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Creato da: medea2357 il 07/01/2009
i percorsi della vita aprono sempre strani sentieri

 

 

.......PERCHè GENNY?

Post n°35 pubblicato il 05 Marzo 2011 da medea2357
 

http://www.facebook.com/home.php#!/home.php?sk=group_144449025617782&ap=1

Ho deciso di aprire questo gruppo per dare voce ad una parte dell'umanità sofferente e silente, i fantasmi di una società che si considera civile, persone che vivono ai margini della stessa e di cui nessuno parla, esistenze che vivono quotidianamente il dolore della propria patologia, la malattia mentale, nel chiuso delle proprie famiglie di origine oppure nell'alternarsi delle case di cura psichiatriche, si, esistono ancora queste cliniche, così come sono ancora praticati gli schock insulinici e gli elettrosciock....esseri umani che trascinano la loro esistenza nella generale indifferenza, unico supporto lo ricevono dalle famiglie di origine, a loro volta marginalizzate perchè la malattia mentale genera paura, diffidenza, sconcerto....gruppi familiari che scelgono la via della menzogna nella vana speranza di una vita sociale, il congiunto affetto da una patologia mentale è presentato come vittima di un esaurimento nervoso, così prende inizio una vita costruita tra verità e menzogne, nel chiuso del ceppo primordiale che s'interroga e si auto-accusa sulla patologia che crede di aver generato....unico deterrente sono le nuove camice da forza, gli psicofarmaci, che non curano i disturbi mentali ma li controllano, e qui si apre un altro capitolo della stessa, medicinali utilissimi ma nel contempo pericolosissimi, agiscono sul cervello, sull'ipofisi fino a generare, col trascorrere degli anni, delle modifiche sugli stessi....a volte portano alla morte......centinaia di famiglie vivono, costantemente, l'ansia, la paura, l'angoscia, la preoccupazione, lo sgomento, l'inadeguatezza, ecc....nell'affrontare giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo per anni ed anni tutto l'insieme emotivo ed economico che comporta la patologia mentale di un congiunto....grandissime difficoltà da sopperire con urgenza e nella quotidianità, cosa non comprensibile per chi vive la normalità, sia sotto il profilo dell'assistenza psicologica che quella economica.....la patologia mentale ha un costo elevatissimo sia per risorse fisiche che di tempo, sia per quelle economiche che concernano psicofarmaci e sedute

psichiatriche, i medicinali passati dalle asl, generalmente, sono obsoleti, solo negli ultimi anni ci sono state delle aggiunte al prontuario della mutua....tutto questo è stato generato perchè la legge 180 del 13 maggio 1978 non è mai stata attuata, esiste sulla carta ma non nel servizio sanitario nazionale, i manicomi sono stati chiusi, vero, ed era giusto che questo avvenisse, erano veri e propri lagher di contenzione, e nessun familiare vorrebbe che fossero riaperti, ma le case-famiglie, gl'interventi di assistenza adeguati a questa patologia, così come enunciati dalla legge Basaglia, sul territorio non sono mai stati aperti....i motivi, a mio modesto avviso, sono nel giro di miliardi delle cliniche convenzionate, l'assistenza di un paziente per un giorno ha costi elevatissimi, cosa che lo stato ottempera con convenzioni private, mentre alle famiglie che assistono quotidianamente il congiunto rinunciando anche al lavoro, lo stato elargisce la modica somma dell'invalidità civile con accompagnamento, l'equivalente, più o meno, di tre o quattro giorno di ricovero in una clinica convenzionata, ed ovviamente senza alcun riconoscimento ai fini di riversibilità per il famigliare sacrificato alle cure del congiunto affetto da patologia mentale, dopo la sua morte....oltre il danno anche la beffa....uno stato assente,  in poche parole uno stato criminale per inadempienze strutturali, assistenziali, economiche....uno stato che usa la vergogna che vivono le famiglie per la

patologia del loro famigliare, e che quindi usa questo silenzio omertoso emozionale perchè sa che non sarà denunciato....ho aperto questo gruppo per far conoscere cos' è la malattia mentale, cosa e come vivono i nuclei familiari e gli stessi pazienti, con la speranza di un supporto di massa affinchè la legge 180 sia attuata. così come sia dato a chi ha assistito per una vita quello che gli spetta per diritto

