matite grasse_______

IO AMO IL MIO ACQUARIO (anzi, il mio acuario) - Corso di acquariologia di livello intermedio - Lezione n.36


Quello azzurro si chiama Simon, quello a strisce nere si chiama Samantha e quell’altro non ha un nome perché non ha abbastanza personalità per meritarsene uno. Sì, poi ce ne sono un’altra decina che chiamo tutti “pesce”. E Dimerda, il cognome. Uha ha ha ha ha… e adesso vi aspiro a poco a poco l’acqua dalla vasca e voglio vedervi boccheggiare e morire poco a poco… Dunque, se hai i soldi compri il biocondizionatore e glielo versi dentro. Se non hai i soldi gli lasci l’acqua così com’è: così vedi se sono pesci con le palle, se hanno la scorza dura o se sono solo delle checche. Mio nonno gli metteva l’acqua di Po e loro non si lamentavano, e al posto della torba gli buttava l’acido solforico (diluito, chiaramente: 10cc ogni litro d’acqua). E al posto di tutte quelle cazzatine e giocattolini sulla ghiaia, tipo castelli, anfore ecc… gli ossi di pollo che avanzavano per cena. Ti hanno rimesso incinta eh? Se non fosse che non vi toccate nemmeno ti direi che sei un puttanone… anzi, te lo dico lo stesso: sei un puttanone. Allora, se vedete che il pesce inizia ad essere ricoperto di muffa può significare solo una cosa: da questo momento non fatevi nessun scrupolo ad usarlo come cavia (perché prima ve ne fatevate?). Posso consigliarvi interessanti esperimenti atti a quantificare il tempo di sopportazione della cavia nel freezer o immerso in una soluzione di succo d’arancia e benzina (fate attenzione a maneggiare la benzina nelle vicinanze di fiamme libere), oppure il classico monitoraggio del comportamento in presenza di dolore causato da forbici, taglierini e simili. E poi, insomma, sbizzarritevi un po’ voi. Fatemi avere poi una relazione approfondita a riguardo.