Massimo Coppa

Il governo italiano: un nocchiero inetto e senza credibilità nella tempesta economica mondiale


Poche idee, ma confuse: si cambia manovra più volteal giorno…IL GOVERNO ITALIANO: UN NOCCHIERO INETTO E SENZA CREDIBILITÀ NELLA TEMPESTA ECONOMICA MONDIALEQuanto sta accadendo in questi giorni è emblematico e grave. Il governo Berlusconi non sembra proprio avere le idee chiare relativamente alla situazione economica e finanziaria del Paese, ed a come mettere al riparo l’Italia (non dico tirarla fuori!) dalla tempesta che si abbatte sulle maggiori economie occidentali.Intanto altre sconcertanti rivelazioni emergono da una delle varie inchieste che coinvolgono il capo del governo: addirittura si ipotizza che, pur di non finire in uno scandalo, abbia dovuto corrispondere cifre esorbitanti al clan familistico di Tarantini, l’imprenditore pugliese che gli procurava ragazze compiacenti. Insomma, una vera e propria estorsione. Ecco a cosa portano certi eccessivi vizi privati di uno statista: ad essere preda di un manipolo di ricattatori.E mentre la figura pubblica del premier viene investita da altre bordate micidiali e vergognose, egli stesso, insieme al ministro Tremonti (col quale non va d’accordo), a Bossi ed a qualche altro componente della combriccola governativa (gli altri si limitano solo ad eseguire), cerca di mettere a punto una manovra di correzione del debito pubblico che, però, cambia in continuazione: inizialmente abbiamo avuto mutamenti di scenari che si estendevano sull’arco delle 24 ore; ora invece assistiamo a cambi di idee, di marcia e di direzione nell’ambito della stessa giornata. Poche idee, ma confuse. Questo succede perché, obiettivamente, la situazione è grave e complessa; ma anche perché questo esecutivo sta mostrando una innegabile inettitudine ad affrontare una temperie così dura; infine perché sono troppi gli interessi elettorali da contemperare, le categorie da non scontentare e così via.Preoccupazioni inutili, perché ormai Berlusconi ha scontentato e fatto arrabbiare un po’ tutti, per cui è molto probabile che non abbia alcun futuro politico dopo decenni di predominio. Quindi, a questo punto, tanto varrebbe abbandonare gli interessi di bottega e varare una grande, vera manovra complessiva che risani i conti dello Stato: ma per fare questo ci vuole una statura di statista che il Cavaliere proprio non ha.La manovra attuale ha visto schizofrenici cambiamenti in corsa, incredibili per numero e grandezza: basterebbe pensare alla pagliacciata sul cosiddetto “contributo di solidarietà” ed alla riforma delle pensioni (col balletto degli anni di laurea e di leva riscattati). Splendida e meritevole di plauso l’apparente determinazione a colpire, finalmente, l’enorme evasione fiscale italiana, madre di ogni sperequazione e di ogni deficit: ma dopo 65 anni di proclami che hanno contraddistinto l’Italia repubblicana è lecito dubitare della durata e dell’efficienza di quest’intendimento. Assurdo quantificare le entrate in base ad una lotta all’evasione i cui risultati, per loro stessa natura, sono assolutamente aleatori ed imprevedibili! Le cosiddette “manette agli evasori”, poi, sono un deja vu: c’era già questa legge, qualche anno fa. Ma quando i primi grandi evasori furono arrestati ci si rese conto dell’insostenibilità della cosa e fu smantellata subito…La “casta”, a sua volta, è rimasta intoccabile: rinvio per il dimezzamento dei parlamentari, rinvio per l’abolizione delle Province.Adesso si pensa di comprimere, inaccettabilmente, alcuni diritti fondamentali dei lavoratori, introducendo enormi facilitazioni ai licenziamenti: un contentino per chi? Per gli industriali? Davvero si pensa di risollevare così il capitalismo italiano?Con queste premesse, con quale credibilità il governo ci chiederà “lacrime e sangue”?