo. Dopo avermi infilato appena fuori dall'aeroporto in un be vicolo cieco mi sono affidato al vecchio intuito per trovare la direzione e poi lui ha fatto il resto fino a Gordon's Bay. Guidare a sinistra, cercando di capire il GPS e al contempo familiarizzando con la nuovissima Toyota Yaris è stata un'attività che ha richiesto qualche attenzione. Il peggio è stato che non riuscivo a capire dove era l'indicatore della benzina e per poco non esco di strada. Alla fine per trovare questa benedetta Rykert street (che si pronuncia Reichert e nessuno capiva cosa cercassi) sono ricorso alla polizia che gentilmente mi ci ha condotto. L'appartamento è molto bello. Spazioso, luminoso e ben arredato. Non mi assettavo tanto. La signora Aleza è gentilissima. Sono andato in un ristorantino sul porto e con una dozzina di Euro ho mangiato un piattone di pesci e crostacei e due bicchieri di vino. Tornando mi sono fermato a un Spar, ovvero Supermarket, che però era già chiuso. Sono sceso dalla macchina giusto in tempo perché una giovane sbadata aprisse la portiera del van addosso alla mia fiammante Toyiotina. Lasciandoci un bel segno. E ora, dico io, chi paga? Due occhioni scuri e lacrimosi dicevano "non io ti prego" e così ho lasciato perdere. Vedremo alla fine della corsa il conto. Internet non c'è nemmeno nell'appartamento se non si calcola la connessione diretta alla linea telefonica per la quale il mio pc non ha nemmeno l'entrata. Ma Aleza, che abita nell'appartamento di sotto, se ho capito bene ha l'adsl. E poi ci sarà pure un internet point sulla piazza. Quando l'avrò trovato lo saprete.