Massimo Coppa

Elezioni regionali, si staccano i calcinacci dall’idolo Renzi…


Ma come Hitler nel bunker della Cancelleria, rifiuta di fare autocriticaELEZIONI REGIONALI, SI STACCANO I CALCINACCI DALL’IDOLO RENZI… Ormai il premier Renzi ha perso il contatto con la realtà. Invece di fare un onesto “mea culpa” per l’esito non esaltante delle elezioni regionali, attribuisce le responsabilità alla minoranza del PD.La stragrande maggioranza delle regioni italiane è attualmente governata dal Partito Democratico il cui padrone, lo sappiamo, è il Matteo nazionale… Tuttavia sono successe cose, in questa tornata elettorale, che obiettivamente risultano negative per lo smalto della sua leadership.La Liguria è stata vinta da un centrodestra il quale, per altri versi e altrove, è agonizzante: quindi, è uno smacco ancora più grande.Persino l’Umbria, una roccaforte rossa sin dai tempi del Partito Comunista, ha rischiato di passare al centrodestra!In Puglia ed in Campania il PD ha vinto, ma sia Emiliano che De Luca non sono uomini di Renzi: anzi, sono candidati che si sono imposti da soli, e che il segretario nazionale del PD ha subito.Inoltre, il famoso “40 %” di consensi, racimolato alle elezioni europee dell’anno scorso e brandito arrogantemente ad ogni pie’ sospinto, è oramai solo un ricordo.Qualche avvisaglia, però, il premier l’aveva avuta: altrimenti non si spiega quella esternazione sul fatto che le elezioni regionali non dovevano essere considerate un test su di lui.E no, signor mio: invece sono un test, eccome!Ma come Hitler nel bunker della Cancelleria, in una Berlino assediata dagli eserciti nemici, affermava che la Germania perdeva la guerra perché i tedeschi non avevano saputo soffrire e morire abbastanza (non perché lui avesse dichiarato guerra al mondo intero…), così Renzi affibbia ad altri bersagli i motivi del non esaltante risultato del PD. Non gli passa per la testa neanche per un momento che la causa invece sia proprio lui: con la sua arroganza, il suo disprezzo per tutti quelli che non si prostrano davanti al suo carisma, la sua demagogia, la sua azione amministrativa che spazia dal nulla alla distruzione dei diritti, la sua prosopopea che va avanti a colpi di twitter e video di propaganda.Naturalmente non si dimetterà: né dalla segreteria, né dal governo. Figuriamoci: non solo ha una collaudata faccia di bronzo, ma è il suo momento; chi mai potrebbe schiodarlo dalla poltrona? Però la granitica, apparente forza militare della sua immagine ha cominciato a sgretolarsi: e si sa che, quando cominciano a staccarsi i calcinacci da un idolo, non si sa mai cosa potrebbe venire giù, alla fine.