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NAUFRAGI E BUGIE, 80 ANNI DOPO


Dal Blog Mi Querido, un pezzo di storia di Bruna Bianchi "Del 'Principessa Mafalda’ a todos: SOS...! ¡Del 'Principessa Mafalda’ a todos: SOS...! Estamos en peligro. Nuestra posición: 16º Lat S y 37º 51’ Long O. Vengan enseguida. Necesitamos asistencia" Mancava un minuto alle 5 del pomeriggio, quel 25 ottobre del 1927, sul piroscafo Principessa Mafalda all'ultimo viaggio della sua onorata carriera tra Genova e Buenos Aires. Un angustiante diálogo. Los radiotelegrafistas italianos Luigi Reschia y Francesco Boldracchi desempeñaron una ardua labor, muriendo en cumplimiento de su deber. Desde el barco inglés respondieron: - Estamos cerca, a la vista, y vamos hacia ustedes. ¿Qué peligro corren?. Desde el buque holandés contestaron: - Llegaremos dentro de veinte minutos. Desde el barco francés dijeron: - Vamos hacia ustedes. Llegaremos a las 22:30. Hubo un largo silencio. A las 19:52, otra vez el 'Principessa Mafalda’: - Continúen viviendo hacia nosotros. Vengan en nuestro salvamento. Cuatro minutos después, el coloso italiano dejó de transmitir. A las 20:05 horas el 'Formose’ pide al 'Empire Star’ la posición del infortunado buque italiano. El inglés responde acerca de la posición requerida e informa: - ¡Estamos salvando sobrevivientes!. - ¿Se ha hundido entonces?. No captamos sus transmisiones. - No, todavía no se ha hundido. Pide que envíen todas las embarcaciones disponibles"La più lussuosa nave da crociera italiana, costruita a Riva Trigoso nel 1908, aveva già portato avanti e indietro dall'Argentina, dall'Uruguay e dal Brasile, i sudamericani benestanti curiosi di conoscere l'Europa . Quell'ottobre del 1927 si decise che la Mafalda era ormai da rottamare e avrebbe compiuto l'ultimo viaggio. L'anno prima aveva portato in Europa Carlos Gardel e c'era anche Luigi Pirandello tra le tante celebrità che conobbe il comandante italiano Simone Gulì. Gulì quella notte, al porto di Genova, non aveva voglia di partire. Aveva il presentimento che la sua nave stavolta non ce l'avrebbe fatta. Caricarono 1261 persone, 977 passeggeri e 287 dell'equipaggio. Nelle stive, insieme alle casse di biancheria delle nobildonne argentine che avevano fatto acquisti in Europa, c'erano anche 250 mila lire in oro donate dal governo italiano alla Banca Nazionale d'Argentina come contributo per i tre milioni di emigranti che quella terra prosperosa stava sfamando. A Genova, per il suo ultimo viaggio, la Mafalda imbarcò emigranti italiani, molti contadini, artigiani, ragazzi, donne e bambini marchigiani che avevano deciso, massì, di dire addio alla propria terra. Tra lacrime, abbracci e fazzoletti sventolati già si pensava alla nuova vita che attendeva oltre l'oceano, in una traversata veloce che avrebbe unito l'Italia all'Argentina in soli 15 giorni. "El 'Formose’, que avanza a toda máquina, avisa al 'Alhena’: - Llegaremos a las 22:30 horas. La réplica de los holandeses es dramática: - Llegarán ustedes tarde. Si hay algún otro barco cerca, que venga enseguida. Hay uno cerca, es el 'Mosela’, que a las 20:38 horas entra en la escena del drama con este mensaje: - Nuestra posición de mediodía es 17º 44’ Lat S y 38º 22’ Long O. ¿Qué ocurre?. Responde el 'Formose’: - El 'Principessa Mafalda’ pide auxilio. Venga. El 'Mosela’ fuerza sus máquinas. Está aun lejos del lugar, cuando sus hombres deben comenzar a recoger sobrevivientes. La tragedia ha comenzado. Desde las 21:35 en adelante se suceden los mensajes con urgencia asfixiante: - Estamos descargando botes y nos acercamos al 