Il mare d'inverno

Post N° 15


                      Ho un cugino.No, a dir la verità ne ho decisamente di più. Non saprei quanti. Di alcuni non ne ricordo neppure il nome. Ci siamo persi; la vita ci ha resi estranei e non è colpa di nessuno. Solo della Francy (si chiama Francesca ma si “indispettisce” se la chiamo Francy) ho saltuarie notizie e poi l’ho vista pochi giorni fa. E’ una bella ragazza innamorata del suo Marco. Dovrei dire donna ma come fai a dirlo di una bambina che poco più di una settimana fa scorrazzavo nel passeggino. Ok è passato qualche anno. Qualcuno mi suggerisce <20, ne sono passati più
di 20 di anni> ma non c’è da fidarsi. Fosse una traduzione dall’inglese, dal francese, dallo spagnolo, addirittura dall’arabo sì, mi fiderei, ma quando si tratta di numeri come fai a fidarti di una persona che conta ancora sulle dita?Ma non è della Francy che voglio parlare. Magari un’altra volta.Oggi parlo di mio cugino.Con lui ho trascorso tanti week end, tutte le feste comandate, e le vacanze estive, dalla chiusura delle scuole alla loro riapertura. E’ stato così da bambini e poi da giovani ragazzi.Insieme ne abbiamo combinate di tutti i colori. Certe cose, ancora oggi, è meglio non raccontarle.
Le prime (e per me ultime) sigarette fumate sotto il ponte. I conigli uccisi (involontariamente). Forse è anche per questo che ora ho un coniglietto bianco che gira per casa costringendomi ogni mattina, appena sveglio, ad una spericolata gincana. E, probabilmente, è per vendicare i suoi antenati che continua a mangiarmi ogni cavo, elettrico o del telefono, che riesce a raggiungere. Con mio cugino ho “saccheggiato”, ripetutamente, la cantina: bibite, birre, vino, la collezione di mignon. Le salcicce sparite dalla dispensa, i biscotti Plasmon, i ravioli stesi e poi pomodori e cipolle dagli orti. Ormai dovrebbe essere passato tutto in prescrizione ma comunque mi affido alla clemenza della Corte. Non finivamo mai di mangiare. Certo, lui mangiava più di me, ma non così tanto da giustificare la differenza di peso. Sono sempre stato convinto che il suo ingrassare dipendesse da altro.Con lui, da ragazzini, ho conosciuto quella che era la
sua città ed oggi è la mia. La città dove lui sarebbe cresciuto se i genitori non si fossero separati presto, affidandolo ai nonni. Poi, siccome piove sempre sul bagnato, ha perso il padre. E dato che, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, anche il suo matrimonio, con i due figli, sono andati a “ramengo” (come dicono a Genova).Ma non si è arreso. E’ arrivato un nuovo amore e una piccola bambina. Una casa nuova, una macchina nuova, un nuovo lavoro e poi... basta. Fine. Nient’altro. Il buio. Una data su un gelido foglio di marmo.Qualcuno potrebbe dire: hai dimenticato una cosa! No, non l'ho dimenticata, volutamente, l'ho lasciata per ultima; era genoano.Questo è mio cugino. L’unico di cui ho dei ricordi, l’unico al quale di tanto in tanto penso, l’unico per il quale, ancora oggi, mi capita di piangere.Mio cugino.Parole e Musica la canzone da ascoltare in sottofondo è:Ma se ghe pensu - canzone popolare