Alziamo la voce Questa terra bella assai, Due Siciliesi chiamava fiori, alberi e provvidenza,la chiamavano felice, un giardino di paradiso.Questo popolo contento, sapeva fare la sua fortuna,non mancavano pane e lavoro, per questa gente assai ingegnosa.Poi tenevamo un Re buono, con un cervello pieno d’ingegno, il Re Borbone, che vedeva assai lontano, per questo popolo inventavaferrovia, scuola e nuove strade, industrie, benessere e ricchezza,per tutti c’era lavoro, la casa per ogni famiglia.E questo popolo cantava a questo sole che illuminava,all’amore che portava nel cuore, a questo suo Re, che era un Signore. Poi venne Garibaldi, un fetente e puzzolente,con una banda di ciarlatani, un insieme di malandrini.Insieme a loro, un solo ammasso, si unirono i camorristi, fecero un solo massone, questi pezzi di mascalzoni. Sono venuti a rovinarci, questi quattro ladri, chi li mandò? Una latrina, che pensava di essere Re, ma era un uomo senza valore, il più grande mascalzone. Oggi lo chiamano, in questa Italia, padre di tutta la patria, Vittorio Emanuele di Savoia, macellaio assassino, senza onore e senza lode, che spogliò questo paese, distrusse una nazione libera. Ci piangiamo il Re Borbone, questa casta di grande onore, veramente galantuomini, che parlavano napoletano, e tenevano il cuore in petto, sapevano vivere.Piangiamo quel tempo felice, che questa Napoli era pulita, non ci stava l’immondizia, non morivano i bambini.Non ci stava l’ingiustizia, che ha portato il Re Savoia, non ci stava fame e violenza, questo regalo ci è venuto da quel massone piemontese, che è venuto e si è rubato soldi, onore e civiltà.Ma è venuto, questo è il tempo, che alziamo queste nostre teste,che facciamo sentire la voce di questo popolo tradito.Vogliamo farle vedere, quelle teste che hanno tagliato, di innocenti e patrioti,li chiamavano briganti, ma lottavano per questa terra,per il nostro Re, vero galantuomo;vogliamo mostrarglieli quei morti straziati….donne, vecchi e bambini, padri di figli, mamme oneste,che cercavano giustizia, che volevano la libertà.Questo è il tempo. lo dobbiamo dire, ai malandrini, che il Savoia è uno straccio,quello di ieri, o quello di oggi, quella razza è sempre la stessa,dovrebbero rinchiuderla in un posto senza luce, dove mai entrasse il sole, dove per il freddo se ne muore.Dovrebbero mangiare lacrime e pietre,pensando sempre a quel disonore, che tengono sigillato dentro il cuore. Massimo ’58 - 2007
traduzione in italiano della mia poesia
Alziamo la voce Questa terra bella assai, Due Siciliesi chiamava fiori, alberi e provvidenza,la chiamavano felice, un giardino di paradiso.Questo popolo contento, sapeva fare la sua fortuna,non mancavano pane e lavoro, per questa gente assai ingegnosa.Poi tenevamo un Re buono, con un cervello pieno d’ingegno, il Re Borbone, che vedeva assai lontano, per questo popolo inventavaferrovia, scuola e nuove strade, industrie, benessere e ricchezza,per tutti c’era lavoro, la casa per ogni famiglia.E questo popolo cantava a questo sole che illuminava,all’amore che portava nel cuore, a questo suo Re, che era un Signore. Poi venne Garibaldi, un fetente e puzzolente,con una banda di ciarlatani, un insieme di malandrini.Insieme a loro, un solo ammasso, si unirono i camorristi, fecero un solo massone, questi pezzi di mascalzoni. Sono venuti a rovinarci, questi quattro ladri, chi li mandò? Una latrina, che pensava di essere Re, ma era un uomo senza valore, il più grande mascalzone. Oggi lo chiamano, in questa Italia, padre di tutta la patria, Vittorio Emanuele di Savoia, macellaio assassino, senza onore e senza lode, che spogliò questo paese, distrusse una nazione libera. Ci piangiamo il Re Borbone, questa casta di grande onore, veramente galantuomini, che parlavano napoletano, e tenevano il cuore in petto, sapevano vivere.Piangiamo quel tempo felice, che questa Napoli era pulita, non ci stava l’immondizia, non morivano i bambini.Non ci stava l’ingiustizia, che ha portato il Re Savoia, non ci stava fame e violenza, questo regalo ci è venuto da quel massone piemontese, che è venuto e si è rubato soldi, onore e civiltà.Ma è venuto, questo è il tempo, che alziamo queste nostre teste,che facciamo sentire la voce di questo popolo tradito.Vogliamo farle vedere, quelle teste che hanno tagliato, di innocenti e patrioti,li chiamavano briganti, ma lottavano per questa terra,per il nostro Re, vero galantuomo;vogliamo mostrarglieli quei morti straziati….donne, vecchi e bambini, padri di figli, mamme oneste,che cercavano giustizia, che volevano la libertà.Questo è il tempo. lo dobbiamo dire, ai malandrini, che il Savoia è uno straccio,quello di ieri, o quello di oggi, quella razza è sempre la stessa,dovrebbero rinchiuderla in un posto senza luce, dove mai entrasse il sole, dove per il freddo se ne muore.Dovrebbero mangiare lacrime e pietre,pensando sempre a quel disonore, che tengono sigillato dentro il cuore. Massimo ’58 - 2007