Match point

Poli di attrazione


Autunno del 1994, lavoravo fuori sede e spesso ero costretta a restare oltre orario per varie riunioni  e progetti. Una scuola tecnica con maggioranza di insegnanti maschi.Le poche insegnanti, in quanto femmine, faticavano non poco a cercare di sgattaiolare via alle numerose avances dei colleghi.Fra tutti però si distingueva Lui, anche LUI di un'altra città, identico a Hugh Grant, ma identico identico, non solo nel fisico, ma anche nelle titubanze dell'eloquio.Pur nei suoi quaranta e passa anni fatti di eleganza, bell'aspetto e cultura elevata, arrossiva, inorridiva e balbettava un poco se una di quelle signore faceva battutine osè. Insomma colpiva il lato materno di quelle signore, che lo trovavano un delizioso nonchè affascinante peluche.Chissà come fu, si interessò ai miei interessi e passammo mesi a conversare di cinema, teatro, viaggi.Eravamo immagino sulla bocca di tutti, inevitabile: insolito che due persone sposate con altri passassero insieme seduti al bar della scuola o in giardino ogni ora buca del mattino e quelle dei pomeriggi in attesa delle riunioni, parlando parlando parlando. Ci riconoscevamo una notevole vicinanza mentale nella conoscenza reciproca sempre più profonda, ma mai tale da spingerci a trasformarla in curiosità fisica dell'altro.Un giorno gli comunicai che avevo chiesto quindici giorni di aspettativa, sorrisi per il suo sguardo smarrito e mi stupii quando sussurrò:"E io come faccio?". Certo si riferiva a come avrebbe passato il tempo, con chi avrebbe parlato, con nessun altro aveva maturato una confidenza tale.Così preparai un "survival kit", una bustina al giorno da aprire nei miei quindici giorni di assenza, con dentro suggerimenti pensieri che lo avrebbero potuto occupare in mia assenza, cose tipo pensare ai diei film più significativi per lui o cose simili...Ne restò colpito e al mio ritorno mi restituì subito tutto diligentemente compilato, mi chiese di salire in macchina e si diresse verso il mare. Avevamo due ore di tempo libere prima della riunione. Si fermò davanti a una villetta rosa, io mi girai pensando volesse chiacchierare, ma lui mi chiese se immaginavo perchè si era fermato lì. Mi detti della scema mentalmente, come non pensare che poteva essere la sua casa la mare? Ma lo chiesi. "Scendi dai" disse. Entrammo attraverso una di quelle tende fatte di palline di legnetti e salimmo su per una scaletta, fino a una piccola camera, sul cui letto si sedette poggiando ripetutamente la mano sul lenzuolo per invitarmi a sedergli accanto. Lo feci, decisamente stupita, ma in silenzio. Lo fissai: "Che ti aspetti da me?"Rise lasciandosi andare all'indietro sul letto, feci lo stesso conscia di avergli rovinato un progetto di cui non ero a conoscenza, ci alzammo subito e andammo a bere un caffè sulla spiaggia.Sorrido io pure oggi a ripensarci, fu buffo. Rifletto su certi meccanismi della attrazione. Fisica? Mentale? Mah, a volte nasce da disegni che la nostra percezione impazzita si diverte a ritrarre burlandosi di noi.