matantotango

La Cura... e niente parole in prestito


Alla mia età accadono cose incredibili, spesso prive di apparente significato.Io non mi sarei mai aspettato di parlarne qui, ma ora, a cose fatte, penso che mai luogo sia stato cosi adatto. Io qui c'ho messo i miei pensieri, le mie ansie, la rabbia e il fastidio per le cose poco piacevoli che la vita mi ha riservato, gli affetti privati. Ma anche emozioni, preoccupazioni, cazzeggi come d’altronde spesso accade in ogni blog che si rispetti. Si l'ho fatto, poichè ho sempre pensato che il silenzio (alla faccia di tutte le dotte citazioni che scrittori e poeti hanno partorito al riguardo) fosse un modo per scappare, per non scegliere, per prendere tempo.Ne ho parlato, senza mai stancarmi. Poi, a un certo punto, ho avuto paura, paura di guastare il letto appena fatto, cosi bello teso e frutto di un meticoloso lavoro di composizione.Mi sono quindi avviato  sulla via del silenzio. Quel silenzio che mi uccide trapanandomi il cervello e che infila in quei buchi le mie ansie, le mie paure, le mie insicurezze. Un po’ come le mitiche siringhe di Zamberletti, tristemente note per l’effetto devastante sugli edifici lesionati del terremoto dell’80. Iniezioni di cemento che avevano lo scopo di rinforzare e invece hanno appesantito pericolosamente le già fragili strutture dei palazzi.Per mesi ho pesato i silenzi, li ho addolciti con futili parole, li ho spalmati sulla mia vita accettando anche quelli altrui, convinto anch’io, come Guevara, che il silenzio potesse essere una discussione che continua con altre modalità. Niente di più sbagliato ! Ahimè, ahinoi, ahiloro. E’ nella discussione che ci si confronta. Si può non essere d’accordo, ci si può accalorare ma alla fine, se c’è correttezza e rispetto, ognuno ha detto la sua, lontano da qualsiasi falsa interpretazione e fraintendimento.  E vivaddio! Finalmente si sa come la pensi e se la pensi sbagliata ci rifletti, perché parlare è coraggio di comunicare ma anche strumento di elaborazione per rivedere i propri punti di vista, correggerli o mantenerli, per crescere e maturare, poiché solo gli stolti non cambiano idea.La parola cura . Ed io ho bisogno di cure così come ho bisogno di somministrarle, è un equilibrio affatto enfatico. Il 50 e 50 del “do ut des”, l’effetto moltiplicatore che permette non di creare o distruggere energia vitale ma di trasformarla. L’Energia positiva del guardarsi negli occhi ed esprimersi.Altrimenti come si fa a chiedere scusa ?