sogno e realtà

a prescindere...


“Cancellato…” quante volte abbiamo pronunciato questa parola… e quante l’abbiamo ascoltata.. forse molte volte l’abbiamo anche pensato.. e non abbiamo avuto il coraggio di pronunciarla.. o avremo voluto non ascoltarla.. e, sicuramente, per i più svariati motivi… a volte in maniera prevista.. altre in maniera assolutamente inaspettata… come è capitato a me un paio di giorni fa..Mi sono alzato presto… la sveglia non ha avuto il tempo di fare il secondo squillo che io ero già per terra.. e quindi mi avvio al rito che mi accompagna tutte le mattine.. ma.. ma non avevo idea che quella non era assolutamente una mattina come tutte le altre…Prendo la macchina… ho poco carburante ed i distributori sono in sciopero.. ma non fa niente.. sono certo che ciò che ho nel serbatoio mi permetterà di raggiungere la mia meta.. ed infatti, dopo appena 40 minuti sono al parcheggio.. lascio la macchina… prendo le valigie… salgo in navetta e… e mi avvio verso il mio destino… un destino amaro.. un destino beffardo.. che spesso ti deride prendendosi gioco di te… ed in quel giorno il destino si vestì di una sola parola… “cancellato”… che a prima vista potrebbe anche non voler dire nulla.. potrebbe… ma se accanto leggete il numero del vostro volo… vi garantisco che non è assolutamente una piacevole sensazione… Sono rimasto un po’.. potrei dire, incredulo.. ed in quel po’ ho iniziato a farmi le domande che chiunque si volge in certi momenti: “ma sto leggendo bene?... ma è proprio il mio volo?... e ora che cosa succede?... e tutti i miei programmi?...”Passai i primi minuti come se mi avessero dato un pugno nello stomaco.. passai i primi momenti con la mente bloccata… le mani che stringono le valigie.. gli occhi fissi al tabellone.. e le orecchie che non riescono a decifrare un vocio che ho accanto e mi circonda… Ma non ho impiegato molto per capire che fissando il tabellone la situazione non sarebbe mai cambiata… Dopo qualche minuto mi ritrovo in una grande sala d’aspetto… luminosa… asettica… quasi silenziosa.. le valigie sempre accanto.. il biglietto saldo nel taschino della camicia.. e la voglia di vivere che si era assottigliata di parecchio..Mi siedo… appoggio le gambe sul trolley grigio.. distedo le testa in dietro.. abbasso gli occhiali e socchiudo gli occhi… allento la presa… e mi sembra di sentire il suono che avverte i viaggiatori di allacciarsi le cinture.. e poi una voce “Si pregano i signori viaggiatori di volere allacciare le cinture di sicurezza di spegnere tutti i dispositivi elettronici e di portare lo schienale in posizione eretta.. e si raccomanda ancora di non accendere i cellulare fino alle aperture delle porte..” ho il cuore a mille… lo sguardo fisso oltre quel minimo finestrino.. ed il viso attaccato a quel vetro come un bambino davanti una cioccolateria… ma… atterrati… Scendo e mi dirigo verso il nastro trasportatore dei bagagli… aspetto un attimo.. ed eccola… la mia valigia.. la prendo e cerco di fare tutto con naturalezza.. tutto come se fosse normale… ma.. ma sento il cuore che mi pulsa in gola.. la schiena che manda segnali che sembrano scosse elettriche.. sento le gambe come due fruscelli… afferro la maniglia del trolley e mi dirigo… ecco sto per uscire.. mi guardo in torno.. e.. eccola.. accanto alcune persone… la riconosco subito.. la riconosco da un codice che non riesco a decifrare.. ma la riconosco.. e mi avvio verso di lei.. imprimendo quei pochi istanti… scarpe con il tacco aperte..  marroni..  jeans che le donano una qualcosa di diverso da tutte.. camicia bianca con sopra un gilet blu.. e.. un viso che parla da solo.. un viso attorniato da capelli scuri e corti.. occhi scuri ed un leggero trucco che si posa in lei come una farfalla.. occhiali scuri e grandi… mani curate ed un modo di parlare che rimarrei ore ad ascoltarla.. ma… forse anche un po’ di più..Saliamo in macchiana e ci dirigiamo in mete che non conosco.. in profumi mai sentiti.. in attimi da vivere.. come la musica che mi segue dal primo istante.. musica che allontana qualsiasi rumore.. qualsiasi cosa che si possa avvicinare anche lontanamente ad un suono.. infatti… quella sera, sul balcone, c’era solo lei.. una candela accesa alla liquirizia e la mia musica… una musica che  pianoavvicinava le nostre mani… musica.. che le mani ora le intreccia… musica che d’un tratto.. avvicinava anche i nostri volti… i nostri visi… le nostre anime.. anime che potevamo pure respiarci.. e mentre le emozioni si accarezzavano.. sentivo il profumo della sua pelle… del suo vibrare… del suo volermi.. e.. ed è stato un attimo.. un attimo che sembra non avere mai fine.. un attimo che sai solo quando inizia… un attimo che ci permette, delicatamente, di unire le nostre labbra.. e respiri che si abbracciano... i nostri desideri.. le nostre voglie.. e..  e le forze non esistono più… la luna adorna tutto attorno a noi di una luce argentata… una luce che rende tutto lunare… paradisiaco.. e soffice… come il suo respiro.. i suoi occhi… il suo sapore… e i colori di due corpi che si adagiano.. si muovono insieme.. si sudano.. si impadroniscono l’uno dell’altra… mi solevo.. la guardo.. “addosso le faccio caldo…” i violini rallentano... il piano batte le sue note più delicate... i piatti vengono accarezzati... un arpa vibra lente note... vorrei baciarla ancora.. ancora di più.. ma.. ma d’imporvviso… non ricordo più se l’aereo l’ho preso.. l’ho perso.. l’ho ritrovato… ma non ha più importanza.. perché sto vivendo un sogno… e, giuro, questa volta non voglio essere svegliato…