Massimo Coppa

Gilad Shalit è morto nel 2010?


Sul giovane militare israeliano una macabra farsa?Le ombre dietro l’annunciato scambio con mille detenuti palestinesiGILAD SHALIT E' MORTO NEL 2010?
Gilad Shalit, il militare israeliano rapito dai miliziani di Ezzedin Al Qassam, una fazione di Hamas, nel 2006, all’età di 19 anni, sarà riconsegnato al suo Paese, come annunciato l’altro ieri, in cambio della liberazione di mille palestinesi detenuti nello Stato ebraico.Tuttavia ciò che tornerà in Israele potrebbe non essere un giovane oramai di venticinque anni, provato nel fisico e nella psiche ma sostanzialmente vivo e vegeto; bensì solo i suoi resti.Una fonte che ritengo attendibile e vuole restare anonima mi ha riferito che, secondo voci provenienti da ambienti islamici somali e raccolte dai servizi segreti pachistani, il caporale Shalit sarebbe morto in prigionia nel 2010, a causa di un blocco renale rivelatosi fatale per l’impossibilità di prestargli un’adeguata assistenza sanitaria.È evidente che la notizia non è verificabile, e per ovvi motivi. È da ieri che mi sto arrovellando sull’opportunità di darla o meno, e spero si riveli falsa.Mi auguro che presto sapremo la verità.Peraltro è vero che Hamas ha sempre rifiutato di consentire a chicchessia di verificare l’esistenza in vita e le condizioni di salute di Shalit: nemmeno alla Croce Rossa Internazionale è stato concesso di fare niente. Solo nel settembre del 2009 il ragazzo è apparso in un video con un giornale di quei giorni: sembrava provato, ma in buona salute.Perché, allora, Hamas (che, lo ricordo, è autorità di governo nella Striscia di Gaza) si starebbe prestando ad un gioco così sporco?Il movimento islamico ha urgente necessità di rilanciare la sua immagine e di uscire dall’angolo in cui è finito a causa dell’iniziativa di Abu Mazen, leader dell’Autorità Palestinese riconosciuta da Israele e dagli accordi internazionali, di ottenere dalle Nazioni Unite il riconoscimento dell’esistenza di fatto di uno Stato palestinese. Ottenendo la liberazione di mille prigionieri (dei quali centinaia sono stati condannati all’ergastolo per gravi fatti di terrorismo), che rientrerebbero a Gaza tra ali di folla festante, Hamas si accrediterebbe come unico vero rappresentante forte degli interessi del popolo palestinese; a maggior ragione beffando Israele e consegnando solo delle ossa.Semmai non si capisce come mai il governo israeliano abbia acconsentito ad uno scambio, pur supponendo Shalit vivo. Già nel recente passato lo Stato ebraico ha rilasciato prigionieri a centinaia (anche veri e propri terroristi) in cambio persino di corpi senza vita di soldati israeliani. Ma mai, finora, si era arrivati alla promessa di liberare un contingente così sostanzioso di detenuti. Con quest’iniziativa si rompe il fronte della fermezza che ha sempre caratterizzato lo Stato ebraico. È una svolta epocale la quale, com’era prevedibile, sta spaccando il Paese tra intransigenti e pacifisti. Una spiegazione potrebbe essere che, nel nome della peggiore real politik, Gerusalemme voglia indebolire Abu Mazen (di cui ha criticato l’iniziativa presso l’ONU) regalando un successo d’immagine ad Hamas (nemico giurato dell’Autorità Nazionale Palestinese, che ha estromesso da Gaza a mano armata alcuni anni fa).