la fiaccola

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Tra il ponte delle Valli e il ponte Salario, a Roma, si snoda una pista ciclabile tra l'argine dell'Aniene e la ferrovia Roma Firenze (vedi mappa). Fino a trent'anni fa qui c'era una borgata di baracche, il Fosso di Sant'Agnese, tirate su dagli immigrati di alllora provenienti in gran parte dal Sud, ma anche dalle Marche, dall'Umbria, dal Veneto, attirati nella Capitale dalla speranza di una vita migliore. Me le ricordo bene quelle casupole e la gente che ci viveva, perchè ogni tanto ci andavo con un mio amico a fare il doposcuola ai bambini. Qui, nel 1955 venne girato il film "Il Tetto" di Vittorio De Sica e sceneggiatura di Cesare Zavattini, uno degli ultimi frutti del neorealismo. E sempre qui, restando in ambito cinefilo, fu girata la memorabile scena dell'inseguimento di Aldo Fabrizi e Totò di "Guardie e ladri". Allora questo era l'estremo limite della città, oltre c'era solo campagna. Qui spesso da bambino venivo con mio nonno a passeggiare, lungo la ferrovia fino al ponte di ferro che scavalcava l'Aniene, a vedere i treni passare. 
Percorrendo la pista ciclabile si è proiettati in un'altra dimensione, in un'incredibile oasi di tranquillità. La città sembra essere così lontana, eppure è così vicina. I palazzoni al di là della ferrovia e della tangenziale sono nascosti dagli alberi e i rumori del traffico sono impercettibili. Il fiume scorre lento e il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dallo sferragliare dei treni che marciano lenti verso la vicina stazione.  
Qualche giorno fa, dopo più di un anno, mi sono trovato di nuovo a percorrere questo sentiero e arrivato al ponte in cemento della ferrovia ad alta velocità che ha sostituito il vecchio ponte di ferro dei miei ricordi di bambino, ho notato che era stata affissa una lapide a ricordo del gesto eroico di un ragazzo di 12 anni.
Il 4 giugno 1944 gli americani erano entrati a Roma, liberandola dopo 9 mesi di occupazione nazista. Il  giorno seguente i tedeschi in ritirata verso nord tentarono di far saltare il ponte ferroviario sull'Aniene  al fine di rallentare l'avanzata alleata. Solo grazie al pronto intervento di un gruppo di giovani guidati dal dodicenne Ugo Forno il tentativo non riuscì. Anche se il prezzo pagato fu altissimo. Il primo giorno di libertà fu l'ultimo della vita di Ughetto. 
Sotto la lapide un cartello racconta la storia.
La piccola vedetta romanaGiugno 1944 (primo giorno della Liberazione)Ugo Forno, chiamato Ughetto dai suoi compagni di scuola, aveva 132 anni: Un ragazzino gracile ma vivacissimo, con i capelli scuri e con gli occhi azzurri. Terminato l’anno scolastico 1943/44 era stato alla III classe. ……..  Ughetto quella mattina del 5 giugno intorno alle 11 entra in una casa colonica su un prato che fiancheggia la Salaria, la stradina si chiama vicolo del Pino: Il ragazzino ha in mano un fucile e al collo una bandioliera con diverse cartucce e si rivolge a un gruppo di sei ragazzi, tutti sui 18-20 anni: “I tedeschi stanno mettendo le mine sul ponte dell’Aniene, lo vogliono demolire: noi andiamo a salvarlo, ci devono passare gli americani: Avete delle armi? Venite con me”.Dice prorprio così: “con me”, non  “con noi”. Parla da capitano. I contadini si alzano tutti e sei e gli vanno dietro dopo aver tirato fuori dalla cantina due mitra Beretta, due fucili della fanteria tedesca, alcune pistole.Il ponte  di ferro sull’Aniene, che fiancheggia la via Salaria all’altezza dell’aeroporto dell’Urbe, sorregge i binari della ferrovia Roma-Firenze: Una decina di guastatori tedeschi, con la tuta maculata verde e marrone. Stanno piazzondo sotte le tre arcate grossi pacchi di esplosivo e stendono i cavi elettrici del detonatore.E’ uno scontro furioso, Ugo e alcuni dei suoi sparano da dietro una capanna, glia altri allungati a terra sopra  un   dosso: I guastatori tedeschi capiscono subito che ad attaccarli sono patrioti* italiani ma si rendono anche conto di non avere più tempo, ormai, perché gli americani stanno arrivando. Così decidono di abbandonare quel maledetto ponte e ritirarsi. Per coprirsi le spalle sparano tre colpi di mortaio. I primi due colpi feriscono tre dei suoi compagni. “Sparate sul fumo! Sparate sul fumo!”  urla Ughetto, che intanto fa fuoco col suo fucile. Il terzo colpo colpisce a morte il capitano bambino che cade di schianto. Quando tocca terra ilo suo cuore ha cessato di battere …….I tedeschi fuggono e il ponte rimane intatto.Sono gli ultimi tedeschi a lasciare Roma e Ugo Forno l’ultimo romano che muore combattendo per cacciarli.AI PASSANTI: UN PAESE SENZAMEMORIA STORICA NON HA FUTURO  
Riprendendo il cammino pensando al miserabile spettacolo offerto dalla politica e dalla società attuale dominata da affaristi, da opportutinisti, da personaggi di infimo spessore morale, inevitabilmente ho riflettuto sull'ineguatezza mia e di chi avrebbe dovuto preservare l'ideale di libertà che quel giorno animò Ughetto e i suoi compagni.  Qui si possono trovare maggiori notizie su Ugo Forno:http://www.ugoforno.it/http://www.anpi.it/donne-e-uomini/ugo-forno/