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la nostra, ché si mescola in essa /
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Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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Messaggi di Gennaio 2019

 

L’allegra indifferenza verso lo sterminio: ieri degli ebrei, oggi dei migranti

Post n°2058 pubblicato il 25 Gennaio 2019 da massimocoppa
 

L’ALLEGRA INDIFFERENZA VERSO LO STERMINIO:
IERI DEGLI EBREI, OGGI DEI MIGRANTI

Per il “Giorno della memoria” (27 gennaio) di quest’anno mi sono ricordato di una poesia apparsa nel libro “Gli ebrei dell’Europa orientale dall’utopia alla rivolta” (Edizioni di Comunità, 1985).

Contiene gli atti di un convegno internazionale tenutosi l’anno prima, e tracciano la tragica storia delle comunità ebraiche dell’Europa dell’Est finite nel tritacarne del nazismo e caratterizzate da un unico impeto di ribellione, la rivolta del Ghetto di Varsavia.

La passività con la quale gli ebrei europei si sono lasciati distruggere è un doloroso ed inquietante problema storico, culturale e, direi, anche psicologico che tuttora la cultura ebraica non riesce a spiegarsi compiutamente, e che resta un oscuro vulnus nella storia di un popolo altrimenti orgoglioso.

Ad un certo punto del libro vengono citati alcuni versi di un poeta polacco, Czeslaw Milosz, relativi alla sanguinosa repressione della rivolta ebraica di Varsavia, duramente soffocata a suon di morti, feriti, deportazioni e distruzione delle case degli ebrei.

Ci fa capire come la “soluzione finale” hitleriana si sia svolta, molto spesso, nella totale ed allegra indifferenza di popolazioni che pure avevano sempre convissuto con la cultura ebraica. Lo sconcerto aumenta se consideriamo che i polacchi sono stati martirizzati dal nazismo (e poi dal comunismo sovietico): e tuttavia non sembrano provare grande pena per i loro concittadini ebrei.

Sono versi dal terribile significato, quelli di Milosz, perché mascherano l’orrore sotto la coltre apparentemente allegra di una serata di svago.

L’episodio a cui si riferiscono è reale: mentre il Ghetto di Varsavia bruciava dopo la repressione tedesca, e si sentivano le fucilate delle esecuzioni, una giostra funzionava a pochi metri dal suo confine e le coppiette si divertivano senza pudore.

La poesia è del 1944 e si intitola “Campo dei Fiori”.

 

Mi ricordai di Campo dei Fiori

A Varsavia presso la giostra,

Una chiara sera d’aprile,

Al suono d’una musica allegra,

Le salve dal muro del ghetto

Soffocava l’allegra melodia

E le coppie si levavano

Alte nel cielo sereno.


Il vento dalle case in fiamme

Portava neri aquiloni,

La gente in corsa sulle giostre

Acchiappava i fiocchi nell’aria.

Gonfiava le gonne alle ragazze

Quel vento dalle case in fiamme,

Rideva allegra la folla

Nella bella domenica di Varsavia.

(…)

E questi, morenti, soli

Già dimenticati dal mondo,

La loro lingua ci è estranea

Come lingua di antico pianeta.

(…)

Non dobbiamo però pensare che queste cose non succedano più. L’indifferenza dei polacchi verso il massacro degli ebrei locali assomiglia moltissimo alla nostra italica indifferenza verso i migranti che annegano in mare; anzi, ci sono forze politiche (come la Lega) che istigano all’odio razziale verso questi nuovi ebrei erranti per aumentare il proprio bagaglio di voti. E gli italiani, gli straccioni migranti di ieri, diventano nazisti senza nemmeno accorgersene.

 
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