Chiaroza

Memorie di me medesima sotto forma di lettera con parti censurate ad hoc.


Questa sera ho cambiato leggermente l'atmosfera. Ho messo l'abat-jour piccola sul pavimento, puntata dalla parte opposta alla mia ed ogni tanto la vedo sfarfallare come se la lampadina fosse avvitata male o stesse lasciando questo mondo poco a poco. Come sottofondo ho optato per “night”, dove si sentono grilli e macchine passare di tanto in tanto. Ma forse non sono macchine bensì onde che si infrangono, non riesco a capire. Però riesco a capire che non mi sta conciliando, è troppo ripetitivo e monotono, sembrano sempre gli stessi due minuti messi in loop. Cambio. “Bonfire”. Eccomi pronta. Tatuaggi, mi chiedevi. L'otto, che tutti scambiano per un simbolo dell'infinito credendo di essere meno banali nell'interpretazione, risale ai miei sedici anni. Ricordo che andai a cercare un ago dentro la scatolina del cucito (una di quelle scatole di latta dei biscotti danesi, i “Danish butter cookies”, che da piccola leggevo come “Danish butter cocchish”), preso l'ago ci infilai un filo e lo arrotolai per bene inzuppandolo di china nera e iniziai a bucherellarmi il polso con molta serenità, senza nemmeno aver fatto il disegno sotto con una penna, seduta esattamente dove sono seduta ora. Vedevo il sangue uscire a piccole goccioline e mi compiacevo del fatto che di sicuro quei puntini vicinissimi l'uno all'altro che stavo facendo, andando così in profondità, sarebbero rimasti per un bel pezzo sulla mia pelle. Mentre lo facevo pensai all'idiozia di una mia compagna di classe che per farsi da sola un tatuaggio prese una siringa, la riempì di china e se la sparò dritta dritta sul polpaccio, morendo poco dopo per un embolo. No, dai. Non tirò le cuoia come una povera stronza in questa maniera, però le rimase una macchia enorme di inchiostro bluastro/violaceo simile ad una grossa voglia e tuttora non so se ce l'abbia ancora o se le sia sparita con il tempo. Glielo auguro, anche se non la sopportavo. Zoso invece risale a due anni fa, dicembre di due anni fa, per fare la pignola. Ricordo perfettamente il periodo perché non fu uno dei più felici. [...] Decisi di tatuarmi proprio quel simbolo perché i Led Zeppelin, anni prima, furono il gruppo che diede una svolta ai miei gusti musicali. Da estimatrice sempliciotta di gruppi inflazionati iniziai ad avere un gusto più raffinato, un amore vero e proprio per la musica e la conoscenza di essa. E iniziai proprio con Jimmy, Robert, John & John. Non ho fatto che ascoltarli per mesi e mesi, e tuttora continuo, anche se in maniera meno ossessiva. [...] Altra cosa che ricordo di Zoso è che durante la sua creazione non mi fece minimamente male, sentivo l'ago punzecchiare ma era quasi piacevole, chiacchieravo mio cugino (il tatuatore) e ascoltavo Zappa in sottofondo. [...] I giorni seguenti invece avrei voluto staccarmi il braccio e riattaccarmelo una volta guarita la ferita. La notte di capodanno credo di essere andata una decina di volte al bagno ad impomatarmelo di Bepanthenol con la meticolosa cura con la quale Elvis e Brandon Walsh si impomatavano la banana. Mi addormentai persino sul divano sopraffatta dal bruciore, dal gonfiore e dallo spumante, mentre tutti gli altri ciarlavano allegri. [...] Ho spento da un po' Bonfire perché nella mia testa continuo a canticchiare, nonostante lo strepitio delle fiamme, Catholic Girl (with a tiny little moustache!), ed ora sento l'estrema esigenza di ascoltarla. Da piccola mi domandavo spessissimo come mai, nonostante riuscissi a riprodurre mentalmente con estrema precisione una canzone, avessi comunque il bisogno di ascoltarla dal cd per sentirmi davvero appagata. Non riuscivo davvero a capacitarmene, perché magari passavo ore a cantare nella mia testa, dall'inizio alla fine, senza pause e senza indugi e poi comunque non ero soddisfatta e dovevo ricorrere allo stereo. A volte me lo domando ancora adesso ma evidentemente è proprio una grandissima stronzata, e per smentirmi ora cerco Catholic Girl su youtube e me la godo ben benino. Niente, sto pensandoci ancora e mi sto rendendo conto che è proprio una domanda del cazzo. Sarebbe un po' come chiedersi a cosa serva baciarsi quando lo si può immaginare alla perfezione. Sono una cretina. [...] Nel frattempo mia mamma ha appena bussato alla porta causandomi un sobbalzo con tanto di fittina al cuore. Toc toc toc. Che cazzo mai vorrà? Non capisco perché non possa starmene chiusa in camera mia a svolgere attività del tutto innocue come scrivere un poemetto senza sentirmi ordinare di dormire. A ventiquattro anni. Anche se l'apice della follia venne toccato un anno e mezzo fa, durante una chattata notturna. La genitrice se ne accorse, erano le quattro e mezza circa, e mi venne a staccare il modem portandolo via con sé, assieme alle mie imprecazioni ed ai suoi cliché, quali “sei una drogata”, “da domani prendo provvedimenti” e stronzate del genere. Ora fai un paio di calcoli e domandati perché io possa esser venuta su così tanto cretina. Chiusa parentesi. [...]Di', anche tu non mi facevi una romanticona, vero? E invece. Non so perché dia alla gente l'impressione di essere una che schifa le cose sentimentali, mi piacciono le canzoni struggenti, i film d'amore non banali, i libri ben scritti, alle poesie ci devo far bocca però non escludo che possano piacermene. Pensa, una mia amica è rimasta sorpresa scoprendo che mi diverto a fare illustrazioni per l'infanzia. La sconvolgeva quel “per l'infanzia”, come se una come me non potesse avere sensibilità sufficiente per creare disegni per bambini. “Eh, ma perché a fare queste cose ci si immagina una persona dolce”. Come se io. Uffa.