OBITUARY / 1E’ MORTO PIETRO CALABRESE, GIORNALISMO ITALIANO IN LUTTO
Sono rimasto turbato quando, ieri sera, ho appreso della morte di Pietro Calabrese.E’ stato un grande giornalista italiano, un direttore di più giornali (dal “Messaggero” a “Panorama”, alla “Gazzetta dello Sport”).Non l’ho mai seguito molto perché il “Messaggero” è un giornale che è rimasto sostanzialmente romano, quotidiani sportivi non ne leggo e pure i settimanali li schivo spesso (mi paiono troppe volte rimasticature della cronaca).Eppure mi ero appassionato ad una sua rubrica, “Moleskine”, che usciva sul magazine del “Corriere della Sera”. Qui avevo scoperto un uomo capace di riflessioni profonde, di grandi sensibilità, di spunti originali e di un’umanità bellissima.Qualche tempo fa parlò di un suo amico, Gino, e della durissima lotta contro un cancro al polmone che ormai si avviava a vincere. Intuii che Gino, in realtà, fosse proprio lui: un po’ alla maniera di Flaubert, quando ammetteva che “Madame Bovary sono io”. Non ho mai avuto il coraggio di scrivergli una e-mail domandandogli se Gino fosse davvero lui. Ora ne abbiamo avuto la conferma. La malattia se l’è portato via a 66 anni.Sono andato a vedere l’ultima puntata della sua rubrica, apparsa sul settimanale del “Corriere” la settimana scorsa. Era una difesa a spada tratta di Gianni Letta, ed una critica a chi l’aveva contestato nell’Abruzzo del post-terremoto. Io non so come possa essere possibile difendere uno come Letta, eminenza grigia, gran tessitore, stampella e braccio destro del berlusconismo, e mi dispiace che proprio un articolo del genere sia stato l’ultimo di Calabrese. Però non è, ovviamente, che una persona può essere giudicata da un episodio.La rubrica “Moleskine” già mi manca.