Melamente assorto

IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE


"Gli analisti iniziano ad essere preoccupati: non troppo, ma insomma. E poiché il titolo Apple sta in quasi tutti i panieri, lo scivolone fa tremare i porsi a chiunque a Wall Street. Il titolo di Apple ha registrato il crollo del 20% dal picco dei 700 dollari a settembre (…quando Apple valeva quanto il PIL della Svizzera), dopo che aveva gudagnato il 38% da inizio dell’anno. I motivi? Innanzitutto l’iPhone 5 è troppo difficile da assemblare: Foxconn non riesce a star dietro ai ritmi della domanda. Poi, i tempi sono cambiati: allora non c’erano Windows 8, Nexus 7 e 10 e Kindle Fire HD, a mettere sotto pressione la Mela. Apple, che nel mercato smartphone detiene un market share cinque volte inferiore ad Android, sta subendo anche uno smacco nel mercato tablet, dove iPad è crollato al 50%, Samsung è triplicata al 18.4%. Apple rimane solida a lungo termine, ma a breve termine pesa il licenziamento di Scott Forstall." - MelaMarcia "Se si costruisce un'azienda sul culto di un monarca assoluto, indiscusso e indiscutibile, identificandola totalmente (santificando i successi e ignorando i clamorosi insuccessi, ovviamente) con esso, e' giocoforza, prima o poi, che essa segua i di lui mortali destini? E' il modello che non va. E' un modello d'azienda vecchio, sorpassato e, piu' ancora, dannoso. Semplice capirlo, e ancor piu' prenderne atto. Fedeli sudditi esclusi, ovviamente." - Melamente assorto, 23 luglio 2008 Mentre tutti coloro che pregustavano il sapore dei tre zero per azione si chiedono cosa (e perche') sta accadendo alla piu' ricca e potente multinazionale tecnologica del globo, un dato dovrebbe essere evidente anche per i non addetti: la parabola discendente del titolo Apple ha poco o nulla a che fare con la qualita' o il demerito dei singoli prodotti. Gli ultimi rilasciati o annunciati non sono peggiori dei precedenti, anzi -riandando con la memoria ai disastri dell'era Jobs, antennagate e mobileme i piu' devastanti, o allo scandaloso ribasso del primo iPhone a due mesi dall'uscita- il confronto non puo' essere considerato in negativo. Apple progettava buoni prodotti e prodotti scadenti prima, cosi' come lo fa ora: nulla in questo senso e' cambiato. Quanto ai vituperati tempi di consegna, Apple ne ha sempre fatto un punto di forza per creare nei suoi clienti quel senso di elite, tanto falso quanto redditizio. Il problema vero e' un altro; tutti lo pensano ma nessuno lo dice: non c'e' una sola persona, fanboys compresi, che oggi scommetterebbe un centesimo sulla possibilita' che a Cupertino qualcuno in futuro sara' in grado di eguagliare il talento di Steve Jobs. E come ho gia' scritto, non e' questione di incapacita' o di mancanza di idee: la squadra finora e' stata la stessa: la sua. E' una questione di convinzioni. Convinzioni irrazionali si, ma solide come roccia. Mi spiego: la proterva e tracotante negazione di ogni verita' e -piu' grave- il mendacio prolungato e continuato nei confronti degli investitori e dei media -con l'inevitabile corollario di puntelli al castello di carte false a botte di pressioni arteriose perfette proiettate sui maxischermi globali, costruito sulle proprie condizioni di salute- ha impedito al defunto CEO di preparare adeguatamente e per tempo la sua successione. Gli ha reso impossibile (l'avesse pure voluto) di organizzare una dirigenza in grado di ricevere e reggere il peso della reputazione (assemblata perlopiu' di sciocchezze e falsita', ma poco importa in questo caso) e del mito del grande Steve Jobs. In parole piu' semplici: la reputazione del marchio rischia di non sopravvivere di molto alla scomparsa del suo creatore. Questo rappresenta, oggi e per il futuro, senza dubbio il vero tallone d'Achille di Apple Inc.