Melamente assorto

GITE STORASTICHE


"C'erano una volta le gite scolastiche nei musei e nelle città d'arte, alla scoperta dei tesori culturali di cui è ricca l'Italia: per gli insegnati era l'occasione per mostrare dal vivo ciò che avevano insegnato sui libri, per gli studenti era la possibilità di vivere una giornata (più o meno) educativa al di fuori delle mura scolastiche. Ma la società cambia, la tecnologia entra a pieno diritto nella cultura delle nuove generazioni al pari dei dipinti del Caravaggio e alle sculture di Luciano Fabro. Così, ora succede che la gita scolastica, anziché un museo, abbia come meta un Apple Store. Sì, proprio il negozio degli iPhone e degli iPad.
E' successo e succede in particolare a Bologna, nello store della mela di via Rizzoli, ma può succedere in tutta Italia. La casa di Cupertino ha infatti lanciato una vera e propria campagna per "attirare" le classi nei propri negozi: "Porta i tuoi studenti in gita all’Apple Store per un’esperienza di apprendimento indimenticabile", si legge sulle pagine web degli Apple Store italiani che, per inciso, sono collocati per la maggior parte all'interno di centri commerciali. Forse non esattamente l'ambiente più educativo. Prosegue l'"invito" di Apple: "Durante la gita, i ragazzi potranno creare qualcosa di eccezionale, direttamente in negozio. Oppure potranno portare un progetto già realizzato e trasformare il negozio in un palco dove condividere i loro risultati con genitori, insegnanti e amici. Indipendentemente dalla scelta, vedrai che ci sarà da divertirsi". Sul fatto che ci sia da divertirsi, nessun dubbio. Sul fatto che sia un'esperienza educativa, invece, qualche dubbio c'è. Perché l'Apple Store resta pur sempre un negozio, il cui scopo è quello di vendere prodotti più che di diffondere cultura. E infatti, fra i genitori di alcuni dei bambini delle classi elementari bolognesi finora coinvolte nell'iniziativa, qualche malumore è serpeggiato: è forte il sospetto che si tratti di una sorta di "lavaggio del cervello" per inculcare ai giovani futuri consumatori il "verbo" di un'azienda che - fra l'altro - vende i suoi prodotti a caro prezzo. Ma tant'è: alla fine i consigli di classe hanno dato il via libera, e così sciami di ragazzini si sono riversati a più riprese nello store felsineo, dove sono stati accolti con tutte quelle attenzioni che probabilmente nessun museo può garantire: applauso dei commessi schierati all'ingresso, t-shirt in omaggio, tanti sorrisi, visita guidata ai prodotti e un corso di un'ora e mezza per "creare album fotografici iPhoto, montare video in iMovie, creare presentazioni in Keynote e persino comporre musica in GarageBand". Tutti, ovviamente, prodotti commerciali Apple: alla faccia dello sforzo per sostenere la diffusione del software open source nella scuola." - Affaritaliani.
Di queste faccende -vale a dire di ignobili lavaggi neuronali sui bambini; di sequestro e colonizzazione corporativi della cultura e della didattica, sostituite dal marketing aziendale selvaggio; di sfruttamento senza scrupoli del tempo di apprendimento e gioco dell'infanzia ottenuti grazie alla sistematica corruzione a suon di gadget omaggio di genitori ed educatori, mi sono gia' occupato a partire dal lontano 2008. C'e' poco da aggiungere, se non che le cose da allora sono peggiorate. Ora per esempio abbiamo il "Campo Estivo Apple", nel quale i ragazzi (bambini) dagli 8 ai 12 anni "imparano a creare un film nel tempo che impiegherebbero a guardarne uno. Il workshop, che si tiene all’Apple Store, dura tre giorni ed è seguito dal Festival del Campo Estivo Apple in cui i partecipanti possono esibire i loro capolavori." e dal quale i nostri normali e tutto sommato un po' banali boys torneranno entusiasti e disinesibiti fanboys. Quello che invece da allora non e' affatto cambiato, e' lo spessore del folto strato di pelo sul prominente stomaco dei degni eredi di Steve Jobs.