Chiaroza

Dipende


Inizio dicendo che stamattina mi sentivo discretamente figa. Chiaramente non per la mia faccia segnata dalle tre ore di sonno, né per i capelli, ribelli e crespi grazie alla perenne umidità. Però la giacchina in pelle sfiancata, i jeans attillati modello "culo sodo gonfiato con l'elio" e lo stivaletto alla caviglia tacco dieci portato con disinvoltura mi davano quella botta di autostima sufficiente per poter entrare in quell'ufficio senza sentirmi come Renato Pozzetto ne “il ragazzo di campagna” durante il colloquio per fare l'assicuratore.Salgo, gli faccio le domande cruciali con freddezza e me ne vado, penso. Così non perdo la mattinata e non la perde nemmeno lui, nel caso.Ad accogliermi c'è questo manager con spillina d'ordinanza sul bavero gessato della giacca, che per comodità chiameremo Stanis per la spiccata somiglianza con il personaggio della serie “Boris”. Si presenta e mi porta verso il suo ufficio.Parte una musichina sensuale con il sax ed iniziamo a spo... ah no. Scusate. Non è un porno, giusto.Dicevamo, mi porta verso il suo ufficio e mi fa accomodare. Introduce la chiacchierata dicendomi che la collega con cui ho fatto il primo colloquio ha avuto una buona impressione di me e che quindi, eccomi lì per la seconda parte in cui andremo ad approfondire gli aspetti del meraviglioso e patinato lavoro che vuole propormi.Metto le mani avanti e vado al sodo, poiché noto una forte propensione nel tergiversare gli aspetti fondamentali, quindi gli sbottono i pant... ah. Giusto. No porno.“Io avrei bisogno di sapere una cosa fondamentale: verrei pagata a provvigione? Questo lavoro richiede l'apertura di una partita Iva? Mi pare di aver capito che il lavoro non prevede un fisso minimo mensile...”Mi fissa con sguardo basito. F4. Risponde:“Dipende!”Incalzo.“Dipende da cosa, precisamente? Dalla mia posizione? Dalle mie esigenze? Da cosa?”Con abilità scansa la mia domanda ed inizia un fluente monologo circa la mansione che dovrei svolgere, mettendo sempre da parte con disinvoltura il fatto che però non sarei dovuta partire da lì, ma che i clienti a cui “consigliare” questi beni finanziari me li sarei dovuti procacciare da sola, probabilmente spulciando tutto il mio albero genealogico.“Quello che con l'attuale lavoro da te svolto guadagni in mesi, qui puoi guadagnarlo in due ore, puoi guadagnare quattrocento euro come quattromila, poi dipende”.Posso anche guadagnarne zero, presumo.Mi parla del fatto che il lavoro si divide precisamente in svariate tappe che si raggiungeranno in maniera del tutto meritocratica (Dio, quanto gli piace la parola meritocrazia!), ne snocciola cinque o sei di cui la prima, il punto di partenza “segnalatore” non mi era nemmeno stato citato dalla sua collega. Nello specifico preferisce saltarla a piè pari dicendo che sicuramente già sapevo a cosa si riferiva. Parla veloce con un tono di voce protoberlusconiano.Eh, caro il mio Stanis La Rochelle, proprio qui ti voglio. Io non so un bel niente, posso solo immaginarlo. Parlami di cosa consiste il lavoro del segnalatore, su. Capisco che specificarmi che consiste nel convincere qualsiasi mio conoscente a farsi fare una consulenza possa allontanarmi, ma dirmelo mi sembra chiaro e corretto.Niente. Prova a liquidarmi dicendo che a lui i clienti li trova il suo commercialista. Eh, a lui, che ricopre il ruolo di Megamanagerclamorosoducaconte.A me, poverastronza seduta sullo scalino più basso della megaditta, i clienti li trova 'stocazzo.Mi propone un terzo “colloquio” che rifiuto, già il secondo è stato superfluo considerando che nulla mi è stato chiarito. E che la parola “dipende” non vuol dire proprio un cazzo.