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Cammino tranquilla lungo il marciapiede di un ponte stradale, le ringhiere sono basse e non faccio che guardare giù. Sono in compagnia e parlotto distratta; ciò che davvero rapisce la mia attenzione sono le auto che scorrono veloci, guardandole con gli occhi socchiusi mi sembrano delle scie di luce colorata senza forme precise e le trovo belle. Mi fermo e rimango affacciata, il paesaggio è strano e nonostante sia quasi del tutto buio riesco a vedere in maniera piuttosto nitida qualsiasi dettaglio, anche in lontananza. Possibile che non mi sia mai accorta di tutti questi particolari pur vivendo qui da anni? Fino a qualche tempo fa non c'era tutto quel verde scuro ad incorniciare la zona, tutti quegli alberi fitti fitti, l'orizzonte non era ostacolato da quelle collinette. Sono sicura, tutto ciò dev'essere apparso al massimo da due mesetti scarsi. Due mesetti scarsi a farla grande.
Mi sento spiazzata e proseguo la camminata fingendo di non sentirmi come un'estranea in un posto che mi dovrebbe essere estremamente familiare. Ed è lì che lo vedo, alto, altissimo, vestito di nero dalla testa ai piedi. I capelli sono corti, le sopracciglia aggrottate e nonostante non ci sia un solo raggio di sole indossa occhiali scuri per coprire un'espressione cattiva che si percepisce comunque dalle labbra sottili completamente serrate. Sento un vuoto allo stomaco come quando l'ascensore scende troppo velocemente, le mani sudano e ho l'impressione di non essere più in grado di reggere nemmeno il manico della borsa. Lui intercetta il mio sguardo ed è lì che mi sento spacciata. Mi ha vista e sa che io so.
“Ti prego, scappiamo” dico piagnucolando come una bambina. A quanto pare però sembro l'unica preoccupata, mi sento stupida e mi vergogno della mia paura. Lui inizia ad avanzare verso di noi, incalzando l'andatura ad ogni passo, digrigna i denti. Mi giro di scatto per tentare una fuga.
Sono sudatissima, distesa sul fianco destro e ho gli occhi spalancati. Davanti a me vedo solamente uno spiraglio di luce entrare dagli scuri della finestra, i pensieri continuano ad andare a quella bocca serrata. Ho paura e non mi rendo ancora ben conto di nulla. Fisso per un po' il pulviscolo immerso in quel piccolo fascio luminoso, sembra brillare.
E mi riaddormento.
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