Melamente assorto

MALE MARCA


"In Europa Steve Jobs sarebbe finito cassintegrato, mica avrebbe fondato Next per poi salvare Apple dalla bancarotta!" - Mirella Castigli, MelaMarcia  Non m'intrometto nella stucchevole polemica antisindacato pappagallata dai fanboccioni renziani dell'ultima ora alla Massimo Mantellini: a me qui interessano i fatti. Percio' val la pena ricordare ai neoyupperisti di ritorno e ai contaminati da radiazioni RDF, che al momento del rientro di Steve Jobs in Apple, NeXT era un'azienda piu' che in crisi: era bella che decotta. Sopravviveva con affanno ad una durissima ristrutturazione cui era stata costretta dai ripetuti e pervicaci progetti fallimentari del suo CEO (che del resto era stato allontanato da Apple per motivi analoghi). Il che aveva comportato la completa dismissione e il licenziamento di tutta la sua sezione piu' importante e significativa: quella hardware. Jobs ha venduto ad Apple poco piu' di uno scassone, e per una cifra ragguardevole, facendone un vero affare (per lui). Quanto ad Apple, non l'ha salvata certo Steve Jobs, ma Bill Gates (che aveva da chetare l'Antitrust e dimostrare l'esistenza di concorrenti nel mercato dei computer e che uso' Apple per salvarsi a sua volta dallo smembramento imposto dal governo US) con una sostanziosa iniezione di liquidi e fiducia che riporto' i mercati ad averne a loro volta. Il successo di Apple  piu' tardi non e' venuto certo dall'informatica ma dall'esplodere della moda dell'iPod (brevetto del player e della ghiera rubati) e dall'annesso e connesso successo dell'ITMS (dare una ripassata ai bilanci di Cupertino per credere) che creo' un monopolio imperfetto di fatto. Monopolio di fatto che anni piu' tardi Jobs avrebbe tentato di ricreare con gli eBook, fallendo e mettendo pure Apple nei guai. Le altre mode degli aifoni e degli aipaddi, dal 2007, hanno fatto il resto deile centinaia di miliardi che oggi Apple sottrae al fisco e quindi a tutti noi. A tutt'oggi, a dispetto di qualunque "effetto halo", OS X occupa non certo stabilmente un market share di poco superiore al 6%, a fronte di un installato Windows che copre stabilmente il 90% del mercato circa. Per non parlare del ruolo da Cenerentola riservato ormai alla sezione informatica della Mela. Insomma, va bene il cambio di casacca, la retorica neoliberista e l'uso di una testata che era partita col debunking e la controinformazione -e che adesso, sul neoschiavismo di Apple e soci in Asia, copincolla frasette oscene da brand advocate sulla "retorica anti-multinazionali" che a momenti manco il WSJ osa scrivere piu'- ma insomma almeno la storia dell'informatica lasciamola riposare in santa pace.