MUSICA GENTE

Post N° 544


Scrivere una qualsiasi cosa che riguardi i Led Zeppelin può facilmente sembrare un'impresa complessa, sopratutto per chi, come chi scrive, non ha vissuto gli anni della lucente e vivida storia ma ha scoperto la grandezza della band inglese solo successivamente, disco per disco e canzone per canzone. Oltre alle difficoltà soggettive, c'è da mettere in conto lo spazio necessario per parlare di chi, nel bene (di tutti) o nel male (proprio) ha raccolto l'eredità del blues e l'ha rinnovata, riproposta in maniera fresca, tal volta geniale, malata, sensuale ed a volte oppressiva e pesante. Oppure la consapevolezza di parlare di un gruppo di persone che hanno inventato uno stile di vita, quello della Rock Star, che nel mito collettivo è rimasto tale, un ideale a cui le star di oggi  non possono nemmeno pensare di avvicinarsi, troppo intente ad accattivarsi il pubblico con comportamenti inoffensivi - che cioè non offendono - ma che nella più palese realtà dei fatti le rende semplici marionette ad uso e consumo delle etichette da cui dipendono. Quindi, dopo una carriera più che trentennale, non voglio essere io a parlare degli 'Zep in quanto band o della loro storia, ma vorrei focalizzare l'attenzione sulle varie uscite 'postume' e su come, a differenza di moltissime altre band storiche, quelle dei nostri siano a volte, ma non sempre, rivolte a far scoprire un lato 'diverso' della band più che alla necessità di riproporre la sempre noiosa formula del pacchetto di canzoni famose ed importanti. Se si escludono quindi le uscite più evidentemente votate al dollaro, come ad esempio il "Remasters" (ma anche qui potremmo discutere molto, dato che quello dei Led fu il primo remaster mai pubblicato) possiamo notare come con molta difficoltà si trovino, in primis, delle track list troppo simili... mentre quante volte i notri genitori hanno sei-sette copie, praticamente identiche, di "Day Tripper", "Yesterday" o "Michelle"? No, i Led Zeppelin hanno puntato sempre sul variegato, sulla differenza, per cui ascoltate "Dazed And Confused" dal recentissimo "How The West Was Won" e poi passate alla stessa song di "BBC Sessions".  Ma anche altri tipi di scelte sono state fatte: così nasce "No Quarter", uscito solo a nome Page & Plant, ma che ripropone alcuni classici, quelli che cioè più si adattano ad essere suonati in session acustiche. E tuttavia, essendo i nostri sempre stimolati dalle novità, eccoli farcire il tutto con strumenti tradizionali della vecchia Irlanda, ma anche con altre sonorità provenienti dall'Africa mediterranea. Qui nascono versioni ancor più calde e, se mi si passa il termine, più delicate di canzoni come "The Battle Of Evermore", "Kashmir" ed il singolo con il quale i nostri presentarono l'evento al pubblico, ovvero "Gallows Pole".A tutto ciò aggiungerei anche lo stupendo doppio live che Jimmy Page ha suonato con i Black Crowes - "Live At The Greek" - in cui le song dei quattro inglesi perdono un po' della complessità che li permeava sembrando come nate oggi, più grezze, roche, sporche e, come se a loro potesse anche servire, giovani. Personalmente ritengo che ogni uscita di questo fantastico quartetto vada acquistata, soprattutto dagli estimatori... certo, chi scopre oggi la band non necessita della ricercatezza delle recenti uscite, ma se c'è un gruppo per il quale vale la pena spendere, questi sono di certo i Led Zeppelin.