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Presto /
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perduti in fondo a questo fresco /
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la nostra, ché si mescola in essa /
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un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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Messaggi di Marzo 2022

 

Gli orrori dell'Ucraina sono una lezione di storia

Post n°2127 pubblicato il 21 Marzo 2022 da massimocoppa
 

GLI ORRORI DELL’UCRAINA SONO UNA LEZIONE
DI STORIA

Le ultime notizie che provengono dall’Ucraina sembrano precipitare il mondo in un’epoca che, sicuramente con un ottimismo eccessivo, credevamo archiviata.
Il coinvolgimento indiscriminato della popolazione civile, le deportazioni e gli stupri sistematici sono il corredo dei conflitti di tutta la storia umana; ma pensavamo che, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, tutto ciò non potesse più accadere.
Invece abbiamo avuto il conflitto balcanico, negli anni Novanta, che ci ha fatto vedere come alcuni belligeranti ritengano normale perpetuare atti di genocidio contro un popolo ritenuto ostile, massacrandolo, deportandolo e violentandone le donne.
Poi abbiamo visto che gli USA nel Vietnam del Nord e la Russia in Cecenia e poi in Siria, giusto per parlare delle superpotenze, hanno elevato a pratica comune i bombardamenti a tappeto di aree civili.
In effetti non dovremmo essere sorpresi di niente: è la solita, vecchia storia. Ma la sorpresa c’è. Forse perché siamo in Europa, forse perché pensavamo che dopo la crisi della ex Jugoslavia saremmo stati capaci di impedirne una riedizione, forse perché era arduo immaginare una superpotenza invadere un Paese confinante estremamente più debole, aggredirlo con motivi pretestuosi, come facevano i nazisti che, oggi, Putin dice di voler distruggere in Ucraina.
Le deportazioni specialmente ricordano un modo di fare che era di Hitler e di Stalin. Con profondo stupore scopriamo che le istituzioni russe, benché post-sovietiche, e gran parte della stessa società russa, sono, nel profondo, ancora staliniste, nonostante il dittatore russo sia morto nel 1953 e sia stato sconfessato e sputtanato già dal suo immediato successore, Krusciov, con la famosa “destalinizzazione”.
Si insinua nella mente il dubbio che, al cuore di alcuni popoli, di alcuni statisti e forse di tutti gli esseri umani, ci sia un’entità selvaggia, maligna, mostruosa, che bisogna continuamente tenere a bada con la democrazia, i sistemi liberali e, soprattutto, la cultura democratica ed un complesso di contrappesi che impediscano la violazione dei diritti civili ed umani.
Forse credevamo che, perlomeno dalle rivoluzioni americana e francese in poi, la libertà politica e civile fosse ormai una quercia secolare: scopriamo invece che essa resta sempre una fragile piantina, continuamente minacciata dal vento gelido della storia, dalla grandine dei nazionalismi, dal diserbante delle dittature.
È una dura lezione di storia, e dovremmo farne veramente tesoro.

 
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Col coinvolgimento dei civili si torna alla guerra totale

