Massimo Coppa

Nel nome di De Andrè: PFM chiama, Ischia risponde


Totalmente riuscito il concerto del gruppo “progressive”: energia alle stelle e successo di pubblicoNEL NOME DI DE ANDRE’: PFM CHIAMA, ISCHIA RISPONDE
Wall of sound, energia alle stelle e successo di pubblico: è totalmente riuscito l’appuntamento di ieri sera con la Premiata Forneria Marconi, inserito nel corpus della rassegna “Ischia Jazz Festival” e fortemente voluto dal direttore artistico Silvano Arcamone e dal direttore organizzativo Piero D’Ambra.All’Arena Mirtina, nel cuore della pineta di Ischia, il gruppo di “progressive rock” ha dato vita ad una performance carica di forza, suonando per la bellezza di due ore e mezzo con un entusiasmo da ragazzi: una circostanza clamorosa, se consideriamo che si tratta di una band che calca le scene da 40 anni! Li avevo già sentiti, oltre quindici anni addietro, al Palatenda Partenope di Napoli: e devo dire che mi sono sembrati oggi ancora più vivaci di allora!Di fronte a mille persone circa (che hanno saturato totalmente lo spazio a disposizione), Franz Di Cioccio (voce e batteria), Franco Mussida (chitarre e voce), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino e tastiere), più due giovanissimi musicisti di spessore a tastiere e batteria, hanno iniziato il concerto con una prima parte interamente dedicata alla celebrazione della famosa tournee con Fabrizio De Andrè, che diede poi vita ad un doppio album entrato giustamente nella storia della musica italiana.Si partiva con “Bocca di rosa” e, da quel momento in poi, era tutto un susseguirsi di brani che ormai sono dei classici, anche politicamente impegnati: particolarmente toccante è stata l’interpretazione del “Testamento di Tito”, e molto suggestiva “L’infanzia di Maria”, entrambe a metà tra la devozione e la blasfemia. Delicata “Amico fragile”, struggente “La guerra di Piero” e commovente, al limite dell’intollerabilità, “La canzone di Marinella”. Ma non sono mancati momenti di puro divertimento ed ironia, come in “Un giudice” o con “Zirichiltaggia”. L’hit “Il pescatore” è stata furbescamente conservata come penultimo brano prima dei
saluti, scatenando ovviamente l’entusiasmo del pubblico.Di Cioccio è stato un vero frontman, mostrando una forza ed un entusiasmo davvero coinvolgenti; Mussida ha strappato applausi a scena aperta con i suoi virtuosismi ma, in generale, i musicisti hanno tutti confermato di possedere un bagaglio tecnico altissimo, oltretutto sempre reinterpretato con il cuore.La seconda parte della serata ha visto performare i successi della band. I momenti migliori sono stati raggiunti con “La carrozza di Hans”, “Four holes in the ground”, “Out of a roundabout” e, ovviamente, “Impressioni di settembre”, peraltro molto richiesta dai presenti. Il carattere istrionesco di Franz Di Cioccio ha avuto il suo culmine con “Maestro della voce”, con tanto di bandana arrotolata sulla fronte a mo’ di Willie Nelson…La serata si è conclusa con l’apice di “Celebration”, stirata oltre la sua naturale durata per giocare e coinvolgere il pubblico fino in fondo, per una scommessa riuscita: portare il grande rock italiano ad Ischia.Una nota personale: avrei TANTO voluto ascoltare gemme meno commerciali, come “River of life” e “Alta Loma 5 till nine”. Ma è destino che ad ogni concerto qualcuno debba restare scontento, visto che un gruppo non può certo ripercorrere tutto il suo repertorio.(Anche in questo caso le pessime foto qui pubblicate sono state da me scattate con il mio modesto telefonino senza pretese)