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G. Verdi - MESSA da REQUIEM (2) Dies Irae

Post n°30 pubblicato il 05 Settembre 2010 da massimo_decimo_m
 

La "Sequenza", spesso chiamata con il suo nome latino di sequentia, è un canto liturgico nato attorno all'anno 1000 nei monasteri dove i monaci, per meglio ricordare le lunghissime melodie senza testo proprie degli alleluia del canto gregoriano, avevano preso l'abitudine di inserire un testo trasformando la melodia in un canto sillabico rimato, appunto la sequentia, che venne progressivamente inserita nel testo della Messa cantata. Ogni comunità aveva le sue "sequenze", fino a che, nel Sedicesimo Secolo con la Controriforma, ne fu vietato l'uso ad eccezione di cinque "sequenze", tra cui c'era la "Sequenza Stabat Mater" di Jacopone da Todi e la "Sequenza Dies Irae" di Tommaso da Celano (1190-1260)

La "Sequenza Dies Irae" costituisce dunque la parte principale dei Requiem di molti musicisti, da da Mozart a Verdi, da Cherubini a Berlioz.  Essa descrive il giorno del Giudizio Universale, l'ultima tromba che segna la fine dei tempi e raccoglie tutti gli uomini dinnanzi al trono del Supremo Giudice.

   Dies Irae                                Dies Irae
    Dies irae, dies illa                    
Giorno d'ira, quel giorno,
    solvet saeculum in favilla
         distruggerà il mondo nel fuoco    
    teste David cum Sybilla.           come affermano Davide e la Sibilla.
    Quantus tremor est futurus,   
Quanto terrore ci sarà
    quando judex est futurus        
quando verrà il giudice
    cuncta stricte discussurus.      
per giudicare tutti severamente.

   Tuba mirum                            Tuba mirum
   
Tuba mirum spargens sonum  
Una tromba che diffonde un suono meraviglioso
    per sepulchra regionum           
nei sepolcri di tutto il mondo
    coges omnes ante thronum     
chiamerà tutti davanti al trono
    Mors stupebit et natura,          
La morte e la natura stupiranno
    cum resurget creatura             
quando la creatura risorgerà
    judicanti responsura.               
per rispondere al giudice.

Il testo liturgico della Messa per i defunti offre un tema incomparabile a Verdi, così come a tutti i musicisti che hano scritto un Requiem.  I Requiem sono dei capolavori, se non "il capolavoro" di un musicista, perchè, anche se inconsciamente, lo compone pensando alla sua morte.
Nel Requiem di Verdi il Dies Irae assume una posizione centrale, addirittura ciclica. Il tema infatti viene riproposto più volte (alla fine del Confutatis prima del Lacrymosa e addirittura nel Libera me domine.  Di spaventosa potenza espressiva, il tema, inquietante avviso fonico della morte e del terrore che essa suscita nell'uomo, viene introdotto da quattro terrificanti accordi di sol minore a piena orchestra.  Le trombe del giudizio, nella loro disposizione spaziale (trombe vicine e trombe lontane) creano grande tensione drammatica ed il coro, sussurrando "quanto tremor est futurus" incute vero terrore.
Il Mors stupebit, cantato dal basso ed accompagnato da un disegno melodico degli archi, si frantuma via via nell'attonita sospensione della parola mors [morte], ripetuta tre volte...


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