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« Messaggio #4riproviamo con le foto..... »

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da masampier

19 dicembre 2008





OK, allora la prossima volta prendo la nave.
Mi ero dimenticato che rottura di scatole fosse viaggiare in aereo: recarsi
all'aeroporto con il traffico cittadino; coda al check in, coda lunghissima ai
controlli, attesa di almeno 45 minuti prima che chiamino il volo (nelle launge
di business si sta comodi ma uno che ha appena perso un aereo cosa vuoi che
faccia se non tenere gli occhi fissi sul tabellone per vedere quando chiamano
il volo, interrogando frequentemente e ansiosamente la hostess all'entrata "ancora
non lo chiamano?" No signore, non si preoccupi, la chiamo io quando
imbarcano". Poi attesa all'imbarco e attesa nella manica prima di entrare
nel velivolo. Se poi si fa tappa tutto questo si ripete. All'arrivo coda per
entrare nella nazione che anche dove non c'è dogana è una coda per uscire e
infine attesa spasmodica dei bagagli: saranno arrivati tutti questa volta?



Ma volete mettere un bell'imbarco al porto di
Genova e poi per due settimane non ci si pensa più.



In volo il cibo era meno che disgustoso, si è
salvato come al solito solo il panino col burro. Con un bel Temesta (pilola
rilassante) mi sono fatto 5 ore di sonno filato e sono arrivato quasi riposato
… e sbarbato.



Dopo l'estenuante coda alla dogana, che non ne voleva sapere niente
di me, io, pronto a raccontargli la storia della mia vita, perché come sapete
alla domanda "che mestiere fa" non mi riesce di trovare una risposta
breve, insomma passato incolume al vaglio delle autorità locali ho trovato i
bagagli già a terra pronti per essere trascinati via. Quasi subito l'autista mi
ha individuato e la prima tappa è stata alla Standard Bank, vicino all'albergo.
Il bancomat dell'aeroporto infatti era gremito. Una piccola coda comunque l'ho
fatta anche qui e per scoprire che la maledetta macchina non ne voleva sapere
né del bancomat del Monte dei Paschi, né del Postomat. Entro in banca e una
gentilissima inserviente mi accompagna alla macchina caccia soldi. Constata
meticolosamente il rifiuto di ambedue le mie carte dopo aver tentato tutte le opzioni
possibili. A suo dire poi il postomat è una carta solo europea che quaggiù non
funziona. Mi dice allora di voler conferire con l'ufficio estero per chiarire
il problema relativo al Monte dei Pachi. Le dò il numero della mia filiale e la
carta mentre mi avvio all'albergo per farmi una doccia e tornare dopo un'ora a
sentire il responso. Il Michelangelo è un enorme edificio connesso ad uno
spazio commerciale di dimensioni incommensurabili dove senza GPS non si torna
da nessuna parte. Credo che sia uno dei più grossi centri commerciali al mondo.
La stanza è una demi-suite arredata con gusto squisitamente americano, un tocco
di arabeggiante nei cuscini e due finte colonne di un ordine indefinibile che
nelle intenzioni dell'arredatore immagino volessero connotare il Rinascimento
italiano. Per non essere fraintesi un prestigioso protagonista ha prestato il
nome all'albergo.



