Fare Ambiente

Par condicio per Fareambiente


di Paolo FeliciottiFareambiente chiede la par condicio. Il Presidente Vincenzo Pepe denuncia lo stato di emarginazione del movimento da parte dei mezzi televisivi. “Proprio non capisco – dichiara Pepe – perché il servizio pubblico continua a tenerci fuori la porta. Abbiamo più iscritti di altri e preferisco non fare nomi, ma ci tengono fuori dal contesto televisivo, questo è assurdo. Persino il Parlamento ci ha riconosciuti conferendoci il diritto di audizione presso la Commissione ambiente della Camera”. Pepe annuncia battaglia: “Non solo i nostri comunicati stampa non trovano l’interesse del servizio pubblico, ma dalla Rai ci hanno addirittura risposto ’di non utilizzare ulteriormente questo indirizzo di mail’. Chiederò una interrogazione parlamentare; non si può mettere il bavaglio all’ambientalismo realista”. Il movimento ambientalista europeo Fareambiente conta 20.000 iscritti sul territorio nazionale ed ha sedi in tutte le regioni d’Italia; nato dall’esigenza di coniugare l’impiego delle risorse dell’ambiente con scelte compatibili con il concetto di sviluppo sostenibile. Attraverso una struttura federale, Fareambiente vuole affermare che lo Stato sussidiario può favorire la partecipazione delle istituzioni locali e della società civile alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso la responsabilizzazione dei cittadini. Serve oggi una cultura dell’ambiente per poter tradurre in realtà ad uno stile di vita eco-sostenibile. L’emergenza in Campania non è ancora terminata ed altre regioni rischiano di cadere nella stessa drammaticità. E’ necessario un attento e continuo monitoraggio anche nel Lazio, in Liguria, in Calabria ed in Sicilia. Per questo Fareambiente sostiene la realizzazione dei termovalorizzatori accanto ad una seria politica di differenziazione dei rifiuti. La sfida che Pepe lancia al Governo è di non cedere al bieco ricatto di quanti lucrano sull’emergenza - gli incentivi del Cip6, che vanno a gravare sulla bolletta energetica, devono essere riservati alle fonti rinnovabili e non allargati alle “assimilate”.