La riscossa del Sud

GENNAIO 1862: La Strage di Castellammare del Golfo (Trapani)


Passato il 2011, sono finite anche le sciocche e insulse autocelebrazioni del 150° anniversario dell'unità d'Italia. Quante blasfemie abbiamo dovuto sentire in quest'anno celebrativo, dove si è persa l'occasione di fare giustizia alla verità storica e a un popolo umiliato e massacrato.Ma la verità va oltre le false celebrazioni e l'esaltazione di quei miti del risorgimento, che non solo calpestano la dignità del popolo meridionale, ma offendono la giustizia.Finiti i trionfalismi è tempo di raccontare ancora la verità, perchè finalmente si possa costruire per il Sud un'occasione di riscossa e di liberazione
Ormai è risaputo che la liberazione del sud, così come la storiografia ufficiale ha voluto esaltare la conquista  del Regno delle Due Sicilie, altro non è stato che un saccheggio, motivato dalla volontà del Piemonte e dei Savoia di allargare il loro staterello e derubarci dei tesori che si conservavano nel Banco di Napoli e di Sicilia.Per fare questo sono stati distrutti interi paesi, uccise migliaia e migliaia di liberi cittadini, stuprate donne e persino bambine, massacrati finanche vecchi e bambini.Ma la cosa peggiore è stata quella di calpestare la dignità del nostro popolo, defraudarci della memoria storica e della libertà, di toglierci la nostra indipendenza e fare delle Due Sicilie la colonia del nord.
Per questo noi non potevamo celebrare l'usurpazione, ma solamente ricordare le vittime, nella segreta speranza di ritrovare una idendità calpestata e la volontà di riprendere in mano la nostra storia e la nostra indipendenza.
 
Tra le tante stragi in questo mese di gennaio si ricorda quella di Castellammare del Golfo in Sicilia, una strage dimenticata volutamente, scatenata dalla volontà di un potere straniero, quello piemontese, di imporre ad un popolo, fino  a pochi anni prima indipendente, la propria volontà e le proprie leggi, che cozzavano discriminatamente con le idee e le leggi di quella gente.Difronte all'imposizione quel popolo seppe ribellarsi per difendere la propria libertà. Ma gli costò terribilmente, perchè il conquistatore non mancò di reprimere la sete di libertà con il sangue e la violenza. E ci sono ancora quelli che negano che tale azione del potere piemontese fu vero e proprio genocidio di un popolo, della sua libertà, delle sue idee.Ma farò raccontare i fatti di quel gennaio 1862 da uno scrittore, storico e giornalista del tempo, testimone di quegli avvenimenti, e che narra in un suo libro questo terribile avvenimento. È Francesco Durelli che in questo suo libro narra gli avvenimenti del 1862, libro ridato alle stampe e che possiamo trovare presso                        http://stores.ebay.it//EmporioDueSicilie                 
Turbolenze gravissime segnano il 1. giorno di gennajo in Castellammare del golfo (Sicilia) a causa del nuovo peso della coscrizione militare. Il popolo in armi insorge, gira il paese a colpi di fucile, gridando ABBASSO LA LEVA, morte a ...piemontesi, viva la repubblica, afferra, e minaccia di massacrare il Delegato dì Pubblica Sicurezza, il costui figlio, e il Sindaco: i carabinieri sardi, e il giudice mandamentale nella fuga ricevono dietro una scarica dì fucilate. è aggredito, ed ucciso, con la figlia, il Borusco comandante della guardia nazionale: è incendiata la casa, e gli abitanti della famiglia Asaro; quella del medico Calandra, ed ucciso un Antonino di tal cognome: bruciate tutte le officine delle pubbliche amministrazioni. Accorso da Alcamo (capo distretto) il comandante Varvaro de' militi a cavallo, è ucciso con sette de' suoi. Di quest'agitazione cominciano a risentire gli altri paesi convicini. I piemontesi si risolvono ad un colpo disperato: da Palermo, e da tutti i punti di Sicilia concentrano per mare e per terra le loro forze contro il paese insorto, il quale si difende con ardore, ed uccide nell'assalto il capitano Mazzetti, piemontese, un sergente de' bersaglieri, - e varii altri militari restano feriti. - Accorrono nuove truppe, e fanno uno sbarco numerosissimo. Ecco come si esprime il Diritto a Torino de' 5 gennaio: «oltre di tante troppe accorse in Castellammare di Sicilia, vi sono spedite nella notte stessa de’ 2. sul Monzambano due compagnie di bersaglieri; e questa fregata non può accostarsi alla spiaggia, ove son collocati due obici degl'insorti, che per due ore la fanno stare lontana: bisogna far venire da Trapani la bombardiera l'Ardita, ohe fa tacere i due obici della spiaggja, e cosi si accinge allo sbarco; ma appena approda il primo battello, una scarica degl'insorti fa cadere il capitano della compagnia, e vari soldati: allora la fregata comincia a lanciare granate a giusto tiro, e costringe gl'insorti a cambiare posizione: la truppa riesce a sbarcare; esegue vari arresti, fucila sette individui sul momento (di tre de' quali non si cura né anche, di liquidare nome e cognome); ne manda 27 legati, a Palermo: il nucleo degl'insorti si getta su' monti... Da ciò si vede, che la massa dei popolo in Sicilia è malcontenta; sia per non aver guadagnato nulla dopo la rivoluzione, sia per odio verso la leva; sia por timore di nuovi dazii».La semiofficiale Opinione di Torino (n.13) riporta una sua corrispondenza da Palermo, nella quale è affermato: che «tale sommossa merita tutta l'attenzione del governo e del paese; perché le file erano distese in parecchi altri luoghi lungo il littorale dell’isola, le quali noti ebbero tempo di manifestarsi».Cade qui in acconcio di notare che sul modo di procedere de’ piemontesi nel rincontro il deputato Crispi, nella tornata del parlamento di Torino dei di 11 del detto mese di gennajo, muovendo interpellanze, dice, tra le altre cose: - «i fatti tragici di Castellammare sono d'importanza maggiore di quel che possano farli credere le reticenze della gazzetta ufficiale, essendone state le Autorità locali informate 20 giorni prima.... Il malcontento in Sicilia è gravissimo, sopratutto contro la leva».E nella susseguente tornata de’ 15 l'altro deputato D'Ondes; censura gravemente «il subitaneo massacro degl'individui fucilati nel rincontro senza nessuna forma di giudizio, o di legalità e grida contro questo atto di barbarie su le persone de’ cittadini che potevano anche essere innocenti». (Francesco Durelli in Le Condizioni del Reame delle Due sicilie 1862)In quella terribile strage le sette vittime  sono state:Mariana Crociata cieca, analfabeta, di anni 30;Marco Randisi di anni 45, storpio, bracciante agricolo, analfabeta;Benedetto Palermo di anni 46, sacerdote;Angela Catalano contadina, zoppa, analfabeta, di anni 50;Angela Calamia di anni 70, diversamente abile, analfabeta;Antonino Corona, diversamente abile di anni 70;e la piccola Angelina Romano, che sembra non abbia neppure ancora compiuti i   nove anni.Questa è stata la giustizia del conquistatore del nord.