'Principessa Mafalda’. - No tenemos más embarcaciones y aun hay mucha gente a bordo. El 'Alhena’ está aquí también recogiendo náufragos!! Un rumore sordo, come di un tuono, fermò il suono dell'orchestra che rallegrava la traversata. I bambini vennero richiamati dalle madri, sul ponte di comando i chiacchiericci si placarono di colpo. La tragedia, palpabile nell'aria da giorni, dopo che le macchine si erano già fermate ben 8 volte, scatenò all'improvviso il panico. Un ufficiale corse ad annunciare di calare le lance: "Stiamo per affondare". Le coste del Brasile erano vicine quando le stive iniziarono ad allagarsi: in poche ore la Principessa Mafalda sarebbe arrivata al porto di Buenos Aires e invece il destino era lì, nel mezzo dell'oceano, pronto a inghiottire gioia, dolore e speranze di ognuno. Si udirono spari di chi preferì morire suicida piuttosto che farsi maciullare la carne a morsi dagli squali. Si udirono pianti, grida e si viderono gesti eroiche di chi salvava donne e bambini rinunciando alla sua propria vita. Tra di loro c'era anche un marinaio figlio di italiani, Anacleto Bernardi, classe 1906. Se lo mangiò uno squalo bianco dopo aver salvato tante vite umane. Buenos Aires gli ha dedicato una via e una statua. "A las 21:50 el 'Principessa Mafalda’ puede volver a transmitir: - Lancen fuegos artificiales y preparen todos sus botes de salvamento. Hay mucha gente a bordo. - ¿Cuántas personas?. - Espere un poco. Estoy preguntando. Transcurre media hora de silencio. Después: - No sé exactamente cuántos son. Muchos se fueron con los botes. Pero quedan aun. A las 22:45 horas: - Encenderemos los tres últimos fuegos que tenemos. Manden todos los botes. A las 22:56 horas: - Es urgente. Vengan rápido. La nave se da vuelta. Ayudadnos y venid los tres aquí. El 'Formose’ intenta alentarlos con palabras de esperanza: - Coraje. Estamos en el lugar del naufragio. - Sí, gracias. Muchas gracias. Tenemos coraje, pero es por las mujeres y los niños. Silencio. A las 23:20 llega el último mensaje del trasatlántico italiano: - Diga a sus embarcaciones que vengan a nuestro babor. A estribor es imposible. A las 00:09 el 'Formose’ llama a las otras naves: - Avisamos a todos que el 'Principessa Mafalda’ acaba de hundirse y que varias naves están en estos momentos recogiendo náufragos". Le scialuppe di salvataggio si rovesciarono. I bambini erano il problema più grave e cercarono di metterli tutti insieme, legandoli perchè il mare non se li trascinasse via mentre la nave zigzagava paurosamente e si inclinava, ma le madri corsero disperate a impedirlo. Nessuno voleva separarsi dai propri figlioletti. Alle 22 e 10, dopo 5 ore di agonia, la Principessa Mafalda si inabissò, alzando la prua al cielo. Il comandante e altri 9 ufficiali rifiutarono di porsi in salvo abbandonando la nave. Le navi giunte in soccorso riuscirono a raccogliere mollti naufraghi, ma il mare si prese la vita di 657 persone, secondo i giornali sudamericani di Argentina, Uruguay e Brasile e solo 314 per il Corriere della Sera che spense i toni della tragedia degli emigranti italiani, su un'ammiraglia italiana che non avrebbe dovuto fare quell'ultimo viaggio, perchè il fascismo non voleva dare notizie funeste al popolo. La tragedia del Titanic aveva già sconvolto il mondo15 anni prima con i suoi 1503 morti. Dieci miglia al largo di Porto Seguro, a 1400 metri di profondità, c'è ancora il relitto della Principessa Mafalda con la sua cassa chiusa da un lucchetto che contiene 80, 625 chilogrammi di oro italiano. Ma questa è leggenda. La tragedia degli emigranti italiani invece è vera.