MUSICA GENTE

Post N° 484


Eagles of Death Metal - Peace, Love and Death Metal (2004)
Il fatto che Josh Homme sia un vero e proprio fiume in piena per quanto riguarda idee musicali, era già palese anche solo pensando ai suoi tre progetti più famosi quali Kyuss, Queens of the Stone Age e Desert Sessions. Ma ora alzi la mano chi pensava che il talentuoso ragazzone californiano avrebbe messo in piedi una band dal bizzarro nome di Eagles of Death Metal, dove ha deciso di suonare la batteria sotto lo pseudonimo di Carlo Von Sexron, proponendo una sorta di glam-stoner estremamente divertente. Nessuno poteva aspettarsi una tanto singolare scelta nonostante dall'estro di questo grande artista ci si dovrebbe aspettare di tutto. Ancora più singolare è la scelta di omettere la presenza di un bassista a vantaggio di due chitarristi forse per conferire quel tocco lo-fi che dal primo all'ultimo brano fa tenere le orecchie incollate allo stereo. Jesse Hughes oltre alla chitarra sfodera una voce in bilico tra il rock'n'roll alla Elvis e il falsetto degno della più grande scuola glam-rock. Già dal primo brano dal titolo "I only want you" si respira un'atmosfera da b-movie americano in stile "Dal Tramonto all'Alba". Non c'è niente che può riguardare il rock degli Eagles tanto meno l'aggressività del Death Metal, in questo disco infatti lo stoner, che tanto piace a Homme, incontra il garage/rock'n'roll confezionando quindici brani dai suoni volutamente sporchi e graffianti come l'accattivante "Speaking in tongues" e "So Easy". Una simpatica cover di "Stuck in the middle with you" degli Stealer's Wheel, rinominata per l'occasione "Stuck in the metal", consolida l'atmosfera Tarantiniana di questo disco che gioca anche con il blues nel brano "Midnight Creeper" e con riff vagamente spagnoleggianti dell'intro di "Already Died".Venature country prendono il sopravvento nel brano "Who'll love the devil" in cui il ritmo serrato ci fa accorgere di una certa monotonia nei ritmi, ma d'altra parte Carlo Von Sexron non è un vero batterista. C'è da dire che anche questo progetto, che potrebbe entrare di diritto tra le desert sessions come volume 9-10, non lascia assolutamente insoddisfatti e il brano "Miss Alissa", che chiude il disco con il suo ritmo sostenuto, continua a giocare in maniera convincente con la melodia e il rock'n'roll regalando ai fan di Josh Homme un piccolo gioiello in attesa di un nuovo album dei QOTSA.