Massimo Coppa

Coronavirus, paura infondata: fa più morti l’influenza classica


CORONAVIRUS, PAURA INFONDATA: FA PIU’ MORTI L’INFLUENZA CLASSICA
Voglio spendere due parole per quello che, ormai, sta diventando il dilagare in Italia della psicosi da Coronavirus. Il problema esiste, indubbiamente, ma, come per tutte le cose, l’irrazionalità non ci aiuterà a risolverlo: potrà, anzi, solo peggiorare la situazione. Già si vedono scene apocalittiche: supermercati assaltati, invocazioni di quarantene a mitra spianati, richieste di erezione di muri e via discorrendo. Credo che, innanzitutto, si debba mantenere la calma e fidarsi delle indicazioni delle autorità sanitarie: ci sono dei sistemi e delle pratiche igieniche per contenere la diffusione del contagio, che non sto qui a ripetere. Però, soprattutto, vorrei riportare tutta la discussione alla sua reale dimensione. Indubbiamente per colpa dell’atteggiamento inizialmente poco trasparente delle autorità cinesi, e poi per i meccanismi spettacolari dell’informazione attuale (al netto dei deliri sui social), alla vicenda si sta dedicando uno spazio eccessivo e drammatizzante. Il Coronavirus è pericoloso, sicuramente, ma non si capisce perché ci spaventi così tanto, vista la relativa diffusione e mortalità dello stesso, specie se confrontata con altre epidemie. Mi spiego meglio. I dati ufficiali ad ieri, 23 febbraio, ci dicono che, nel mondo, abbiamo 79mila casi di persone contagiate, con 2618 morti, quasi tutti in Cina. In Italia abbiamo 132 contagiati e tre morti, diventati sei nelle ultime ore. Quasi tutti i deceduti erano anziani in precarie condizioni di salute o, comunque, persone afflitte da altre gravi patologie. Ebbene: ogni anno, nel mondo, la “cara”, banale, vecchia influenza provoca oltre 600mila morti, direi in una olimpica indifferenza generale. Non ne parliamo, poi, delle epidemie storiche di influenza: la famigerata “spagnola”, del 1918-1920, causò 100 milioni di morti. Se poi vogliamo riferirci alla peste nera del Medio Evo, questa dimezzò la popolazione europea! Cosa voglio dire? Che la questione Coronavirus deve essere enormemente ridimensionata, perché non è quell’Armageddon che qualcuno vuole spacciare. Non è arrivata la fine della razza umana, assolutamente. Peraltro anche le statistiche parlano chiaro: su 100 persone contagiate, 80 sviluppano sintomi molto lievi o nessuno, 15 si ammalano più seriamente e solo 5 diventano gravi. La mortalità è del 2 o 3 per cento. Inoltre, come detto, generalmente soccombono persone che hanno già grossi problemi di salute ed hanno un’età assai avanzata. Dunque, non perdiamo la testa e non abbandoniamoci a sentimenti di disperazione e ad atteggiamenti irrazionali, perché non ci sono i presupposti. Ascoltiamo gli scienziati, una volta tanto.