MUSICA GENTE

Post N° 601


Ottima serata di epic/classic quella organizzata da Hardsounds.it al Black Horse Pub di Cermenate(Co) lo scorso sabato 16 settembre 2006. Quattro band sullo stesso palco al prezzo popolarissimo di 15 Euro, tra le quali una delle leggende dell’epic metal: gli Omen di Kenny Powell, direttamente da Los Angeles.
Nella foto: Black ShadowsPoco prima delle 22 aprono le danze i Black Shadows, proponendo brani propri intervallati da cover di Manowar, Blind Guardian e Virgin Steele. Sorprendente la reazione del pubblico che, una volta tanto nei concerti che si tengono in Italia, tributa il giusto supporto anche alla band che apre la kermesse. Come si sa, spesso infatti gli opener di una manifestazione vengono snobbati, più che altro per partito preso piuttosto che per questioni tecniche. Ai Black Shadows invece è stato trasmesso, meritatamente, tutto il calore del pubblico, molto selezionato e competente. Convincente la loro prova, soprattutto perché hanno dato l’idea di “crederci”, che spesso vale di più che non tonnellate di assoli iperveloci…
Nella foto: "Fils" degli AssediumSuccessivamente ai Black Shadows è la volta degli Assedium di Luca “Fils” Cicero, freschi della pubblicazione del nuovo album per la sempre attenta etichetta My Graveyard Productions, dal titolo Rise of the Warlords. Se il gruppo in apertura aveva già scaldato a dovere l’audience, gli Assedium hanno rincarato la dose, grazie a un sound tremendamente potente e roccioso, a volte sorprendente per impatto. La loro ricetta è un epic metal veloce, diretto discendente di band come Omen (ma va?), Cirith Ungol, Manilla Road e Heavy Load, che si discosta dalla corrente più “scoppiettante” (Manowar/Virgin Steele) del genere. Dopo aver suonato brani loro, gli Assedium chiudono alla grande con la cover di Heavy Metal Angels, il leggendario brano degli Heavy Load, tra il tripudio dei presenti. Come i Black Shadows, anche gli Assedium hanno divertito e soprattutto si sono divertiti, particolare che molto spesso passa in secondo piano, a scapito di pose pseudoprofessionali e arie da rockstar che, come ero sicuro, non albergavano al Black Horse sabato sera.
Nella foto: Kevin Goocher versione Phantom-XE’ poi la volta dei Phantom-X, e dico purtroppo. Il combo americano, inutile nasconderlo, non l’ho mai sopportato e la loro prestazione sulle assi del Black Horse ha ampiamente confermato la mia avversione alla loro proposta musicale. Nonostante dietro al microfono vi sia il singer degli Omen, il loro HM è piatto, monocorde e senza spunti degni di nota. L’unica impennata si è avuta durante l’esecuzione di un brano nuovo, del quale non ricordo il titolo, che sembrava fatto apposta per i concerti, il resto è noia colossale. Evidentemente qualcuno non la pensava come me, visto che parecchi kid hanno tributato loro applausi e partecipazione. De gustibus…
Nella foto una splendida immagine di Kenny Powell, l'uomo "Omen"Giunge finalmente il concerto tanto atteso: gli Omen di Kenny Powell, lo storico chitarrista, unico membro originale rimasto, del combo di Los Angeles. Il Black Horse è un pub molto caratteristico e caldo: l’unico problema è che proprio di fronte al palco vi è una struttura fissa in legno (come del resto l’intero arredamento del locale) per ospitare dei tavoli con le sedie, che impedisce la classica calca al centro del pit. Solo tre file di persone possono stare nel corridoio di fronte al tavolato, il resto del pubblico è obbligato ad accalcarsi ai fianchi oppure appena dietro la struttura di cui sopra. Poco male, ci mancherebbe, visto che il clima da club inglese che si è naturalmente creato di fronte al gruppo americano. Un calore incredibile e un feeling indescrivibile è quello del quale sono stato fortunato spettatore: vi basti sapere che le prime file – dove anche il sottoscritto risiedeva -dovevano stare attente a evitare di prendersi il braccio del basso in faccia piuttosto che la chitarra di Kenny in mezzo alle costole, dal tanto era minima la distanza fra gli Omen e il pubblico. L’heavy metal è questo: gente come “noi” che suona su di un palco: no rockstar e puzza sotto il naso, solo quella da sotto le ascelle! E’ incredibile la potenza sprigionata dai quattro Omen dal vivo: in soli pochi secondi hanno detronizzato la prestazione dei Phantom X. Il singer Kevin Goocher, non più giovanissimo e non propriamente “in forma” come silhouette, ha sbalordito per come abbia fatto a “tenere” per due concerti di fila. Ottima la sua performance: simpatico e all’altezza di tutti i brani degli Omen, cosa non da poco! I picchi del loro concerto si sono avuti durante Death Rider e Axeman mentre il calo di tensione si è verificato durante la proposizione di Eternal Black Dawn, una canzone quasi avulsa dal resto del lotto... L’apoteosi, come prevedibile, si è toccata per Battle Cry, eseguita insieme con alcuni componenti degli Hyades, invitati sul palco direttamente da Mr. Powell. Al grido di “we want more” gli Omen, in via del tutto eccezionale, hanno deliziato i fan con In the Arena, tratta anch’essa dall’album Battle Cry, il classico della loro discografia.