MUSICA GENTE

Post N° 576


IGGY POP & THE STOOGESLe sette vite dell'Iguana
 Dall'esordio folgorante con gli Stooges alla discontinua carriera solista "sponsorizzata" dal suo amico David Bowie. Dai rituali autolesionisti sul palco alle incursioni nel cinema. Storia di Iggy Pop detto "l'Iguana", padrino del punk e icona del rock "estremo"
Precursori del punk, ma anche ferventi seguaci delle liturgie più inquietanti dei Doors e dei baccanali più dissoluti dei Velvet Underground. Tutto questo erano The Stooges, la band di Detroit capitanata da Iggy Stooge, futuro Iggy Pop (all'anagrafe: James Jewel Osterberg, nato nel 1947 a Ypsilanti, Michigan, Stati Uniti). Formatasi ad Ann Arbor, nel Michigan, la band suscitò subito scalpore per i suoi testi licenziosi e per le esibizioni sfrenate del suo leader: un autentico animale da palcoscenico che incendiava l'audience ricorrendo a ogni forma di esibizionismo, comprese forme di autolesionismo selvaggio. Uno stile che non poteva passare inosservato: "Allora c'era caos un po' dovunque, le uniche certezze le avevi sul palco, mentre quando scendevi tutto tornava misterioso - racconta Iggy Pop -. Il mio scopritore che mi introdusse all'Elektra Records rimase incantato non dalla nostra musica ma dalla violenza con cui mi esponevo all'audience quando suonavamo nei locali di Los Angeles".Correva l'agosto del 1969 quando l'Elektra pubblicò il loro album d'esordio, intitolato semplicemente The Stooges e prodotto da John Cale dei Velvet Underground. Inizialmente, come accade a molti capolavori del rock, il disco non fu un successo. Le vendite non furono all'altezza delle aspettative (anche se raggiunsero quota 35mila) e per risollevare le sorti commerciali di Iggy Pop alias "L'Iguana" fu necessaria negli anni un'accurata operazione di "restyling" da parte di quel grande manager del rock che è David Bowie.Eppure quel disco di esordio degli Stooges ha segnato la storia del rock, influenzando moltitudini di band, al punto che oggi è diventato uno dei capisaldi della generazione new wave. Ascoltandolo, si ha l'impressione che Iggy e i suoi compagni (Ron Asheton alla chitarra, Scott Asheton alla batteria e Dave Alexander al basso) fossero avanti di vent'anni rispetto ai loro contemporanei. Il loro suono, infatti, è privo di ogni connotazione temporale. La voce di Iggy ricorda quella di un Mick Jagger ancora più sporco e depravato. Il suono della chitarra di Ron Asheton è disintegrato, distorto. Si alternano sprazzi di rock duro e selvaggio - "1969" (ripresa in chiave gotica dai Sisters of Mercy), "I wanna be your dog", "Real cool time" - a lenti "raga" lisergici, come "We will fall" (dieci minuti di puro delirio psichedelico, con la viola straziata di John Cale in primo piano) e "Ann", che concede forse i momenti più morbidi, ma che prorompe in un lancinante assolo di chitarra finale.  Gli Stooges interpretano il malessere di una gioventù che proprio in quel momento si sta auto-celebrando a Woodstock. Ma dietro la loro musica, ruvida e malata, non ci sono speranze, né utopie. E' un'inesorabile discesa negli inferi della noia, della decadenza, della perdizione: un nichilistico "mal di vivere". In questo senso "No Fun" ("Nessun divertimento"), riproposta in seguito dai Sex Pistols come retro di "Pretty Vacant", è una sorta di "manifesto". Inutile nominare tutte le band che da questo disco hanno imparato che cosa è il rock. Si fa prima a dire che, forse, senza "The Stooges" la new wave e il punk non sarebbero stati la stessa cosa. Per promuovere il disco, gli Stooges si dedicano quindi a un'intensa attività live che vede il loro leader assoluto mattatore.  A Cincinnati, Pop trascorre buona parte del concerto in mezzo al pubblico e quando torna sul palco è completamente cosparso di burro di noccioline. A Boston, per scaldare un'audience distratta, salta e si contorce sul palco, si taglia il torace e comincia a sanguinare. Il successivo album Fun House (1970) ripropone il suono sporco degli esordi, quindi un nuovo tour porta Iggy e compagni in giro per l'America. Ma la band, dilaniata da tensioni interne e problemi di droga, è arrivata al capolinea. Non basterà a salvarla l'improvvisata ricomposizione sotto l'egida del manager di Bowie, Tony De Fries, che produce Raw power (1973). Dopo lo scioglimento degli Stooges, Iggy Pop vive un periodo di