Melamente assorto

LERCiOS


"POSTO IN CUI C’E’ LA FABBRICA APPLE, CINA – E’ un Papa sempre più umile quello che ha voluto salutare i bambini cinesi che fabbricano i famosissimi iPhone e tutti gli altri prodotti Apple venduti in tutto il mondo. Il Sommo Pontefice – come ama definirsi nella sua immensa umiltà – sarebbe entrato nella fabbrica, un open space immenso con condizioni igieniche così precarie da sporcargli il suo Santo Abito Talare. Mentre era in fabbrica, il Papa avrebbe abbracciato i bambini e li avrebbe baciati sulla testa – anche se erano tanto, ma tanto, luridi, lui, umile, non si è fermato di fronte a nulla. “Sapete, io uso spesso il vostro iPhone per telefonare a chiunque. Grazie!” ha detto Bergoglio cominciando il suo discorso di saluto. Poi ha rivolto un accorato appello ai lavoratori aizzandoli a non accettare le leggi del Dio Denaro. I bambini – emozionati e commossi dalla visita del Papa, spinti dalle sue parole e dalla sua vicinanza, convinti che del buono possa esistere perché un uomo importante come il Papa non aveva avuto timore a baciare e ad abbracciare degli esseri ormai ingobbiti dalle estenuanti 18 ore di lavoro quotidiane – si sono dunque uniti in sciopero. La Apple ha subito teso l’orecchio verso gli scioperanti e cercato di capire i problemi dei lavoratori, che ormai erano diventati ex lavoratori perché sostituiti da altri piccoli bambini che hanno avuto la sfortuna di non conoscere Papa Bergoglio nel tempo che la Apple ha impiegato a tendere l’orecchio. [...] Come nel caso di Lampedusa, la visita del Papa alle fabbriche della Apple è stata meta delle visite dei ministri Lupi e Mauro che, quasi in coro, hanno detto “non possiamo permetterci che altri casi di sfruttamento del lavoro minorile si ripetano, dobbiamo essere sensibili e combattere contro ogni forma di abuso su minore, sia di natura sessuale che di natura lavorativa… però è anche vero che gli iPhone spaccano di brutto e costerebbero molto di più con una manodopera non sfruttata. Quindi fanculo tutti”." - Lercio "La satira presume che il pubblico abbia un cervello" - Michael Moore