MUSICA GENTE

Post N° 607


Testimony of the AncientsPestilence1991, RoadrunnerDeathIl cambio di rotta intrapreso con Testimony of the Ancients era probabilmente già da tempo nella mente del leader e principale compositore dei Pestilence, Patrick Mameli, ma un peso determinante devono averlo avuto i cambiamenti nella line-up del gruppo Italo-Olandese successivi a Consuming Impulse. Partito il cantante/bassista Martin Van Drunen il suo posto fu preso alla voce dallo stesso Mameli, che ha uno stile sicuramente più convenzionale, e al basso dal grandissimo Tony Choy, allora nei Cynic, che 2 anni dopo registrerà “Elements” con gli Atheist. La scelta di un concept incentrato vagamente sull’età medioevale, ma comunque molto astratto, e di inserire delle tastiere in maniera non semplicemente occasionale in un sound che si può definire ormai death metal “tecnico” sono i tratti che si notano a partire dal primo pezzo, The Secrecies of Horror, che ricorda a tratti i Morbid Angel per il suo incedere veloce e furioso, ma mai banale. Introdotta, come tutti gli altri pezzi da qui in poi, da un intermezzo strumentale, Twisted Truth è un mid-tempo di quelli che si fissano da subito in mente, con delle stupende parti di chitarra solista.Tra Lost Souls e Prophetic Revelations, due pezzi che agli ascoltatori di oggi possono dare una sensazione di già sentito, ma che oggettivamente tolgono il fiato, sta Land of Tears, forse il capolavoro mancato dell’album, un riff straordinario, ma una parte centrale secondo me un po’ debole.Nel frattempo gli intermezzi si sono fatti sempre più allucinati ed evocativi: Testimony, con il suo ritmo ossessivo, Presence of the Dead, con il suo riff iniziale e l’interludio tastieristico centrale, e Stigmatized, “catchy” e originale allo stesso tempo, riassumono in sé le caratteristiche non solo di questo album, ma di quello che è il sound di un gruppo unico. Dopo l'uscita di questo magnifico album, i Pestilence verranno inevitabilmente accostati a Death e Atheist, seppure siano meno appariscenti, sotto il profilo del virtuosismo tecnico. Di sicuro Testimony... ha in comune con i capolavori di queste band un approccio originale e sperimentale, e allo stesso tempo in grado di farsi apprezzare e "capire" fin dal primo ascolto, anche da chi non frequenta abitualmente il genere.