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Un 'Guerriero' solitario


All'artista ragusano Roberto Lo Magno dedico il primo articolo del blog. Mi capitò di incontrare Roberto durante una sua esposizione a Ragusa Ibla, nello spazio antistante i Giardini, nel settembre del 2006. Fui conquistato immediatamente dall'esuberanza materica della sua opera. Da allora le sue 'creature marine', le sue 'maschere', i suoi 'soldati' si sono impressi per sempre nella memoria.Sono volti grevi e maleodoranti, a causa del materiale bituminoso di cui l'artista si serve, e gravidi di storia. A Ragusa l'utilizzo della pietra asfaltica o pietra-péce, come ivi la si intende volgarmente, ha origini remote, addirittura pre-elleniche, come testimonierebbero due sarcofagi rinvenuti nel 1891 in C.da Tabuna, dove si organizzava, sin dagli anni '40, ad opera di intraprese straniere, la 'coltivazione' della cava.Il pensiero corre alle produzioni dell'Africa nera, all'arte olmeca, ai Moai di Rapa Nui. Roberto pare riallacciarsi al filone, inaugurato da Arturo Martini e portato alle estreme conseguenze da Camillo Maine, del primitivismo espressionistico, ma sembra orientare l'espressività delle sue figure in tutt'altra direzione che in quella drammatica del Maine.Rivive, specialmente nelle sue 'creature marine', la poetica astratta di Moore, non scevra qui da residui naturalistici, mentre categorie atipiche della critica d'arte quali l''anti-grazioso', il 'grottesco' si attagliano bene alle fisionomie dei suoi 'cavalieri'. Sono opere di piccola scala, estranee al travaglio di tanta scultura contemporanea, e che paiono esprimere un bello senza dolore, un'emozione senza catarsi.Il 'Guerriero' (vedi foto) ha tratti vigorosi e precisi, sebbene l'opera non è aliena da imperfezioni che rasentano la grossolanità. Il viso, plasticamente dilatato nello spazio, ha gli occhi fortemente incavati. La luce rifulge sulla superficie traslucida, e in maniera diversa su quella non levigata, dove pare frantumarsi. Il tutto suggerisce un'impressione di potenza e di calma, di goffaggine e disinvoltura.Se l'artista deforma i lineamenti delle sue creature in nome di una concezione 'altra' dello spazio-tempo, semplifica altresì le forme in nome di quel rigore geometrico di stampo cubista a cui per tanti versi è legata la sua opera. Il suo segno batte la materia, e la sottomette fino al punto da farle assumere l'aspetto della saponaria, ma la materia erompe e l'artista deve arrendersi alla sua intrinseca bellezza.Rimando per le altre opere dell'artista al sito robertolomagno@virgilio.it