Questo gruppo lo dedico a mio fratello Genny, deceduto il 3 settembre 2006, dopo 28 anni di cure psichiatriche, era affetto da una psicosi depressiva...un pensiero va anche agli altri deceduti Tonino, Vittorio e tanti altri, tutti morti per gli effetti collaterali dei psicofarmaci, una vera ecatombe che si consuma nel silenzio generale....a mio fratello Genny vero eroe di un'esistenza di grandi sofferenze, un uomo, nonostante la sua patologia, di grande sensibilità, ricchezza d'animo e di grande intelligenza, nonchè persona coltissima e con la quale si poteva discutere di tutto, ovviamente nei periodi che stava meglio....il gruppo s'intitolerà - PERCHè GENNY - è la domanda che ci siamo posti  quotidianamente io, la mia famiglia e lo stesso Genny....PERCHè?....e credo sia la stessa che si pongono tutte le persone che si sono trovate nella nostra stessa situazione...

Genny sarà la voce ed il volto di tutti.....che almeno la sua morte abbia un senso :-)

 
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IL FEMMINISMO NON è MORTO

Post n°34 pubblicato il 01 Gennaio 2011 da medea2357

il femminismo non è morto ed è sempre più attuale anche se i midia pubblicizzano una parità inesistente, in sostanza il mondo femminile si è adeguato ai parametri maschili, ha assimilato, passivamente, i stereopati patriarcali facendoli propri, in poche parole le donne esprimono la loro vita sui modelli maschili e non propri, l'equiparazione è nella dignità delle pari opportunità su culture diverse, quella femminile ha espressioni proprie che non trovano riscontro in un mondo sociale costruito su modelli maschili, è su questo che le donne devono imporre la propria autonomia ed espressione culturale e non nell'assimilazione di paramentri che non sono propri, ed in questo l'urgenza d'imporre la nostra matrice culturale mortificata dalla secolare cultura imperante

 
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IL DISGUSTO PER LA VENDITA CULTURALE ITALICA A GHEDDAFI

Post n°33 pubblicato il 01 Settembre 2010 da medea2357

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In questi giorni il mio sconcerto è notevolmente cresciuto con la visita, in italia, di Gheddafi,

nell’ascolto dei vari telegiornali nazionali che documentavano quest’avvento, degli onori

militari che l’attuale governo ha tributato ad un dittatore che vorrebbe colonizzare la

nostra terra con la sua religione, quella musulmana, al dire di quest’uomo sulle nostre donne,

sul poco rispetto riservate ad esse nella nostra cultura, sulla collocazione che dovrebbero avere nel sociale secondo i dettami del suo credo, il consiglio di sposare i maschi libici, in parole povere siamo tutte sgualdrine ed i nostri uomini tanti pecoroni…..a queste parole, 500 femmine, perché solo così le si può definire, donne è altra cosa, hanno venduto l’immagine della popolazione femminile italiana a 70.00 euro a testa, per prostrarsi al dire di un uomo che le relega a ruoli asserviti  ai dettami del corano….in questo panorama osceno, costituito da tante cretine che si vendono per un minimo di notorietà, il nostro premier, copriva il ruolo di maestro di orchestra, vestiva i panni di uomo di mondo  che comprendeva l’avanzare dei tempi, orgoglioso dei tributi italici ad un dittatore che per anni ha sovvenzionato il terrorismo islamico, ha prostituito l’animo e la mente italica sui valori culturali propri a quelli dei musulmani, il tutto in cambio di gas per il sud dell’italia ed ovviamente per gl’interessi dello stesso premier, e pagherà a caro prezzo, per accontentare la lega nord, il controllo delle coste libiche per arginare l’immigrazione clandestina, non importa se poi questi uomini, donne, bambini, illusisi di trovare un miglioramento economico nel loro peregrinare, troveranno vessazioni nelle carcere libiche e una morte orrenda nel loro deserto…..il mio disgusto è palese alla constatazione della prostituzione italica, così come lo sconcerto nell’osservare tiepide rimostranze all’oscenità orchestrata da Silvio Berlusconi ,  e l’orrore nello scoprire come il nostro popolo sia caduto in basso, pronto a vendere madri, mogli, figlie, religione e cultura per un po’ di gas.

