Post n°2213 pubblicato il
27 Marzo 2025 da
massimocoppa
OCCUPARE DI NUOVO GAZA, LA MOSSA DI ISRAELE CHE FA TORNARE IL TEMPO INDIETRO
Il governo israeliano sembra aver deciso che, tutto sommato, la sorte degli ostaggi residui in mano ad Hamas non è poi così importante.
Infatti la tregua messa faticosamente a punto tra lo Stato ebraico e l’organizzazione estremista islamica è oramai archiviata con la ripresa aperta delle ostilità.
Come sempre, a pagarne il prezzo peggiore è la popolazione civile. Ormai l’illusione dei bombardamenti chirurgici è definitivamente consegnata alla Storia: ogni azione bellica comporta vittime civili innocenti; è quasi sempre così.
È notizia di ieri che ci sono state alcune manifestazioni di protesta dei residenti di Gaza contro il governo di Hamas, giustamente ritenuto indirettamente responsabile della durezza delle azioni israeliane. Parliamo di poche centinaia di persone, eppure è incredibile constatare il coraggio con cui hanno apertamente criticato il movimento terroristico, ben sapendo che in un luogo come Gaza e con un soggetto come Hamas questo potrebbe facilmente significare persecuzione e morte.
Questo fa capire quanto sia disperata questa gente, ma è anche un germoglio di speranza che i valori della democrazia rappresentativa possano magari imporsi anche in una situazione così ostile.
Come oramai attempato osservatore delle cose mediorientali da tanti anni, mi viene spontaneo riflettere su quanto, a posteriori, venga corroborata la mia perplessità del 2005, quando Gerusalemme decise di ritirarsi definitivamente da Gaza.
All’epoca si disse che l’occupazione costava troppo, in termini economici e di vite umane. Mi sembrò una giustificazione plausibile, e tuttavia miope: era chiaro che lasciando la Striscia a sé stessa, ghettizzandola con confini militarizzati, avrebbe incubato al suo interno forze pericolose per lo Stato ebraico e per la sicurezza internazionale. Insomma, per evitare che Gaza diventasse un Vietnam, Israele ha lasciato che diventasse un Afghanistan, ma armato fino ai denti e con una leadership bellicosa ed iperattiva che ha nell’odio per il suo potente vicino una delle sue più importanti ragioni di vita, anche se bisogna ricordare che Israele lasciò Gaza all’Autorità Nazionale Palestinese, cioè ad un soggetto politico obiettivamente moderato ma corrotto, che fu spazzato via da Hamas nelle prime elezioni libere, appena un anno dopo. Prime ed uniche: come molte dittature, anche quella di Hamas è nata da un atto democratico.
Quanto fosse sbagliata quella decisione unilaterale lo si vede oggi, che si sta seriamente valutando di occupare nuovamente quel territorio. La paura, molto fondata, è che stavolta per non soggiacere ad uno stillicidio di attentati e di azioni di resistenza interne, Israele voglia deportare tutta la popolazione in un angolino di terra da tenere recintato e sorvegliato, un serraglio di dolore da poter controllare agevolmente ma che distruggerebbe le residue simpatie per le ragioni israeliane e seppellirebbe l’umanità compassionevole dei padri socialisti del sionismo.
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