MUSICA GENTE

Post N° 375


Quasi in contemporanea col nuovo album di Luca Turilli “The Infinite Wonders Of Creation” è uscito sul mercato questo nuovo progetto di Luca, i Dreamquest. Purtroppo non in contemporanea sono state pubblicate le due recensioni, per questo non vi accanite troppo contro di me, (comunque potete insultarmi liberamente con i commenti). Questo debutto dei Dreamquest “Lost Horizons” ci propone uno stile (per fortuna) differente da quello dei Rhapsody, per fortuna perché non avrebbe avuto senso proporre una fotocopia della band madre.L’album si snoda attraverso 12 pezzi caratterizzati da un metal elettronico e sinfonico, molto influenzato dalle tastiere di Turilli. Proprio le tastiere, il primo vero amore di Luca. A farla da padrone in tutto l’album, infatti, sono proprio i suoni elettronici e le orchestrazioni abbondanti (forse anche troppo) di Turilli , relegando la chitarra, di Dominique Lerquin (turnista dei Rhapsody) a semplice accompagnamento.L’album scorre piacevolmente, tra alti e bassi, da citare il singolo “Virus”, la title track “Lost Horizons, “Black Rose” ed “Energy”, che grazie al buon lavoro di Luca, ma soprattutto all’ottimo cantato dell’ignota “ugola d’oro” riescono a colpire nel segno dal primo ascolto. Purtroppo per dovere di cronaca bisogna ammettere che non tutte le songs riescono a far centro, una banale “Sospiro Divino” (vano tentativo d’imitazione di quel capolavoro che è “Lamento Eroico”), “Shades Of Eternity” e “Frozen Star” che non entusiasmano certo. A chiudere il lotto si presentano due ottime canzoni “Too Late” e “Dolphins Heart” e una sufficiente “Gothic Vision”. Come per l’album solista di Turilli, anche per questa sua nuova creatura vale lo stesso discorso, qualche canzone in meno probabilmente avrebbe giovato all’album, visto che sono tutte canzoni di buona fattura, ma nessuna fa gridare al miracolo. Nonostante tutto ancora una prova positiva da parte del Turillone nazionale.Nota (di demerito) per la SPV, che in meno di 20 giorni ha messo sul mercato due lavori dello stesso autore, cercando di “spillare” più soldi ai fan. Da questo il mio giudizio pressoché uguale a “The Infinite Wonders Of Creation”, i due album si equivalgono