Post n°2126 pubblicato il 07 Marzo 2022 da massimocoppa
 

COL COINVOLGIMENTO DEI CIVILI SI TORNA
ALLA GUERRA TOTALE

Nel precedente post, dedicato al conflitto in Ucraina, concludevo dicendo che “Putin si sta impelagando in una guerra di logoramento, perché non può semplicemente radere al suolo Kiev e le altre città: non siamo in Cecenia negli anni Novanta. L’Ucraina è piena di giornalisti e cellulari con fotocamera, non è possibile calpestare i diritti umani oltre ogni limite anche se, nelle ultime ore, pare che Putin abbia proprio deciso di farlo”.
Purtroppo mi sono sbagliato, anche se avevo intuito che le cose stavano velocemente peggiorando.
Putin, a quanto pare, ha deciso per la guerra totale. I civili non vengono risparmiati e non gliene importa nulla che molti abusi siano documentati da abbondanza di testimonianze, anche di foto e video.
Quella dei corridoi umanitari è solo una scusa per far andare via più persone possibile, perché poi si argomenterà che chi resta è automaticamente un “terrorista” da sterminare.
Proiettili di artiglieria e missili cadono sui quartieri abitati. Muoiono continuamente civili disarmati, inermi, che cercano solo di scappare o di sopravvivere. La famiglia in fuga sterminata da un proiettile di mortaio, con quel trolley restato assurdamente intatto ed in piedi, entrerà nell’immaginario collettivo come un orribile totem alla divinità sanguinaria di questa guerra.
Non pensavo, onestamente, che si sarebbe arrivati a tanto.
In realtà, sin dall’antichità le guerre sono sempre state totali: lo status di prigioniero è un concetto moderno. Un tempo non si facevano prigionieri: chi veniva sconfitto doveva morire. Le guerre hanno sempre coinvolto anche le popolazioni civili, considerate parte integrale del nemico e quindi a loro volta da annientare. Questo concetto è stato applicato fino alla seconda guerra mondiale compresa. Il britannico Winston Churchill, considerato unanimemente un campione di democrazia, ha teorizzato, propugnato ed applicato una dottrina secondo cui bisognava bombardare massicciamente le città italiane, comprese le aree senza alcun obiettivo strategico, per fiaccare il morale degli italiani ed indurli a ribellarsi a Mussolini.
E come dimenticare gli sconsiderati bombardamenti alleati sulle città tedesche? Il bombardamento a tappeto di Dresda, città stracolma di opere d’arte inestimabili andate perdute, con decine di migliaia di vittime civili, grida ancora vendetta di fronte a Dio ed agli uomini.
Anche la Germania nazista bombardò Londra a casaccio e distrusse Coventry, ma non ha senso parlarne, perché il nazismo è stato condannato innanzitutto dalla storia: voglio dire che quelli erano i “cattivi”, per cui ci si poteva aspettare di tutto. Ma Gran Bretagna e Stati Uniti hanno reso la pariglia in maniera simmetrica, ed in realtà anche di più. Washington ha sganciato sul Giappone le uniche due bombe atomiche finora detonate in guerra nella storia, e tutti gli storici sono ormai concordi che esse avevano uno scopo politico, perché le sorti del conflitto erano ormai decise. Non ne parliamo, poi, della valanga di ordigni rovesciati dall’aviazione americana in Vietnam: si calcolò che superavano tutte le bombe fatte esplodere dagli USA durante la seconda guerra mondiale!
Tutta questa tirata per dire che cosa? Che le mostruosità, la disumanità, l’inciviltà in guerra è stata la regola fino al 1945 e, nei teatri minori, fino agli anni Settanta del Novecento.
Poi, però, le cose sono cambiate, almeno in teoria: nel senso che oggi la sensibilità dell’opinione pubblica mondiale e dei governi, anche di quelli non democratici, rifiuta l’idea di colpire gratuitamente i civili. Quando succede, si accampano affannose scuse di errori.
Putin sembra invece aver scelto di rigettare questa impostazione e di tornare alla guerra totale classica. Lo aveva già fatto in Cecenia, e l’Occidente aveva fatto finta di niente perché si colpiva l’estremismo islamico; lo ha fatto anche in Siria, in anni recenti, e comunque abbiamo chiuso tutti e due gli occhi perché, seppur guidata da un dittatore, la Siria è uno Stato laico che si oppone all
Isis. Questo è il modus operandi di Mosca: totale disprezzo dei diritti umani con l’aggravante che, contrariamente agli Stati Uniti, non si deve renderne conto al proprio popolo, perché ormai il governo Putin si è trasformato in una satrapia asiatica.

È incredibile constatare che, oggi, in Russia tutto il potere sia concentrato nelle mani di una sola persona: manca qualsiasi altro centro decisionale che controbilanci questa forza. Ai tempi dell’Unione Sovietica, eccettuato per la fase dello stalinismo, il pur potentissimo segretario del Partito Comunista non poteva spadroneggiare: glielo impedivano il Politburo, il Comitato Centrale ed il Soviet Supremo. Per lanciare un missile dotato di testata atomica dovevano essere d’accordo diversi centri decisionali, composti complessivamente da numerose persone. Oggi Putin minaccia ritorsioni nucleari e pare davvero in grado di poterle decidere in perfetta, misogina e psicotica solitudine.

 
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Ci voleva una guerra per farci scoprire che esistono gli ucraini...

Post n°2125 pubblicato il 02 Marzo 2022 da massimocoppa
 

CI VOLEVA UNA GUERRA PER FARCI SCOPRIRE
CHE ESISTONO GLI UCRAINI...

