Melamente assorto

FILASOFISTI DELLA MELA


"Rob Schmitz, il reporter del programma radiofonico statunitense MarketPlace, è il giornalista che ha contribuito a “smascherare” Mike Daisey, svelando che molti dei particolari offerti dal monologhista sulla sua esperienza a Shenzhen erano palesemente inventati. Apple ha successivamente invitato Schmitz a visitare la Foxconn più da vicino e gli ha concesso di portare con sé una troupe e riprendere la propria visita, come già aveva potuto fare Bill Weir di ABC qualche tempo fa. Il risultato è il video di un paio di minuti che potete vedere qui sopra. L’impostazione del servizio è chiaramente diversa da quella dei monologhi di Daisey e mette al centro un aspetto molto importante: le persone che ogni giorno si assiepano di fronte ai cancelli della Foxconn sono tantissime. Lavorare alla Foxconn, in buona sostanza, è un obiettivo condiviso da molti giovani lavoratori cinesi che, pur consapevoli di quanto quel lavoro sia duro e alienante, aspirano ad un posto sulle linee produttive che sfornano migliaia e migliaia di iPad e iPhone ogni giorno." - AppleLounge. E certo che quando uno e' stato abituato a star ore fuori in fila a fare il barbecue di neuroni per comprarsi l'aifono e l'aipaddo, difficilmente coglie il fatto che chi quell'aigeggio gliel'ha costruito la fila l'ha fatta ugualmente, si, ma per motivi assai diversi dai suoi. Non e' che al cinese freghi qualcosa di quello che assembla o, ancora meglio, si senta in qualche modo "speciale" perche' costruisce gli aifoni, no. Il cinese s'e' messo in coda per mendicare un lavoro da schiavo e poter mandare i denari alla sua famiglia, oltre che guadagnarsi un tozzo di pane, mica per accattarsi l'ultimo gadget di moda per giuggioloni con l'eiacu-rata precoce. Del resto e' proprio questo che fa funzionare lo sfruttamento: il bisogno estremo. Dall'altro lato, invece, chi offre il lavoro (Apple-Foxconn) ne ha altri mille, diecimila, centomila in fila dietro, che bramano anche loro quell'unico tozzo di pane messo all'asta. Ecco perche' il cinese accetta di fare lo schiavo per Apple-Foxconn: non ha scelta. Di Apple e degli aicosi non gliene frega una beneamata ceppa. Un dollaro in piu' e andrebbe ad assemblare tavolette del cesso felice e contento come una pasqua. Ma Camillo Miller di AppleLounge tutte queste cose lo sa perfettamente... fa solo finta di non saperle. E sa che se le cose in economia funzionassero diversamente -ossia in modo appena decente- il suo aigeggio gli costerebbe un bel po' di piu'. Ma Camillo Miller -che e' il prototipo del perfetto consumatore assuefatto- quel di piu' non lo vuol pagare; ne' giustamente vuol pagare caviale, yatch e ville (e chissa' cos'altro) alla famiglia del compianto Steve Jobs; tantomeno a quelle di Tim Cook e soci. Percio' che sia l'operaio schiavo cinese a pagare tutta quella roba e a strafottere tutto il resto. In fondo, a pensarci bene, l'iPhone e l'iPad li potete anche vedere come una sorta di omaggio, di tangente: il meritato premio elargito dai multimilionari Paperoni di Apple a noialtri disciplinati consumatori. Anzi, dovrebbero incidere una bella targa in nostro onore, a Infinite Loop: "Per la vostra solidale acquiescenza; il vostro silenzio complice; la vostra colpevole inerzia". Si, un bel premio; esattamente come il servizio giornalistico concesso a Schmitz e' il meritato premio per aver messo a tacere quello spione di Mike Daisey. P. S. A proposito: prendo atto che Apple, in Foxconn, fa e disfa, invita e convoca come, quando e chi vuole; e nessuno si sogna di dire ai ne' bai. Percio' il primo fanboy che mi si ripropone col ridicolo argomento pluriennale che recita piu' o meno: "Apple e' Apple e Foxconn e' Foxconn; non addebitate le porcherie dell'entita' indipendente e autonoma Foxconn ad Apple", non si offenda se come risposta ricevera' un sontuoso pernacchio. Nella foto: bambini in fabbrica - USA, 1908. Anche loro immagino abbiano fatto la fila.