Massimo Coppa

DALLA CLAUSURA ALL’OSPITALITA’, QUESTE SONO LE SUORE CHE VOGLIAMO


DALLA CLAUSURA ALL’OSPITALITA’, QUESTESONO LE SUORE CHE VOGLIAMO
Mi è sempre stato difficile capire, specialmente al giorno d’oggi, il senso del monachesimo di clausura. La Chiesa che mi piace è quella che, da Giovanni XXIII a Papa Francesco, è schierata accanto ai poveri ed ai diseredati; quella dei missionari, che fanno una vita di merda e si sporcano le mani per aiutare i popoli del Terzo Mondo; quella che si batte contro la privatizzazione dell’acqua e contro il materialismo capitalistico. A cosa servono migliaia di frati e suore rintanati in un convento, dove (teoricamente, ma non è più come una volta) non possono uscire e non possono ricevere nessuno? Chi aiutano? Di che utilità sono? A Leopoli, città principale dell’Ucraina occidentale, da sempre sostanzialmente europea, le suore di clausura del locale monastero benedettino, senza nemmeno chiedere permesso al Vaticano, hanno aperto il convento ai profughi che scappano dall’Ucraina orientale sconvolta dall’invasione russa. Ecco, quindi, che la famosa regola di S. Benedetto, “ora et labora”, “prega e lavora”, diventa “prega, lavora ed accogli, ama ed aiuta il prossimo in difficoltà”. Questa è la Chiesa che voglio, che serve, che ha un senso! Queste benedettine di Leopoli, poi, sono veramente delle tipe toste. Il convento gli è stato restituito ed è stato ripristinato solo dopo la fine dell’Unione Sovietica, che aveva perseguitato le confessioni religiose, specialmente quella cattolica. Dal 1939 al 1942 queste suore hanno combattuto contro il comunismo di Mosca. Dal 1942 al 1945 hanno combattuto contro gli invasori nazisti ed aiutato migliaia di ebrei. Con questo retroterra, non stupisce che oggi continuino quella che dovrebbe essere la missione di ogni cristiano, come insegnataci dallo stesso Gesù e come rifulge da tutti i vangeli, ancora oggi, specialmente oggi: ama il tuo prossimo, come fosse te stesso.Non è possibile commentare questo post