masaniello99

la rivolta di masaniello

Creato da masaniello99 il 13/11/2007

assolutamente imperdibili sanremo '88

 

che dire....una grande lezione di vita

 

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super santos... la storia continua

Post n°60 pubblicato il 20 Settembre 2011 da masaniello99

In un precedente post ho citato una sindrome col nome del famoso pallone col quale tutti noi abbiamo avuto a che fare, amanti del calcio e non, (andava bene anche per pallavolo, pallanuoto, basket etc.). Il super-santos non è stato un semplice pallone per quelli della mia generazione, è stato una ragione di vita per buona parte della nostra adolescenza. Protagonista di interminabili partite giocate nei cortili, su campetti improvvisati, ma il più delle volte direttamente per strada, naturalmente le meno trafficate,  fermandoci quando passava una macchina per riprendere subito dopo. Adesso si gioca high tech, su campi in erba sintetica, con palloni di simil-cuoio che non si bucano nemmeno se li accoltelli di proposito, con magliette e completini altrettanto high tech, che assorbono il sudore, e riescono pure a deodorarti contemporaneamente, con scarpette appositamente studiate per questi campi arrivati freschi freschi dai laboratori della NASA.

Quando giocavamo noi il campo era delimitato dalle porte che avevano per pali delle pietre o gli zaini se si giocava nei pressi della scuola all'orario di uscita, ma anche dai sacchetti della famosa munnezza di Napoli (non mancava neanche a quei tempi, ma era meno pubblicizzata di adesso), e vi assicuro che di infezioni neanche a parlarne. Si cominciava stabilendo chi erano i due portieri, che di solito erano i meno bravi del gruppo (uno ero io, naturalmente), che facevano il "tocco" cioè la conta e scieglievano a turno i compagni per formare la squadra. Dopo di che, si iniziava e vi posso assicurare che l'intensità delle sfide non aveva nulla da invidiare alle finali di champions league. L'attimo che ricordo con più emozione era quando l'attaccante avversario tirava appena sopra la testa del portiere, che si tuffava in modo plastico anche sull'asfalto, si rotolava a terra, si rialzava con scatto felino e gridava: TRAVERSA... era il massimo dell'immaginazione; una traversa inesistente ma vi assicuro tanto reale in quel momento, che a volte l'attaccante... ebbene sì: lo ammetteva anche lui... era traversa. Le partite finivano in due modi: o normalmente quando si decideva che era il caso di fermarsi, o nella maniera più tragica possibile: il pallone si bucava. Non c'erano mica tanti soldini, allora, non era facile andare a comprare subito un altro pallone... a volte si doveva aspettare il giorno dopo che qualcuno racimolasse qualcosa. Un'altra maniera tragica di finire la partita era quando il pallone si perdeva su un balcone o in un giardino. A volte chi abitava lì era gentile e ce lo restituiva, ma altre volte capitava che si incazzavano di brutto, magari perchè non era la prima volta e allora erano guai, si cominciava la lotta psicologica: tutti in cerchio fuori al giardino o sotto il balcone finchè la padrona di casa non cedeva.

Senza contare i danni naturalmente che andavano dai vetri rotti alle ammaccature di auto, ma vi assicuro che qualche volta non si sono salvati nemmeno i lampadari che stavano all'interno delle case. Per non parlare poi delle pallonate a persone che passavano di la per caso. Era tutto un mondo a parte con regole non scritte, ma osservate in maniera radicale, e guai a sottrarvisi. Naturalmente niente completini e scarpette... molto spesso al ritorno a casa le si prendeva perchè non si faceva differenza tra vestiti e scarpe "buone" e quelli un pò più vecchiotti che usavamo per scendere in strada.

Qualche giorno fa mi trovai a passare per una strada meno trafficata della media, e beccai una pallonata in pieno sul parabrezza... il post che ho scritto ora mi è passato in un attimo nella mente e per un momento ho avuto l'istinto di scendere dalla macchina e dire ai ragazzi: guagliù, posso pazzià pur'io?...

 
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