Massimo Coppa

La vittoria del “NO” e’ come uccidere una mosca con un cannone…


LA VITTORIA DEL “NO” E’ COME UCCIDEREUNA MOSCA CON UN CANNONE…
Non ho voluto interferire con indicazioni di voto ma, ora che tutto è compiuto, qualche parolina sul referendum costituzionale la vorrei spendere. Cominciamo subito col dire che ho votato “NO”. Faccio cioè parte di quella minoranza di italiani che ha respinto la riduzione dei parlamentari. Ohibò, sarò impazzito? Niente affatto, così come non lo è quel 30 % di elettori che ha votato come me. Non siamo pazzi, ma non siamo nemmeno tutti corrotti o parenti di parlamentari o persone che lavorano presso parlamentari. Vorrei spiegare perché uno come me, che è sempre stato d’accordo con la battaglia per ridurre le vergognose spese della politica italiana, messo di fronte ad un’occasione d’oro, ha respinto la possibilità di tagliare un bel po’ di deputati e senatori. Premesso che ero assolutamente consapevole che il mio sarebbe stato solo un “beau geste” d’opinione, tanto sapevo benissimo che il “SI” avrebbe stravinto, ho respinto il modo con cui si vuole conseguire il risparmio: falciando persone che, bene o male, sono state liberamente elette dal popolo italiano. Sono rimasto poi sorpreso nell’apprendere, solo nelle ultime settimane (i media si erano ben guardati dal specificarlo, per anni), che, per abbassare gli stipendi e ridurre i benefit dei parlamentari non solo non è necessaria una legge costituzionale, ma non c’è bisogno nemmeno di una legge ordinaria: basta (udite, udite!) un provvedimento amministrativo dei presidenti delle Camere! E perché non lo emanano?! Praticamente per uccidere una mosca abbiamo sparato con un cannone! Nel frattempo i superstiti continueranno a ricevere stipendi scollegati dalla realtà e dalla produttività, insieme a benefit talmente assurdi da apparire surreali. Non mi sta bene la riduzione dei parlamentari, perché la nostra è una Repubblica parlamentare, e ridurre il numero degli eletti significa, tout court, ridurre la rappresentatività del popolo italiano. Adesso gli italiani rappresentati da ogni parlamentare diventano enormemente di più, con danno appunto del collegamento tra elettori ed eletti. Lasciamo stare che, anche quando ci sono stati i collegi uninominali con il sistema elettorale maggioritario, e cioè l’apoteosi del concetto di eletto che rappresenta e tutela gli interessi del collegio territoriale di provenienza, questo spesso non è accaduto. Penso che ognuno di noi conosca, perlomeno per sentito dire, un deputato o un senatore eletto nelle proprie zone e che, per cinque anni, non ha preso una sola iniziativa per il territorio rappresentato e, oltretutto, nemmeno si è fatto vedere. Ma è il concetto che conta: stabilire un nesso tra elettori ed eletti è vitale per una democrazia. Ho l’età per ricordare che, già dai tempi di Craxi, molti si sono posti, con forza, il problema della nostra Costituzione, accusandola di essere superata dalla storia. Specialmente i socialisti volevano una riforma verso un sistema presidenziale, così da far eleggere Craxi direttamente dal popolo e conferirgli un enorme potere. Quindi, in realtà, le critiche alla Costituzione del 1948 erano speciose e pretestuose. Tuttavia è vero che il parlamentarismo italiano porta a crisi di governabilità, a maggioranze ballerine e, insomma, a governi deboli che non hanno la forza di fare gli interventi che servono in economia, nella finanza, nel sistema infrastrutturale, nella legislazione del lavoro e via discorrendo. Ma quella Costituzione non è sbagliata o pasticciata: anzi, è perfetta. È stata fatta apposta così, perché venivamo dalla dittatura fascista e da una guerra mondiale disastrosa, e non si voleva più correre il rischio di consegnare tutto il potere ad un uomo solo. Bene, si dirà: ma i tempi sono cambiati. Lo credevo anch’io. Ma quando ho visto, dopo Craxi, Berlusconi, e poi Renzi e infine Salvini, ho capito che agli italiani l’“uomo forte” piace sempre, per cui credo che l’opzione presidenzialista non vada bene per noi. Vorrei tenermi la Costituzione ben stretta, ma già l’hanno vulnerata con l’assurda riforma delle autonomie regionali, con tutti i problemi che ne sono nati, ed ora si annunciano riforme ben più incisive e vistose. E io tremo. Per questo ho votato “NO”.Spero vivamente che chi ha votato “SI”, cedendo alle sirene della demagogia e del populismo dei Grillini, non abbia un giorno a pentirsene amaramente.