 
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UN VERO SCHIFO NELLA FOLGORE

Post n°32 pubblicato il 29 Giugno 2010 da medea2357
 

non esistono parole per quanto riportato dall'articolo di panorama, violentare una somala con una bomba per puro divertimento di alcuni ufficiali italiani, ci sono le foto pubblicate sul settimanale, un crimine commesso nel 1993 dalle così dette nostre forze di pace in somalia, quelli della folgore, sono letteralmente schifata per quanto accaduto, così come, credo e mi auguro, tutto il popolo femminile di qualsiasi schieramento politico, un atto di pura barbarie compiuto da personaggi che dovrebbero avere una

funzione istituzionale e protettiva nei confronti di cittadini inermi, stiamo parlando di persone atte, proprio per le loro mansioni
e formazione, al rispetto delle regole e del rigore morale, in virtù di ciò auspico una dura condanna da parte delle stesse forze armate, un processo la cui sentenza preveda l'ergastolo, una pena detentiva a vita senza più speranza di ritornare liberi, non i 29 anni così come previsti dal codice, la gravità dell'atto non ha eguali ed investe più reati ad associare a quello terribile di stupro collettivo, tra questi abuso di potere, offesa alla divisa che indossano, onta che offende e lede la dignità di ogni italiano, in quanto con la loro divisa ci rappresentano tutti.....mi vergogno di essere italiana....
 
