MUSICA GENTE

Post N° 577


MERCYFUL FATEDark-metal dalla Danimarca
Con i loro rituali oscuri e stregoneschi, i danesi Mercyful Fate di King Diamond hanno inaugurato il metal-nordico, ovvero il filone più estremo e più irriducibile del metal tuttoLa variante che ispireranno e praticheranno i Mercyful Fate (come i Manowar) è il power; il modo di concepire questo è (come i Venom) il black.    I Mercyful Fate inaugurano il metal-nordico (un po' la risposta al cosa fare in mezzo alla neve e al nulla, ora letteralmente paesaggistico e non deduzione espressionistica dal tutto-metropolitano), il filone più estremo, nelle forme e nei contenuti, più irriducibile e longevo, oggigiorno più numeroso, del metal tutto (formalmente il metal nordico oggi è o black/death o progressive: i Mercyful Fate facevano power). Venom e Mercyful Fate portano allo stato patologico (o folklorico) il satanismo dei Black Sabbath. Venom e Mercyful Fate non sono nichilisti: tutt'altro, sono ossessivamente credenti, solo dalla parte sbagliata. O meglio: per nascondere il classico "vuoto esistenziale" si costruiscono fantasmatici e fantasmagorici nemici-amici di cartapesta con i quali poi potersi auto-suggestionare; per poter così, in definitiva, prendersela con qualcuno che, se pur sfuggente, se pur invisibile, rimane comunque meno inintelligibile della società o del cosmo. Venom e Mercyful Fate usano il doom e il vocabolario dei Black Sabbath (Satana, male, sesso sadomaso, streghe) ma li trasportano con la potenza dei Motorhead. Il risultato dimostra quanto siano fondamentali questi quattro complessi per il genere. I Mercyful Fate sono King Diamond, un allora ventenne (ma che, come tutti i mitomani sembra non avere età) esibizionista dalle più magniloquenti sceneggiate sataniche e sadomasochiste. Si truccava e si trucca come Alice Cooper e i Kiss, ma per fini inscindibili dalla mania feticista, paranormale, fattucchiera. Il suo microfono era ed è sorretto da due ossa fatte passare come umane. Sedute spiritiche, orge, epilessie, necrofilia, complessi di persecuzione non riescono però (nemmeno agli occhi del diretto interessato) a camuffare un fondo di genuino malessere esistenziale che, indipendentemente dal modo di manifestarsi, aspira a una dimensione universale.