profonda crisi, da cui si risolleva solo nel 1977 grazie alle cure dell'amico David Bowie. In piena esplosione punk, "l'Iguana" pubblica The Idiot e Lust for life (entrambi del 1977 e prodotti da Bowie), album in cui si fondono il rock'n'roll più aspro, selvaggio e "maledetto" e un pop più accessibile. Il risultato è un buon successo di critica e di pubblico.Iggy Pop attraversa gli anni '80 tra alterne fortune, registrando album spesso discontinui, ma fornendo esibizioni dal vivo sempre sanguigne ed esaltanti. Come quelle del "Nightclubbing Tour" del 1980-81, in compagnia di ex-Patti Smith Group come Ivan Kral e Richard Sohl, ed ex-Blondie come Gary Valentine e Clem Burke. Memorabile, in particolare, la data a Detroit insieme ai Rolling Stones. Nel frattempo, alcuni suoi brani vengono portati al successo da Bowie ("China Girl", "Loving the Alien"), ma anche da Sex Pistols ("No fun"), Siouxsie and The Banshees (l'inno alla notte di "The passenger") e Sisters of Mercy ("1969").La sua vita, però, corre sempre sul filo. Nel 1986, così, è ancora una volta il suo amico Bowie ad accorrere in suo soccorso, salvandolo dagli abusi di droga e alcol e producendogli l'album Blah-Blah-Blah. E' un disco di buon livello, seppur molto più commerciale dei precedenti, arricchito da brani come "Shades", "Real wild child" e "Cry for love". Per Iggy è il massimo successo di vendite della carriera: l'album entra nelle top ten in molti paesi e in Canada diventa perfino "disco d'oro". Dopo una collaborazione con Ryuichi Sakamoto, Pop riprende l'attività live, come supporter dei Pretenders e con alcuni concerti in Giappone. Quindi, torna in studio, affiancato da Bill Laswell dei Material, per incidere Istinct, album che suona come un ritorno alle origini, ovvero a quel rock scarno e chitarristico che aveva costituito il marchio degli Stooges. La sua sembra un'energia inesauribile. "I momenti dai quali traggo maggior energia - spiega - sono quando finisco di comporre un brano, e quando mi siedo in studio e finalmente me lo riascolto dopo averlo inciso e realizzo che mi piace: ecco, in quel momento mi sento Dio. Dal vivo è molto differente, perché trascorro le due ore prima del concerto con un nervosismo persistente addosso, mentre le due ore dopo la fine dello show le trascorro serenamente, libero e rilassato". Negli anni 90, Pop offre ancora performance vitali e dischi all'insegna di un buon rock "di mestiere". Ma il livello complessivo della sua musica scade notevolmente. Considerato ormai un'autentica icona vivente del rock, il cantautore americano si è dedicato con successo anche al cinema, come dimostrano le partecipazioni ai film "Cry Baby" di John Waters, "Il colore dei soldi" di Martin Scorsese, "Sid e Nancy" di Alex Cox e "The Crow: City Of Angels" di Tim Pope. Ma a dare nuovo lustro al suo mito è anche la colonna sonora del cult-movie Trainspotting di Danny Boyle, che rispolvera alcuni dei suoi classici, come "Lust for life" e "Nightclubbing".  Nel 1996, Pop ha pubblicato l'album Naughty Little Doggie e l'antologia Nude and rude - The best of Iggy Pop che racchiude molti dei suoi successi, compresi quelli con gli Stooges. Quindi nel 2001, l'inatteso ritorno a un disco in studio con Beat 'em Up. Un album pieno di energia, a cominciare da "The Mask", la prima traccia, in cui Iggy urla come ai tempi d'oro: "Tu hai addosso una maschera!" Il tono complessivo è duro e metallico (la martellante "L.O.S.T."), e il vecchio spirito punk torna a vibrare ("Football", "Savior"). Ma più che gli Stooges, ormai, sembra di ascoltare certi stereotipi hard-rock di Alice Cooper. Forse Pop è più efficace quando torna il rettile di "Raw Power", con le sue urla animalesche ("Go For The Throat", "Howl"). L'impressione, tuttavia, è che questo album non rimarrà tra i suoi classici.Ma Iggy l'Iguana ha sette vite: "Ho composto alcuni pezzi per un lavoro di danza contemporanea, ho lavorato sui testi di un nuovo film, ho preso parte ad un paio di lungometraggi e ho trovato il tempo anche, tra un impegno e l'altro, di disegnare una nuova linea di preservativi, e mi sono parecchio divertito". E a chi gli chiedeva un giudizio sugli attuali esponenti della scena rock mondiale, l'Iguana ha risposto da par suo: "Questi giovanotti di oggi, conoscono alla perfezione gli spartiti, ma non sanno neppure cosa significa vomitare!".