" Violentata con una bomba. Io c' ero "
" Stragi, pestaggi. Gli ufficiali davano l' esempio. E i tedeschi ci chiedevano in prestito le armi " . Su " Panorama " nuove foto choc e le testimonianze di due soldati italiani. " Gli ordini: nel dubbio, sparare su donne e bambini "
pestaggi. Gli ufficiali davano l'esempio. E i tedeschi ci chiedevano in
prestito le armi" Su "Panorama" nuove foto choc e le testimonianze di due
soldati italiani. "Gli ordini: nel dubbio, sparare su donne e bambini" Dalla
Somalia altro orrore. Orrore italiano: torture, violenze, abusi compiuti
dalle truppe della missione Ibis. E come per le fotografie scattate dall'ex
para' Michele Patruno, anche questo nuovo verminaio viene alla luce sulle
pagine di Panorama, nel numero di oggi. Sono immagini scattate da due
giovani impegnati in Somalia e hanno raccontato al settimanale i fatti colti
dalle loro macchine fotografiche. Descrivono un clima di cameratismo
perverso, in cui era diffuso il ricorso a forme di rappresaglia come quelle
gia' illustrate da Patruno (sulle quali sono in corso indagini) e come
quelle che ora vengono alla luce. Denuncia uno: "Quando gli ufficiali
volevano divertirsi, tutta la banda gli andava dietro". E affiorano le
responsabilita' dei tedeschi: alcuni avrebbero fatto fuoco sui somali
benche' il loro mandato non consentisse di sparare. Lo stupro. Il primo
episodio, corredato da quattro scatti, e' raccontato da un giovane para'. E'
la fine di novembre 1993, lo scenario il posto di blocco Demonio, sulla
strada tra Mogadiscio e Balad. Una sera due blindati con una decina di para'
della Folgore si fermano al check point: i militari di guardia stanno
vociando, raccolti intorno a una ragazza somala. I para' (il testimone e'
con loro) scendono dai blindati: "Andiamo a divertirci anche noi". La
ragazza era terrorizzata. Racconta il testimone, che ha chiesto di mantenere
l'anonimato e viene indicato come "Stefano": "Abbiamo cominciato a dare
pizzicotti e a toccare". Poi e' comparsa una bomba illuminante. La ragazza
e' stata legata a un mezzo blindato e qualcuno "ha spalmato sulla bomba
della marmellata. Per farla entrare meglio. Ed e' entrata. Esattamente...".
La ragazza "urlava e si dimenava". Durante lo stupro i militari "ridevano.
C'era tanto casino. Piu' che un gioco sessuale era un far qualcosa. Un
sentirsi grandi. Era stare nel gruppo... Eravamo para', bersaglieri e
carristi". Domanda dell'intervistatore: "Durante le sevizie ha fatto
qualcosa? Ha partecipato ad altri fatti del genere?" Risposta: "Ho
fotografato. Questo episodio". Domanda: "Ha partecipato o e' stato testimone
di altri fatti del genere?". Risposta: "Si', ma non li ho fotografati. Poi
erano di diverso genere, non su donne...". L'ex para' descrive cosi' quello
che provo' durante lo stupro: "Dentro di me forse c'era un po' di rammarico
per non poter fare niente. Il rammarico per non poterli fermare. Quando gli
ufficiali volevano divertirsi, tutta la banda gli andava dietro. E quella
sera e' stato cosi". "Stefano" racconta di non aver mai raccontato nulla di
quello che accadde ai familiari e alla fidanzata ("non capirebbero"), di
continuare a pensare "giorno e notte" a quello che accadde: "Sono ricordi
che portero' sempre con me. Quelle sevizie come tante altre cose brutte,
molto brutte". E mentre lo stupro veniva portato a termine "si pensava piu'
che altro che quelli (i somali, ndr) uccidevano dei nostri compagni". E la
bomba spalmata di marmellata "e' probabile" che sia stata una ritorsione.
"Non si poteva stare in quell'ambiente senza essere esaltati... Dovevi
seguire il gruppo... L'unico modo per essere sicuri di tornare a casa. Il
guaio e' che poi, quando e' finita, ci pensi... Io non sono orgoglioso di
me". Il massacro della jeep. Il secondo testimone rintracciato da Panorama,
un palermitano ventitreenne, era di leva nel 78o reggimento fanteria Lupi di
Toscana. "Avevo paura", ma ha deciso di parlare dopo aver letto l'intervista
di Patruno e quando ha cominciato a temere che "si voleva insabbiare tutto,
sostenendo che quelli" fossero soltanto "casi isolati". In Somalia tra
agosto '93 e febbraio '94, Benedetto Bertini racconta diversi episodi. Di
uno Panorama pubblica due immagini, dove si vedono somali morti. Scenario
dell'episodio, un villaggio al confine con l'Etiopia. "Eravamo in colonna.
Ricevemmo un messaggio radio: "Se sentite spari non allarmatevi, siamo noi
che facciamo il tiro al bersaglio sui somali". Erano commilitoni che
inseguivano una jeep". Bertini vide poi l'auto ribaltata, "4 o 5 somali
morti e a poca distanza altri due, fatti proprio a pezzi: uno con il busto
completamente girato, maciullati. I commilitoni ci dissero che avevano
"calcato un po' troppo la mano". La jeep dei somali ("non erano armati") era
stata centrata da una bomba da fucile. Con gli italiani c'erano i tedeschi,
ma a sparare furono gli italiani. Perche' le foto? "Tutti avevano una
macchina fotografica". L'addestramento. Dice Bertini: "I graduati ci
dicevano che non dovevamo trattare i somali come esseri umani, non dovevamo
dar loro da bere o da mangiare, non dovevamo avere pieta'. La consegna era:
"Nel dubbio spara", anche se erano donne e bambini". Le violenze? Nascono
dalle "condizioni ambientali", dallo "stress". "Cominci a cambiare, a
sentirti un Rambo, a convincerti che la vita umana (quella dei somali) non
ha valore". I pestaggi. Durante i rastrellamenti nelle abitazioni, se i
somali protestavano "venivano picchiati e, se si trovavano armi, era il
finimondo, a volte ci scappava il morto". Quando in una capanna fu trovata
una doppietta che "non era un fucile da guerra", i militari italiani ne
arrestarono i proprietari, un diciassettenne e un vecchio. Li portarono
all'accampamento, vennero legati mani e piedi. Calci, pugni, sputi. "Rividi
i somali dopo l'interrogatorio dei para' del Tuscania: il ragazzo era gonfio
di botte, aveva costole e braccia rotte, non poteva camminare. Pure il
vecchio aveva le braccia rotte". E ancora: "Un certo sottotenente
Pucciarelli (ma non sono sicuro che sia il nome esatto)" fermo' un vecchio.
Sto seminando, spiego'. Il sottotenente "gli sferro' un calcio nello stomaco
che lo sollevo' da terra. Poi continuo' a colpirlo e lo lascio' in una pozza
di sangue, massacrato". Bertini riferisce "di un incursore del Col Moschin
che andava in giro armato di una mazza chiodata da lui costruita: la dava in
testa ai somali... Seppi che fu rimpatriato". Con i tedeschi. All'inizio del
'94 fu ucciso a Balad il tenente Luzzi. Ufficiali e soldati che lo
conoscevano, a Jalalaxi, decisero di vendicarlo, "anche se i somali di
Jalalaxi non c'entravano niente con la morte di Luzzi". Gli ufficiali
dissero che "ci sarebbero stati "fuochi d'artificio" contro "quei bastardi
di somali"... Via radio, per giustificarsi, dicevano di vedere somali
armati, ma non era vero". All'attacco parteciparono anche i tedeschi. Che
tuttavia, in base al loro mandato, non potevano sparare. "Avevano le
munizioni controllate... Ci chiesero di usare le nostre armi". Vennero
scagliate bombe a mano. Ci furono morti? "Chiaro".

