senza freni

8 marzo


E' quasi l'otto marzo. Non che questa data debba necessariamente significare qualcosa. Ha perso significato molto tempo fa. Lentamente, senza che nemmeno ce ne accorgessimo.E' d'uso, tra gruppi di donne, l'otto di marzo, uscire a "festeggiare". Usanza che non condivido e fatico a comprendere. Festeggiare cosa? Solo un giorno? E gli altri?Molti anni fa mi lasciai tentare ad uscire con una decina tra colleghe ed amiche. Non c'è mai stata uscita più squallida. Sembrava di essere in un gallinaio, la pizzeria era piena esclusivamente di donne, tranne i camerieri che, poveretti, si percepiva chiaramente quanto fossero imbarazzati. C'era un cicaleccio un pò isterico. Discorsi inutili e futili, risatine di qualche ottava troppo alta. Io non vedevo l'ora che la serata finisse. All'uscita c'erano vere e proprie "mandrie" di donne che percorrevano le strade del centro in un senso e nell'altro. Tutte ugualmente eccitate, risatine, urletti, coretti e via elencando. A me ha fatto tanto tristezza. Non capivo (e tuttora non capisco) cosa ci sia da festeggiare. Soprattutto festeggiare in "quel" modo. Un pò come se fosse una caserma di soldati in libera uscita. Ci si affatica tanto a distinguersi dagli uomini e poi ci si comporta come loro. Mah... sono perplessa.Ho sempre rifiutato, da allora, questo inutile rito dell'otto di marzo. E' come san Valentino. Un rito consumistico, nient'altro. E' sul banco della quotidianità che si gioca la carta dell'otto marzo. Perchè l'otto marzo non è e non deve ridursi ad un solo giorno, a cori da caserma od a gridolini da gruppetto di trans sovraeccitati. Se tutto si limita a questo, meglio che l'otto marzo sia restituito alla banalità di un giorno qualunque, con un santo qualunque.Già da un pò di giorni noto un pò di frenesia, in giro. I fiorai si sono improvvisamente riempiti di mimosa. Come pure i venditori ambulanti ai semafori ed i ragazzi incravattati che escono dai fiorai. La mimosa mi piace molto. Mi piace anche il suo profumo, seppure persistente. E' un pò come natale: siamo tutti più bravi, più buoni e più generosi. Niente di più falso. Preferisco, dunque, che la mimosa, in questi giorni, non entri a casa mia. Non credo e non mi piacciono questi festeggiamenti fini a se stessi, che ingrossano le tasche dei venditori di: cioccolatini, mimose, anellini, ristoratori e compagnia cantante.L'uguaglianza nei diritti deve essere vissuta tutti i giorni, in tutti i campi del vivere. Purtroppo ancora oggi, la vigilia dell'otto marzo, si legge di stupri, violenze, discriminazioni ai danni delle donne. E si vivono, queste discriminazioni, ogni giorno. E non basta un solo giorno all'anno per emendarli.