L’appuntamento preso per Napoli il giorno 23 gennaio è passato attraverso facebook, come un “tam tam”, ma consapevoli che non molti avrebbero risposto positivamente all’intesa di ritrovarsi in questo momento particolare, che vede dappertutto segni di rivolte e resistenza a questo governo dei banchieri e ad una politica nazionale, che diventa sempre più qualunquista e lontana dal popolo. Seppure ormai in molti siamo consapevoli della situazione nazionale, specialmente per il nostro Sud, che si ritroverà sempre più nella miseria, ancora non molti hanno preso consapevolezza chiara del perché il sud è perdente di fronte al nord, e di chi sia la colpa del disfacimento della nostra economia meridionale. Mentre ben presto all’alba, sono partito per recarmi a Napoli, guardandomi attorno sul treno, riflettevo proprio su questa inconsapevolezza generale, dovuta a svariati motivi, e pensavo che la nostra gente del sud, nonostante continui a subire umiliazioni e situazioni difficili, resta passiva di fronte ad ogni possibilità di reazione. A lamentarsi si va bene, ma poi a dover prendere la decisione di reagire si resta immobili, in quell’immobilismo che non mancò neppure in quegli anni neri della conquista del sud, dove tanti lottavano e morivano per la Patria delle Due Sicilie, ma tanti altri subivano silenziosamente. Tanto più oggi, dopo 150 anni di colonialismo, sento a pelle che la nostra gente si è “italianizzata”, nel senso peggiorativo della parola, continuando passivamente a vivere la grigia giornata dello “schiavo”, costretto a fare gli interessi di uno stato-padrone.Si è ormai convinti che così deve andare, e che nulla mai cambierà. Come cantava anche il maestro Battiato in una sua canzone. “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Non cambierà, non cambierà…. eppure alla fine, come una spinta positiva alla speranza, concludeva: sì che cambierà, vedrai che cambierà. Uno slogan dice, se tu credi che mai nulla cambierà, allora realmente nulla cambierà. Penso quindi che bisogna mettere a fondamento dei nostri propositi questa certezza del cambiamento, seppure la “Primavera del Sud tarda ad arrivare”.Riflettevo anche alla liberazione da parte dell’India del colonialismo inglese. Non sono serviti i terroristi e le guerre a produrre quella vittoria. Anzi terrorismo e guerra portarono solamente maggiori dispiaceri e povertà al popolo indiano, sconvolto e abbattuto dallo strapotere della forte Inghilterra. (La nostra terra e la nostra gente ha già fatto i conti con il potere di uno stato straniero, che volendo ad ogni costo mantenere la sua potestà sul popolo vinto, ha usato ogni mezzo per reprimere e distruggere l’ansia di libertà e indipendenza, e per spogliarci ancora maggiormente di ogni ricchezza, della dignità e persino della memoria) Solamente la saggezza e la perseveranza di un solo uomo, che divenne l’anima dell’intera India, realizzò quella liberazione. La sua idea era semplice e potente allo stesso tempo. Probabilmente è di quella idea che dobbiamo impadronirci se vogliamo liberare il sud dalle sue catene e ridare dignità e benessere alla nostra gente, lavoro e futuro ai nostri giovani, serenità ai nostri bambini.Ultimamente a più riprese anche tra i nostri movimenti meridionalisti sta venendo fuori questa idea, che sarà forse la sola carte vincente: collaborazione comune, maggiore unità, anche conservando e sviluppando le personali diversità, rispetto di ciascuno, eliminando il ciarlare e il pettegolare, che sono l’arma della disgregazione.
Napoli 23 gennaio 2012 * LA RIVOLTA DEI TERRONI
L’appuntamento preso per Napoli il giorno 23 gennaio è passato attraverso facebook, come un “tam tam”, ma consapevoli che non molti avrebbero risposto positivamente all’intesa di ritrovarsi in questo momento particolare, che vede dappertutto segni di rivolte e resistenza a questo governo dei banchieri e ad una politica nazionale, che diventa sempre più qualunquista e lontana dal popolo. Seppure ormai in molti siamo consapevoli della situazione nazionale, specialmente per il nostro Sud, che si ritroverà sempre più nella miseria, ancora non molti hanno preso consapevolezza chiara del perché il sud è perdente di fronte al nord, e di chi sia la colpa del disfacimento della nostra economia meridionale. Mentre ben presto all’alba, sono partito per recarmi a Napoli, guardandomi attorno sul treno, riflettevo proprio su questa inconsapevolezza generale, dovuta a svariati motivi, e pensavo che la nostra gente del sud, nonostante continui a subire umiliazioni e situazioni difficili, resta passiva di fronte ad ogni possibilità di reazione. A lamentarsi si va bene, ma poi a dover prendere la decisione di reagire si resta immobili, in quell’immobilismo che non mancò neppure in quegli anni neri della conquista del sud, dove tanti lottavano e morivano per la Patria delle Due Sicilie, ma tanti altri subivano silenziosamente. Tanto più oggi, dopo 150 anni di colonialismo, sento a pelle che la nostra gente si è “italianizzata”, nel senso peggiorativo della parola, continuando passivamente a vivere la grigia giornata dello “schiavo”, costretto a fare gli interessi di uno stato-padrone.Si è ormai convinti che così deve andare, e che nulla mai cambierà. Come cantava anche il maestro Battiato in una sua canzone. “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Non cambierà, non cambierà…. eppure alla fine, come una spinta positiva alla speranza, concludeva: sì che cambierà, vedrai che cambierà. Uno slogan dice, se tu credi che mai nulla cambierà, allora realmente nulla cambierà. Penso quindi che bisogna mettere a fondamento dei nostri propositi questa certezza del cambiamento, seppure la “Primavera del Sud tarda ad arrivare”.Riflettevo anche alla liberazione da parte dell’India del colonialismo inglese. Non sono serviti i terroristi e le guerre a produrre quella vittoria. Anzi terrorismo e guerra portarono solamente maggiori dispiaceri e povertà al popolo indiano, sconvolto e abbattuto dallo strapotere della forte Inghilterra. (La nostra terra e la nostra gente ha già fatto i conti con il potere di uno stato straniero, che volendo ad ogni costo mantenere la sua potestà sul popolo vinto, ha usato ogni mezzo per reprimere e distruggere l’ansia di libertà e indipendenza, e per spogliarci ancora maggiormente di ogni ricchezza, della dignità e persino della memoria) Solamente la saggezza e la perseveranza di un solo uomo, che divenne l’anima dell’intera India, realizzò quella liberazione. La sua idea era semplice e potente allo stesso tempo. Probabilmente è di quella idea che dobbiamo impadronirci se vogliamo liberare il sud dalle sue catene e ridare dignità e benessere alla nostra gente, lavoro e futuro ai nostri giovani, serenità ai nostri bambini.Ultimamente a più riprese anche tra i nostri movimenti meridionalisti sta venendo fuori questa idea, che sarà forse la sola carte vincente: collaborazione comune, maggiore unità, anche conservando e sviluppando le personali diversità, rispetto di ciascuno, eliminando il ciarlare e il pettegolare, che sono l’arma della disgregazione.