Massimo Coppa

La storia, malata grave della scuola italiana


 LA STORIA, MALATA GRAVE DELLA SCUOLA ITALIANA
Un articolo apparso sul supplemento culturale domenicale del “Sole 24 Ore”, con il suo interessante (seppur incidentale) rimando ad un altro articolo comparso sulla rivista “Il Mulino”, mi dà l’occasione per parlare del livello attuale della scuola italiana e della preparazione che gli studenti “sfoggiano” (diciamo così). Per colpa della riforma Gelmini, da dieci anni l’insegnamento della storia si è ristretto in tutte le scuole di ogni ordine e grado, sconvolgendo le elementari. Ricordo benissimo che alla scuola elementare il mio “Sussidiario” arrivava perlomeno al Risorgimento italiano. Oggi si studia solo fino a Roma antica. Dovrebbe poi essere la scuola media a far arrivare i ragazzi ai giorni nostri, e quindi la scuola superiore a far approfondire. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’articolo del “Mulino” è leggibile QUI. Da anni constato che le nuove generazioni, molto più delle vecchie, sono assolutamente manchevoli nella conoscenza storica, e massimamente nella storia contemporanea. Gli strafalcioni su periodi, personaggi, date, fatti e circostanze sono assai diffusi: l’ignoranza e la confusione regnano quasi sovrane. Non di rado appaiono conferme di questa impressione: il giorno del quarantesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, il “Mattino” ha intervistato gli studenti in uscita da un famoso liceo di Napoli: solo uno sapeva chi fosse Aldo Moro; qualcun altro l’ha confuso con il cantante Fabrizio Moro; la maggior parte ha fatto spallucce adducendo come scusa che “con i programmi scolastici arriviamo a stento alla seconda guerra mondiale”. Ecco la cosa che fa più male: non solo l’inefficienza totale della scuola italiana, che provoca l’ignoranza degli studenti come risultato, quanto la strafottenza degli stessi verso le loro vistose lacune. Una volta si aveva vergogna dell’ignoranza; oggi con l’ignoranza si diventa deputati… Giovanni Bianconi, sul “Corriere della Sera”, ha fatto un tour sui luoghi romani interessati dal sequestro Moro: via Fani, via Montalcini, via Gradoli ecc. Nell’appartamento che ospitava un covo secondario delle Brigate Rosse oggi soggiornano alcune studentesse universitarie in affitto. Ebbene, alla richiesta del cronista di entrare per guardare i luoghi hanno risposto duramente: “E noi che c’entriamo? Non sappiamo niente!”, chiudendogli la porta in faccia.Ecco: questo è il livello culturale ed emozionale degli universitari, figuriamoci il resto.