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Post N° 992

Post n°992 pubblicato il 26 Novembre 2008 da massimocoppa

Finalmente qualcuno critica le asfissianti strettoie europee
ed il mito del bilancio in pareggio
CI VOLEVA UNA CRISI MONDIALE PER MANDARE MAASTRICHT AL DIAVOLO…


Finalmente liberi dagli asfissianti parametri di Maastricht? Ho sempre espresso forti riserve verso le politiche finanziarie dell’Unione Europea le quali, in nome del mito del bilancio in pareggio e della stabilità monetaria, da cui dovrebbe discendere solo del bene, hanno fatto strame dell’immortale lezione di Keynes e messo da parte quello che dovrebbe essere il centro di ogni politica economica: il benessere e la dignità di ogni uomo, con la sua giusta aspirazione ad una vita decorosa.

Ma il tempo è galantuomo, e la crisi che sta attanagliando le economie più sviluppate di tutto il mondo ha condannato al ripostiglio della storia tutti i monetaristi, i neo-macroeconomisti classici ed i teorici del bilancio quale madre di ogni virtù, e così chi la pensa diversamente sta ritrovando il coraggio di dirlo, perché non rischia più di essere fuori moda o non politicamente corretto.

Il presidente francese Sarkozy e la cancelliera tedesca Merkel hanno già stretto un accordo in base al quale porteranno avanti una riforma che accantonerà, almeno per ora, il famigerato parametro del 3 % quale rapporto massimo tra deficit pubblico e prodotto interno lordo di ogni Paese membro.

Keynes, quel grande economista che tirò fuori gli Stati Uniti dalla crisi del 1929, invitava sempre a non vedere il bilancio pubblico come un feticcio: anche un deficit, se sotto controllo e pilotato, può essere benvenuto, se serve ad aiutare la gente, cioè a corroborare la domanda per consumi ed investimenti e, quindi, risollevare l’economia.

Berlusconi, altro insospettabile keynesiano, sta pensando (e volesse il cielo!) di detassare le tredicesime di quest’anno, nella speranza che si possa spingere la domanda complessiva e ridare fiato alla macchina economica asfittica nostrana. Da questo punto di vista ha anche ragione quando invita a non drammatizzare eccessivamente: altra lezione keynesiana è quella dell’importanza delle cosiddette aspettative. Se tutti ci convinciamo che le cose andranno meglio, i comportamenti conseguenti (sia dei consumatori che degli imprenditori) effettivamente miglioreranno la situazione. Non sono più teorie, ma evidenze empiriche e storiche.

Detto questo, è anche presumibile che, con questi chiari di luna, il lavoratore dipendente che si ritrovi con qualche soldino in più a Natale non abbia poi tutta questa voglia di andarlo a spendere in maxi televisori al plasma per risollevare l’economia…

 
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