Contrariamente a quanto va dicendo la maggior parte dei media, degli osservatori e degli uomini politici che fanno riferimento al conflitto in Ucraina, non è vero che è scoppiata una guerra in un Paese europeo per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale.
È sconcertante constatare come persino gli addetti ai lavori abbiano la memoria corta. Cos’è stato il conflitto nei Balcani negli anni Novanta del secolo scorso, allora? Ed anche lì abbiamo avuto una potenza regionale aggressiva, la Serbia, che oltretutto era anche filorussa sin dalla prima guerra mondiale…
E tuttavia, in effetti, è vero che quanto sta accadendo in Ucraina ci coinvolge molto di più di quello che successe in Bosnia e dintorni, benché fossero regioni molto più vicine a noi.
Probabilmente accade per un fatto di vicinanza psicologica e fisica, nel senso che ormai la comunità ucraina è talmente numerosa e salda, in Italia, che la percepiamo finalmente come elemento del mondo a noi circostante. Chi non conosce un ucraino? Fanno spesso i lavori più umili e quasi sempre sono donne: muratori e badanti, ma anche braccianti e mogli.
Adesso molti di noi hanno pena per l’Ucraina perché hanno pena per questa umanità che frequentiamo, anche solo per necessità, e di cui scopriamo improvvisamente la fragilità e la sensibilità.
Ci voleva un’aggressione armata da parte della Russia per ricordarci che gli ucraini non sono degli automi votati solo al lavoro e ad essere sfruttati, non sono solo alcuni tra i tantissimi immigrati che vivono e lavorano in Italia, ma sono degli esseri umani, dei poveri Cristi che vivono lontano dalla loro patria e dai loro cari.
Scopriamo improvvisamente che hanno figli, fratelli, genitori, mariti, mogli. Vediamo i loro visi turbati, li scrutiamo mentre cercano di decifrare le notizie dei telegiornali italiani o passano ore sui loro cellulari guardando le news emesse dai media del loro Paese martoriato.
Proviamo pena nel vederli smarriti, incerti, preoccupati, sconvolti: proprio loro, gli ucraini, che ci erano sempre sembrati rocciosi, coriacei, specie le donne, ottimisti, pieni di speranza, spesso dalla risata contagiosa e rumorosa.
Se ci voleva una prova del fuoco per scoprire che, effettivamente, come loro hanno sempre detto, gli ucraini sono europei e vogliono esserlo, questa è giunta ora.
Ha fatto benissimo il Parlamento europeo a votare per l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione Europea. Ma naturalmente ci vorrà tempo. Sono meccanismi lunghi. La cosa scandalosa è che il voto del Parlamento europeo non è vincolante per la Commissione, cioè il governo europeo, come ci hanno tenuto subito a precisare nonostante la buona disposizione del capo dell’esecutivo, Ursula von der Leyen.
Questo la dice lunga sul livello di democrazia rappresentativa in Europa. Dove si è visto mai, in una democrazia, che il governo possa fregarsene del voto del parlamento?! Purtroppo questo è un vecchio vulnus della comunità europea: non esistono ancora gli “Stati Uniti d’Europa” ed il resto va di conseguenza.
Una cosa è certa: tutte le intenzioni di Putin stanno fallendo, tramutandosi anzi nel risultato opposto. Ce n’è abbastanza per distruggere un uomo politico.
Voleva minare il nazionalismo ucraino, ed ha ottenuto una fiammata di orgoglio che sta affratellando tutti gli ucraini, anche quelli filorussi.
Voleva accorpare l’Ucraina alla Russia, e scopre che appena il 45 per cento dei suoi connazionali è d’accordo con il fine ed ancor meno accetta i metodi.
Voleva umiliare l’Europa e ne sta provocando la coesione e la promozione ad attore mondiale, capace anche di prendere la decisione di inviare armi e munizioni alla resistenza ucraina, oltre che votare compatta per durissime sanzioni.
Voleva sbeffeggiare la NATO, da anni in crisi di vocazione, ed ha fatto capire in un attimo che essa è ancora necessaria: oggi come ieri; anzi, forse più di ieri.
Pensava di maramaldeggiare sul mondo occidentale, dimenticando che il bilancio russo per gli armamenti è un decimo di quello americano (e già questo dovrebbe farci riflettere), ed invece ha rianimato un presidente americano, Biden, in disastroso calo di consensi dopo la vergognosa fuga dall’Afghanistan.
Pensava che il mondo avrebbe lasciato correre, ed invece non si è mai avuta una tale reazione unanime contro Mosca, a partire dalle più pesanti sanzioni mai adottate nella storia.
Pensava di poter usare ancora il ricatto del gas e sta provocando la frenetica ricerca di fonti di approvvigionamento alternativo.
Pensava di chiudere la partita ucraina in 48 ore, e si sta impelagando in una guerra di logoramento, perché non può semplicemente radere al suolo Kiev e le altre città: non siamo in Cecenia negli anni Novanta. L’Ucraina è piena di giornalisti e cellulari con fotocamera, non è possibile calpestare i diritti umani oltre ogni limite anche se, nelle ultime ore, pare che Putin abbia proprio deciso di farlo.

 
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