Torno alla banca e la gentilissima inserviente
coadiuvata da una collega degli esteri mi spiega che la signora Carla, che a
Volterra mi conosce bene, le ha confermato che la mia carta è a posto e che se
non funziona è forse a causa della stringa nera magnetizzata che si è
danneggiata. Riproviamo tutte le opzioni ma niente. Io in albergo avevo chiamato
la Postfinance che mi ha confermato che la carta funziona in ogni bancomat che
reca il logo blu indicato sul retro della carta. E davanti a me la macchina
sputa soldi della Standard Bank il logo blu ce l'ha eccome. Ma niente soldi.
Allora mi spiega che se voglio far arrivare una carta nuova dall'Italia ci vogliono 15 giorni per l'emissione,
qualcuno che me la spedisce via corriere (e poi siamo sotto le feste). Più
facile aprire un conto da loro e farmi mandare i fondi lì. Rispondo
educatamente che la mia banca svizzera ha un ufficio qui a Jo'Burg e che li
contatterò per sapere come si può fare alla meglio e più svelto. Nel frattempo
prelevo con la carta di credito della ING che non essendo un bancomat mi pela
il 4%. E sia. Risalgo in macchina e allo stesso ormai affezionatissimo autista
( al quale, vedendomi finalmente con un plico di banconote locali in mano
brillano gli occhi) chiedo di portarmi al centro commerciale per cercare una
sim e un adattatore per le prese elettriche. Con mia sorpresa ritorna in
albergo, posteggia l'auto e mi dice, si entra di qua. E mi accompagna
attraverso un dedalo di negozi vestiti a festa e una marea di gente di tutti i
colori. Le fisionomie qui sono le più varie, i tratti somatici e le gradazioni
del colore della pelle sono più di quante se ne possano immaginare. Bellissimo.
Mi fermo a un bancomat, tanto per fare un tentativo e questo in quattro e
quattrotto mi sputa fuori tutti i rand che gli richiedo con tutte e due le
carte incriminate. Mah! Tanto meglio. Il resto delle compere si esegue con
facilità.





Il mio nuovo numero africano è





076 584 63 18





credo che dobbiate farlo precedere da 00 poi
11 (africa) e 76…quindi



0011765846318



provate, altrimenti rispondo sul numero
italiano (ma pago anch'io!). Peraltro rimane il mistero del perché la Wind mi
invii le telefonate e gli sms ma non mi lasci a mia volta telefonare e inviare
messaggi. Ma non importa. Ora mi preparo per tornare all'aeroporto imbarcarmi
per Cape Town dove mi attende l'avventura "affitto auto, guida a sinistra,
ricerca della destinazione Gordon's Bay (con Gps).





A presto, si spera.







20 dicembre 2008





Purtoppo internet al Michelangelo era fuori
uso. Quindi non ho potuto usare il blog ma ho preso nota su un bel foglietto
word quanto sopra.



Il viaggio fino a CT è andato bene. Il
noleggio auto senza problemi ma il GPS non vuole saperne del mio indirizzo.
Dopo avermi infilato appena fuori
dall'aeroporto in un be vicolo cieco mi sono affidato al vecchio intuito per
trovare la direzione e poi lui ha fatto il resto fino a Gordon's Bay. Guidare a
sinistra, cercando di capire il GPS e al contempo familiarizzando con la nuovissima
Toyota Yaris è stata un'attività che ha richiesto qualche attenzione. Il peggio
è stato che non riuscivo a capire dove era l'indicatore della benzina e per
poco non esco di strada. Alla fine per trovare questa benedetta Rykert street
(che si pronuncia Reichert e nessuno capiva cosa cercassi) sono ricorso alla
polizia che gentilmente mi ci ha condotto.



L'appartamento è molto bello. Spazioso,
luminoso e ben arredato. Non mi assettavo tanto. La signora Aleza è
gentilissima. Sono andato in un ristorantino sul porto e con una dozzina di
Euro ho mangiato un piattone di pesci e crostacei e due bicchieri di vino.



Tornando mi sono fermato a un Spar, ovvero
Supermarket, che però era già chiuso. Sono sceso dalla macchina giusto in tempo
perché una giovane sbadata aprisse la portiera del van addosso alla mia
fiammante Toyiotina. Lasciandoci un bel segno. E ora, dico io, chi paga? Due
occhioni scuri e lacrimosi dicevano "non io ti prego" e così ho
lasciato perdere. Vedremo alla fine della corsa il conto.



Internet non c'è nemmeno nell'appartamento se
non si calcola la connessione diretta alla linea telefonica per la quale il mio
pc non ha nemmeno l'entrata. Ma Aleza, che abita nell'appartamento di sotto, se
ho capito bene ha l'adsl. E poi ci sarà pure un internet point sulla piazza.



Quando l'avrò trovato lo saprete.

 
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