R. E.

 
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QUANDO L'INDECENZA VALICA I

Post n°31 pubblicato il 12 Maggio 2010 da medea2357
 

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oggi ho ascoltato una cosa indecente in youtobe,

i bastardi di forza nuova dire che le donne di sinistra si

possono anche stuprare perchè abortiscono, ma quelle che mi

fanno più ribrezzo sono le loro donne che condividono questo,

fino a prova contraria il silenzio è assenso, queste femmine,

perchè solo così le si può definire, atte solo a procreare ed a

servire i loro maschi, perchè essere donne e uomini è altra cosa,

è il connubio di mente, corpo e cuore, quello che questa gente

non sa nemmeno cosa vuol dire.....a queste femminine dell'estrema

destra vorrei dire che questa frase offende principalmente loro,

perchè in questa è insita tutta la considerazione

che i loro maschietti hanno di loro, perchè volente o nolente fanno parte

del mondo femminile, hanno un utero e delle ovaie, ovviamente marcio

per partorire esseri che vomitano certe cose....solo buone a fare figli

per la lupa, come al tempo di mussolini......come le compiango, femmine

che non conoscono la dignità di essere donne, che percorrono la loro vita

asservite a ruoli predefiniti da altri, che le relegano ad un vissuto ed un vivere

ai margini del sociale senza alcuna possibilità di accrescere la loro vera identità.....

altre sono le motivazioni per cui molte donne scelgono o meno di abortire,

queste sono nelle sensibilità soggettive, nelle motivazioni religiose od

economiche, con ciò voglio dire che le scelte hanno sempre delle motivazioni

e sono individuali, che si scelga di abortire o meno, sempre e solo, comunque,

nel rispetto della donna a prescindere dai credo politici e religiosi.....le donne

dell'estrema destra sono identiche alle integraliste musulmane, quelle che portano

il burtha e si dichiarano contente e convinte di farlo, femmine asservite che

non sanno quello che dicono.....in questo panorama cresce il mio sconcerto e

mi rende consapevole che l'invito che feci, nei precedenti scritti, di una convergenza

in una causa comune a tutto il mondo femminile, a prescindere dalle collocazioni

politiche e religiose, di un condiviso cammino per la pari dignità, cade nel vuoto...

 

 
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